Chi ben comincia è a metà dell’opera
È opinione comune che la musica ascoltata in giovane età, durante il periodo scolastico, mantenga un posto speciale nel cuore di ognuno di noi, influenzando anche le scelte musicali future. D’altro canto, la musica per bambini è un genere spesso bistrattato, ritenuto banale e semplicistico, adatto solo ai primi anni d’età e non interessante per chi è ormai adulto. La causa di una simile e legittima idea è dovuta in particolar modo al livello medio degli autori che, per esempio, producono le sigle dei cartoni animati. Nella storia della musica esistono autori che sono piacevoli eccezioni a questa “regola”: si pensi a La Gatta di Gino Paoli (1960), a Girotondo di De Andrè (1968) o a molte opere di Sergio Endrigo (La Casa, Ci vuole un fiore…), veri e propri “abbassamenti” retorici da parte di penne illustri verso un linguaggio accessibile anche ai più piccoli. Johnny Bassotto, la tartaruga… e altre storie – per lo svezzamento musicale dei vostri bambini (Sony BMG Music Entertainment) – di Bruno Lauzi, rappresenta forse uno dei tentativi più riusciti di questo compromesso artistico.
Un protagonista della cultura italiana
Bruno Lauzi, nato ad Asmara (Eritrea) nel 1937, arrivò a quest’opera, la sua sedicesima fatica discografica, nel 1976, dopo vent’anni molto intensi dal punto di vista lavorativo. Del tutto inserito in quel filone che viene definito scuola genovese, fu collega e amico, tra gli altri, di Tenco, Paoli, De André, Gaber e Jannacci. Gli anni ’60 furono per lui caratterizzati da grande fermento: emerse prima come autore, poi come interprete. Nei ’70 invece collaborò addirittura col leggendario binomio Battisti-Mogol, firmando successi come E penso a te o Amore caro, amore bello. Un album di tredici brani per bambini fu la naturale conseguenza di un percorso iniziato in precedenza, che aveva visto Lauzi comporre le sigle per cartoni quali Johhny il Bassotto (sigla della trasmissione anteprima di un Colpo di Fortuna) e La tartaruga (sigla di Chi?). Non deve stupire che delle sigle come quelle dei cartoni o quelle televisive venissero incise su 45 giri e diventassero grandi successi. Raffaella Carrà, per esempio, ci ha costruito una carriera, basti pensare alle varie sigle di Fantastico. Tornando al nostro, quelle firmate da Lauzi divennero molto popolari negli anni ’80, segnando un’intera generazione. Ma anche per i più giovani, per chi oggi ha vent’anni, probabilmente il ritornello “il bassotto poliziotto scoprirà la verità” non risulterà sconosciuto.
Dopo Johnny il Bassotto: gli ultimi trent’anni
Nel corso della sua carriera, il cantautore tenne a battesimo e lanciò future leggende del panorama musicale italiano, come Edoardo Bennato e Roberto Vecchioni. Non è un caso che entrambi abbiano scritto canzoni per bambini, l’uno con interi lavori, come Sono solo canzonette e Il burattino senza fili (a cavallo tra i ’70 e gli ’80), l’altro con Samarcanda (1977). In continua tensione con il servizio pubblico, fu uno dei primi a partecipare assiduamente alle trasmissioni sulle TV private. Visse attivamente anche la vita politica, militando nel Partito Liberale. Nel 2001 il morbo di Parkinson lo colpì in misura lieve. Nel 2005 lo colse invece un grave male: il cantautore genovese venne a mancare nel 2006. Riuscì però a essere insignito del Premio Tenco: “Ho iniziato con Tenco, finisco con Tenco”, dichiarerà con estrema lucidità e consapevolezza del proprio destino.
Imparare divertendosi
Durante tutto l’album si percepisce una tenerezza di fondo che scalda il cuore. Questa non sminuisce però la cura per i dettagli e l’arguzia con cui vengono presentati temi importanti che possono smuovere le coscienze. L’autore si avvale per tutta l’opera degli animali per creare alcune metafore, classico artificio delle fiabe fin dai tempi di Esopo. Tramite una raffinata ironia, riferimenti storico-geografici arricchiscono e istruiscono il giovane ascoltatore. I bambini d’Italia, undicesima traccia, apparentemente una semplice filastrocca, è in realtà uno straordinario esercizio d’interpretazione, in cui vengono elencati quasi trenta diversi accenti (e trenta città) sparsi in giro per il Bel Paese. Per quanto riguarda la forma, i ritornelli sono cantati insieme ai bambini, strategia sempre vincente.
Provate a dare un ascolto a quest’opera: vi capiterà di tornare bambini, di percepire quella spensieratezza che purtroppo quasi tutti noi perdiamo crescendo.