Giunto alla sua trentesima edizione, il Fuorisalone anche quest’anno ha offerto una serie di eventi organizzati a Milano, nel periodo della Design Week più famosa al mondo. Con la mostra Human Spaces, in programma dall’8 al 19 aprile presso diverse sedi espositive (Università degli studi di Milano, Orto Botanico di Brera, Arco della pace e caselli daziari, torre Velasca), si celebrano l’uomo e le sue esigenze, la sostenibilità, declinata nei vari aspetti della vita, e cura dell’ambiente. Questi i temi che hanno ispirato durante questa edizione più di di trenta installazioni sperimentali, immaginate e realizzate da architetti e designer, nonché aziende e imprese di costruzioni di eccellenza. Grazie alle installazioni, la vita e le sue espressioni tornano al centro del pensiero creativo. Noi de Lo Sbuffo c’eravamo, e vi raccontiamo come è andata.
Iniziamo dalla Ca’ Granda, nome utilizzato in particolare dai milanesi per indicare quello che è l’ex ospedale maggiore, fondato nel 1456 da Francesco Sforza. Questo è lo splendido sfondo di diverse opere in esposizione presso l’Università degli studi di Milano, la prima zona che accoglie i, come al solito, numerosissimi curiosi e appassionati. Il progetto è del toscano Antonio Averlino, con i suoi 42.000 metri quadrati si superficie è oggi sede del rettorato dell’Università Statale. Spicca immediatamente una costruzione in legno, “Help the planet , Help the Humans“, opera di Maria Cristina Finucci, realizzata con la collaborazione di Ocean Foundation e Officine Maccaferri. Quello che concretamente ci troviamo davanti, è una struttura modulare dinamica, composta da 16 cubi in pannelli Croll Laminated Timber (CLT) di tulipier americano, un legno sostenibile perchè molto diffuso, in grado inoltre, di garantire alte prestazioni strutturali. Si pone come soluzione ideale all’ecosostenibilità. Una volta saliti sulla struttura, al centro del cortile, sarà possibile ammirare una scritta, illuminata a dovere di sera: “HELP“. Solo una visita più ravvicinata ci rivela come questa scritta, sia composta da tappi di plastica.
L’85% dei rifiuti che troviamo nei fondali marini, è proprio plastica. La ritroviamo nei pesci che mangiamo, inghiottita e spesso causa di morte certa per la popolazione dell’oceano. Dal 2019 una norma dell’Unione Europea ha bandito l’uso di cannucce, bicchieri e piatti di plastica, assieme ai cotton fioc non biodegradabili, proprio per fronteggiare a questa crisi imminente, davanti alla quale l’essere umano sembra impotente, o, nella peggiore delle ipotesi, noncurante. L’opera simboleggia il grido della Terra inquinata, la ferita aperta della crosta terrestre.
Ci siamo sempre difesi dalla natura, ora, purtroppo, è la natura che si deve difendere da noi”
commenta Maria Cristina Finucci.
Sempre all’interno della Ca’ Grande, un’altra opera coglie immediatamente l’attenzione. Parliamo del progetto industriale di rigenerazione della plastica usata, a cura di Raffaello Galiotto, con la collaborazione dell’azienda Nardi. Regeneration è il nome della prima fase di sperimentazione per l’avvio di un progetto per la rigenerazione della plastica data messo a punto da Nardi, azienda specializzata nell’arredo di esterni e nella ricerca di nuove soluzioni per vivere l’aria aperta. Quello che vediamo in foto, è un divisore modulare Komodo EcoWall, un prodotto realizzato con plastica rigenerata, il tutto in piena ottica di economia circolare. L’installazione costituisce una stanza a cielo aperto, accessibile da due lati, formata dalla sovrapposizione a rotazione di dieci anelli quadrati. Il risultato? uno spazio permeabile alla luce e all’aria, dove le persone possono sostare, avendo la sensazione di essere immersi nella natura, sotto un imponente albero.
Non solo riciclo e plastica, animano il cortile dell’Università. Un gigantesco cavalletto sostiene due tronchi di abete rosso poggiati al loggiato e con le radici a vista. Il legno è quello proveniente dalla foresta di Paneveggio, celebre per i suoi abeti di risonanza, impiegati in particolar modo per la costruzione di violini. La foresta è stata distrutta da un’ alluvione, nei primi giorni di novembre del 2018. Il maltempo di quel periodo non risparmiò la foresta degli Stradivari, luogo da cui i mastri liutai prelevavano la loro materia prima, per la creazione di violini, paragonabili facilmente a opere d’arte.
Noi, come ogni anno, non possiamo che rinnovare a tutti voi un caloroso invito: visitate il Salone, ma sopratutto il Fuorisalone, immergetevi nel dinamismo della città meneghina e respirerete arte e design a più non posso. Promesso.
CREDITS
Immagine 1: Melanie Levati
Immagine 3: Melanie Levati
Immagine 4: Melanie Levati
Immagine 5: Melanie Levati
Immagine 6: Melanie Levati