Quest’anno tutti i giapponesi assisteranno per la prima volta ad un evento che nessun altro giapponese ha mai potuto assistere: si tratta dell’abdicazione dell’imperatore Akihito in favore del primogenito Naruhito avvenuta il 1° di maggio. Oggi la storia verrà scritta e tutti noi ne stiamo facendo parte. Probabilmente l’impiegato frettoloso di New York, la ragazza sofisticata che passeggia lungo gli Champs Élysées o il turista che scatta un selfie davanti alla Fontana di Trevi, nemmeno tenderà l’orecchio quando in radio o in tv verrà dato spazio all’ultimo saluto del Tennō – altro nome con cui è identificato l’imperatore – che significa “sovrano celeste”, ma per tutti i nipponici sparsi in ogni angolo del mondo questo sarà un evento al quale ognuno in futuro dirà “io c’ero”.
Ebbene sì, l’abdicazione dell’imperatore Akihito in Giappone è un avvenimento incredibile tanto che prima di Akihito la legge giapponese nemmeno lo prevedeva. Ogni sovrano, infatti, una volta salito al trono era obbligato ad abbandonarlo soltanto in punto di morte; l’attuale imperatore invece dopo 30 anni di regno (1989-2019) e una salute traballante, nel 2017 ha comunicato ai suoi sudditi di voler affidare le sorti del paese al figlio. Da quel giorno, era il 1° dicembre 2017, i vari addetti di palazzo hanno iniziato a studiare una legge che permettesse tutto ciò. Oltre ad essere un evento eccezionale, perché unico nel suo genere, ovviamente sarà un cambiamento per tutti gli abitanti del Giappone, da ricordare come una pagina di storia da spuntare nell’elenco delle proprie esperienze personali.
Dal primo giorno di maggio i calendari di tutti i giapponesi segneranno l’inizio di una nuova datazione. Bisogna specificare che il Paese del Sol Levante oltre ad utilizzare il calendario gregoriano come la maggior parte delle nazioni mondiali, conteggia gli anni attraverso le ere degli imperatori. Spieghiamo meglio: ogni volta che un nuovo sovrano ascende al trono si apre una nuova era alla quale verrà dato un nome intriso di significato e con la quale il conteggio degli anni ripartirà da zero. Esempio pratico: l’era di Akihito è chiamata era Heisei, dal significato “era della pace raggiunta” e considerando che quest’anno è il suo trentesimo anno di regno, siamo nell’era Heisei 30; dal primo maggio invece inizierà l’era Reiwa, ossia “periodo di bella armonia”, con la quale gli anni ricominceranno ad essere contati da zero. Sembra una sciocchezza ed una questione prettamente simbolica e poco influente nella vita di tutti i giorni, in realtà tutti i computer, calendari, telefonini e quant’altro dovranno essere riprogrammati per adeguarsi al conteggio della nuova era.
L’incoronazione di Naruhito non si concluderà ovviamente nella sola giornata di maggio, bensì per tutto il 2019 si terranno diverse cerimonie per il conferimento dei poteri e a questo punto molti si chiederanno:
Qual è il ruolo dell’imperatore giapponese oggigiorno?
Potremmo dire in due parole che il ruolo odierno dell’imperatore è veramente limitato, ma per capirlo facciamo un passettino indietro nella storia. In passato i sovrani giapponesi erano considerati delle divinità, discendenti e reincarnazioni della Dea del Sole, la Dea Amaterasu; nel gennaio del 1946 dopo la resa del Giappone nella seconda guerra mondiale il padre di Akihito, il precedente imperatore Hirohito formulò la Dichiarazione della natura umana dell’imperatore con la quale formalmente il sovrano perdeva la sua aurea e discendenza divina. È facile comprendere come l’imperatore apparisse agli occhi del popolo giapponese prima del 1946: una divinità sempre al servizio dei suoi sudditi, eppure, con la sconfitta del paese qualcosa è cambiato perché l’imperatore aveva mostrato la sua natura umana, quindi superabile. In realtà ancora oggi, nonostante tutti gli abitanti abbiano accettato l’umanizzazione di Akihito (primo imperatore dissociato dalla divinità), esso gode di grandissima riconoscenza e ammirazione, tant’è che durante i festeggiamenti del suo compleanno in migliaia accorrono ancora per assistervi. E’ considerato simbolo dell’unità del paese e seppur la sua carica sia prettamente simbolica e morale, l’imperatore detiene ancora qualche funzione politica ad esempio a lui è affidata l’elezione del Primo Ministro, anche se una prima dritta proviene dalla Dieta, il corpo legislativo giapponese; ciò che invece lo differenzia dagli altri sovrani è che non possiede il diritto di veto.
Chissà se con il primo maggio ed un imperatore pressochè giovane, figlio della seconda metà del secolo scorso e ora immerso nell’era tecnologica, qualcosa avverrà anche nella dinastia imperiale giapponese, che per alcuni ha un disperato bisogno di rinnovarsi. La questione dell’apertura al trono alle donne è molto discussa in famiglia poiché tra i 18 componenti della famiglia, 13 sono donne e se la carica rimane prerogativa maschile ci sarà il rischio concreto di non aver più nessun pretendente uomo disponibile. In realtà fino al 1889 il trono era aperto anche alle donne, ma poi quella legge venne abolita e ad oggi il Primo Ministro Shinzō Abe, esponente dell’ala conservatrice del Partito Liberal Democratico, si trova ancora riluttante in questo senso, perché aprire la carica ad una donna significherebbe dare al paese una ventata più pacifista, democratica e attenta ai diritti di ogni minoranza, nonostante l’89% dei giapponesi abbia dichiarato di non avere nulla in contrario se ascendesse al trono un’imperatrice.
L’era Reiwa potrebbe essere l’era del cambiamento, l’era della svolta e di un’apertura più democratica e paritaria tra uomo e donna. È la prima era a vivere completamente in un’epoca digitalizzata e chissà se questo potrebbe portare delle novità anche all’interno della famiglia imperiale così chiusa al mondo (per colpa anche di diversi protocolli che ogni membro deve rispettare). Comunque l’evento al quale tutti noi abbiamo assistito da lontano è stato qualcosa di infinitamente speciale: abbiamo assistito all’abdicazione e all’incoronazione dell’unico imperatore al mondo.