Il vescovo di Lecce ha impedito a Levante di esibirsi nella piazza del Duomo della città, giudicando i suoi testi troppo “irriverenti” per essere cantati in un luogo sacro. Questa forse non è stata la scelta migliore, soprattutto se consideriamo che i brani in questione in realtà non hanno nulla di dissacrante. La piazza leccese ospiterà, invece, senza particolari veti, il concerto del trio “Il Volo” e di Fiorella Mannoia.
In Italia la Chiesa da tempo lamenta la lontananza dei giovani. A questo proposito ci si aspetterebbe da parte delle istituzioni ecclesiastiche un tentativo di avvicinamento, ma ecco che si compie l’ennesimo passo falso. Si dà il caso che Levante sia tra le cantautrici più amate dai giovani italiani, seguitissima anche sui social, dove viene considerata un’icona e un modello da seguire. Impedendo questo concerto, la Chiesa ha dimostrato, ancora una volta, di rimanere chiusa in se stessa, nostalgica verso il passato, e di non sapersi adattare alle problematiche della realtà contingente.
Secondo la Curia leccese la location del concerto sarebbe stata pubblicizzata prima ancora della valutazione della richiesta e, solo dopo essersi riunita lo scorso primo aprile, avrebbe deciso di rifiutare, giustificandosi così:
“Bisogna che ci sia compatibilità fra i testi, lo spettacolo, e la sacralità del luogo, evidentemente con i testi di Levante c’è qualche problemino”.
Il respingimento della richiesta riguarderebbe i brani “Alfonso” e “Pezzo di me” per la presenza di qualche parolaccia, ma soprattutto la canzone “Gesù Cristo Sono Io” per l’irriverenza dell’argomento.
Certo, il titolo del brano, ad una prima lettura, potrebbe destare qualche sospetto di “irrispettosità” nei confronti del sacro, ma, ascoltando il brano per intero e rileggendo il testo nella sua corretta interpretazione, appare evidente che questo non contenga alcuna offesa alla sacralità e che, anzi, la rispetti.
La canzone “Gesù Cristo Sono Io” paragona in modo provocatorio le sofferenze di Gesù Cristo a quelle di una donna piegata alle violenze del compagno e costretta a subirne le angherie:
Gesù cristo sono io. Tutte le volte che mi hai messo in croce. Tutte le volte che sei la regina. E sulla testa solo tante spine.
Esattamente come Cristo, la donna “non si è genuflessa” ed “è risorta”, come nel ritornello:
Confessa, che il paradiso non mi spetta. Che non mi sono genuflessa. Che da te risorgo anch’io.
La cantante, venuta a conoscenza del veto, anzitutto incredula ha atteso l’evolversi della situazione, dopodiché, dal momento che tutte le testate diffondevano la notizia, si è difesa twittando:
La chiesa ci insegna a leggere e analizzare i testi, qui però siamo di fronte a un caso in cui ci si è fermati a leggere un titolo. In “Gesù Cristo Sono Io” non ho offeso alcuna sacralità, al contrario l’ho difesa. […]
Su Instagram ha ribadito:
“Il problema non è che io debba cambiare location, ma che in Italia abbiamo questo genere di ostacoli”.
Quando I Nomadi cantavano Dio è morto di Guccini, la Rai ha oscurato il brano, mentre Radio Vaticana trasmetteva a tutto volume la canzone: Radio Vaticana prendeva spesso iniziative in controtendenza, in questo caso perché il messaggio della canzone andava ben oltre le tre parole del titolo.
È difficile trovare una giustificazione alla decisione presa dalla Curia leccese. Dal momento che il testo di Guccini era stato giustamente interpretato per il messaggio che intendeva trasmettere, il sospetto è che una canzone che affronti un tema come quello attualissimo della violenza contro le donne, non sia degno neanche di una seconda lettura da parte della Chiesa.
L’amatissimo papa Bergoglio, appena eletto al soglio di Pietro, si è presentato in modo rivoluzionario, annunciando di voler riformare la curia e il papato, e in particolare di voler discutere seriamente non solo della pedofilia clericale e dell’omosessualità, ma anche del ruolo delle donne.
I dati Istat 2018 riportano che il 31, 5 % delle donne italiane ha subito una qualche forma di violenza fisica, si pala di quasi 6 milioni 788 mila donne. La Chiesa non può stare in silenzio, e per giunta non può, fermandosi solo al titolo, giudicare negativamente una canzone che tratti di questo problema.
Il solo messaggio che possa derivare da questa vicenda è che la Chiesa italiana non riesca ancora ad avvicinarsi ai giovani, che non accetti neppure i loro gusti musicali, e che soprattutto non si interessi quanto dovrebbe ai grandi problemi sociali del nostro tempo, trattati ampiamente dai brani di Levante.
“Signor Censore da chi ricevi le istruzioni per compilare gli elenchi dei cattivi e buoni”, cantava Edoardo Bennato.
Preoccupa che la Curia, avendo un grande peso politico in Italia, si imponga ancora con veti e censure ingiustificate ad importanti libertà conquistate con il progresso civile e materiale.