Durante la settimana del Salone del Mobile, la città di Milano si arricchisce di mostre, installazioni, performance ed eventi riguardanti il design, l’arte contemporanea e l’arredamento, ospitati dal Fuorisalone. È una delle occasioni più attese dell’anno, più popolare sia tra i cittadini che tra i turisti, complice anche la gratuità di moltissime iniziative.
Si è da poco conclusa la sessantottesima edizione (9 – 14 aprile 2019) e, anche quest’anno, il Fuorisalone ha riscosso il solito grande successo, ospitando numerose istituzioni e grandi artisti. Tra i più controversi Gaetano Pesce con la sua Maestà sofferente installata in Piazza del Duomo, ma anche l’insieme di lavori allestiti nei cortili della Ca’ Granda; a tal proposito non si può non ricordare il grido d’aiuto Help the Planet, Help the Humans di Maria Cristina Finucci.
Vince a mani basse il premio di opera più apprezzata sui social network, e con il maggior numero di like su Instagram, Black Cloud dell’artista multidisciplinare Carlos Amorales, allestita presso la Fondazione Adolfo Pini.
Amorales nasce nel 1970 a Città del Messico, dove vive e lavora tutt’ora. Segue una formazione artistica prima alla Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam, e proseguendo gli studi alla Rijksakademie van beeldende kunsten.
Il suo lavoro spazia fra una molteplicità di tecniche diverse, le quali vanno dai video alle performance, dalle installazioni ai suoni, fino a strumenti più tradizionali come la pittura, la scultura e il disegno. I suoi progetti sono presenti in vari musei prestigiosi, tra i quali il Philadelphia Museum of Art, il Guggenheim Museum di New York e il MoMA di New York. Amorales ha inoltre avuto il privilegio di rappresentare il Messico alla Biennale di Venezia del 2017 esponendo l’opera Life in the Folds.
La sua installazione realizzata per il Fuorisalone milanese si intitola L’ora dannata, ed è visitabile presso la Fondazione Pini fino all’8 luglio 2019. La mostra, gestita dalla curatrice e critica di arte contemporanea Gabi Scardi, presenta una selezione di opere di Amorales, tra cui Black Cloud, diventata celeberrima su tutti i social network: è un lavoro molto suggestivo già di per sé, e ancor di più se allestito in spazi eleganti come i deliziosi interni della casa museo sita in Corso Garibaldi 2. Il contrasto tra lo sciame di 15.000 farfalle di cartoncino nero e gli arredi in stile crea un’esperienza visiva estremamente poetica.
Fin dall’entrata si ci ritrova avvolti da una moltitudine di farfalle nere che riveste le pareti della Fondazione. In questo modo si va a creare un ambiente armonico ed esteticamente unico, in cui il visitatore si trova totalmente immerso in una dimensione altra, sospesa, quasi fiabesca, ma con una vena inquietante data dallo stuolo di lepidotteri neri all’apparenza incontrollabile, quasi violento.
Di Amorales sono esposti anche altri lavori, come Life in the folds, con cui aveva partecipato alla Biennale del 2017. Qui si esprime con un’installazione comprendente una parte video: delle ocarine che possono suonare e allo stesso tempo essere lette, in quanto hanno forme ben precise che compongono un linguaggio segreto, e per ultimo, degli story boards riguardanti lo stesso video trasmesso.
In questa eterogeneità di lavori e linguaggi, lo sciame di farfalle nere di Black Cloud fa da elemento unificatore, legandosi visivamente all’ambiente architettonico, agli arredi, agli altri lavori dell’artista, nonché alle opere già presenti nella casa museo.
La Fondazione Pini infatti, fondata nel 1991 in Corso Garibaldi 2, è stata voluta da Adolfo Pini (1920-1986), professore di fisiologia e grande amante d’arte, e inoltre nipote del pittore Renzo Bongiovanni Radice (1899-1970). La Fondazione è stata istituita proprio con lo scopo di conservare e promuovere l’opera di Radice, ma anche di ospitare mostre temporanee e promuovere l’attività di giovani artisti.
L’ora dannata è visitabile da lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 17:00, con ingresso gratuito.