La Grande guerra, Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie è uno spettacolo del regista e attore Cristian Poggioni che è stato ospitato il 27 marzo da Kerkis. L’idea di realizzare un’opera dedicata alla Prima guerra mondiale nasce nel 2014, quando all’artista viene richiesto di celebrare la vittoria del primo conflitto mondiale con uno spettacolo teatrale. La scelta dell’associazione di ospitare un’opera che non tratti il teatro classico o la cultura greca è uno dei tanti tentativi di aprirsi a nuove soluzioni e tematiche, accolte favorevolmente dal pubblico.
Lo spettacolo non ha una trama o una storia da raccontare: il monologo tratta inizialmente le tappe che hanno portato alla vittoria, poiché lo spettacolo nasce proprio per celebrare la vittoria della guerra. Successivamente l’attore legge alcuni documenti, testi artistici o effettive testimonianze di guerra, che portano in scena il terrore e la tragicità di questa, manifestando la stessa compassione per vinti e vincitori; non si tratta dunque di una vicenda lineare, ma di tanti piccoli aneddoti animati dall’espressività di Cristian Poggioni. E’ emozionante notare come le parole prendano vita attraverso la voce e la gestualità dell’attore, come mediante la sinestesia concetti astratti o non appartenenti alla sfera dell’udito e della vista si animano sul volto di Cristian: il “volto digrignato” viene rappresentato ringhiando, la parola “solo” viene pronunciata con un pathos che evoca il silenzio.
La documentazione comprende materiale molto vario: poesie di Ungaretti, lettere dei soldati, canti di guerra, fotografie d’epoca, discorsi via radio dei potenti, comunicazioni tra ufficiali… In un dibattito al termine dello spettacolo, l’artista dichiara di non aver affatto faticato nel reperire il materiale, in quanto gli archivi abbondano di documentazione, e racconta di quanto sia singolare notare come le parole dei più umili e degli analfabeti siano toccanti quanto le elaborate argomentazioni degli intellettuali. La fedeltà nei confronti delle fonti è stata essenziale nella realizzazione dell’opera: si tratta di testimonianze visive e uditive che vengono spettacolarizzate e che appaiono tragiche proprio perché raccontano una storia vera. La vicenda che racconta Cristian Poggioni è ancora più drammatica proprio perché riguarda un passato a noi prossimo e le parole di alcuni anziani spettatori al termine dello spettacolo confermano l’enorme impatto che la guerra ha avuto nelle famiglie degli italiani.
L’attore ha scelto di non esibirsi sul palco, il leggio si trova sullo stesso livello della platea; si è creato così un clima di maggior vicinanza e calore tra attore e spettatore, si potrebbe parlare di informalità se non fosse per la sacralità dei temi trattati. L’artista è interamente vestito di nero, forse un gesto di rispetto per le vittime della carneficina; in un angolo un fonico ben visibile al pubblico trasmette gli intermezzi musicali (i canti dei soldati), i discorsi dei generali e proietta le immagini sullo sfondo. L’attore legge parte dei testi sul leggio alternandoli a momenti recitativi, ma l’interpretazione è talmente viva e vibrante che lo spettatore non saprebbe distinguere quando l’attore stia effettivamente leggendo e quando invece stia recitando senza l’ausilio del supporto scritto.
La Grande Guerra è stata una profonda violazione dei diritti umani dei soldati perché molti giovani sono stati mandati a morire senza alcuna dignità: si calcolava quante persone potesse uccidere una mitragliatrice e si inviava contro di essa un numero superiore di soldati, come se la vita umana non avesse alcun valore. Risulta agghiacciante la descrizione dei soldati costretti a marciare urtando i reticolati oppure dei carabinieri che uccidevano coloro che non trovavano il coraggio di sfidare le mitragliatrici. La vita nelle trincee, inoltre, era disumana e centinaia di persone morivano per conquistare pochi metri di terra.
I rari momenti di umanità vengono celebrati dalle parole di Cristian Poggioni: non solo quelli in cui alcuni rari eroi si coprirono di gloria, ma anche in attimi di gioia come la tregua di Natale, quando soldati inglesi e tedeschi festeggiarono insieme e si scambiarono doni.
Lo spettacolo porta a riflessioni più profonde: i soldati hanno dei diritti, nel momento in cui sono chiamati a dare la vita per la patria? Di ciò si occupa l’etica militare, ma può realmente esserci un’etica nella guerra? Lo spettacolo di Cristian Poggioni mostra solo l’orrore e la mostruosità di una pratica umana da cui nessuna epoca della storia dell’uomo è stata immune, che spinge gli esseri umani a combattere l’uno contro l’altro.
Visione dello spettacolo