L’Associazione teatrale Kerkìs, che ha trovato casa al Teatro Alle Colonne di Milano, si propone di mettere in scena le tragedie e le commedie greche classiche cercando di rispettarne la versione originale, rappresentandole oggi nel modo più aderente possibile a come dovevano essere state duemilaquattrocento anni fa nell’Antica Grecia.
Questo rispetto della classicità, basato su studi e ricerche dettagliate, è in controtendenza rispetto alla maggioranza delle compagnie teatrali, che solitamente modificano e modernizzano i drammi classici. Tale scelta è stata ideata e portata avanti da alcuni professori, studenti ed ex studenti dell’Università Cattolica di Milano, che nel 2011 hanno dato vita a Kerkìs.
Dal 2 al 9 aprile Kerkìs ha portato in scena l’Edipo re di Sofocle, con la regia di Christian Poggioni.
Elisabetta Matelli, direttrice drammaturgica (nonché docente di Filologia Classica e Tardoantica all’Università Cattolica) ha introdotto gli spettacoli ricordando come Aristotele considerasse l’Edipo re la “tragedia perfetta”, poiché il protagonista Edipo rimane coerente dall’inizio alla fine nella sua ricerca della verità, anche quando questa distrugge la sua vita e quella di coloro che ama. In Edipo vi è infatti un‘unione di analisi razionale e percezione delle forze oscure che ad essa sfuggono.
Matelli sottolinea poi come in scena vi siano solo tre attori che interpretano diversi personaggi, proprio come accadeva nell’Antica Grecia. In realtà, oltre a questi tre ve n’è anche un quarto (Federico Salvi) presente sulla scena, egli tuttavia non è considerato “attore” poiché rappresenta il coro.
Gli interpreti inoltre, proprio come nell’antichità, indossano una maschera, che tuttavia è metallica, mentre quelle antiche erano in pelle o legno. Di differenza ve n’è anche un’altra e felice: nella Grecia Antica tutti i personaggi erano interpretati da uomini, nell’Edipo re di Kerkìs invece c’è anche una talentuosa donna: Giulia Quercioli.
Sul palco è presente un unico elemento: un grande trono di metallo dorato che dona alla scena una parvenza antica, sacrale, ancestrale (scenografie di Dino Serra). Anche le musiche, curate da Irene Solinas, sono molto suggestive, suono di strumenti antichi che producono lunghe vibrazioni e favoriscono lo straniamento dello spettatore, che trascende insieme agli attori in un mondo altro e lontano.
Edipo, interpretato da Stefano Rovelli, è il re di Tebe; è un re buono e capace, determinato a scoprire la causa della terribile pestilenza che ammorba la sua città. Divenuto sovrano grazie alla sua intelligenza – ha risolto l’enigma della sfinge – non si arrende e porta avanti una ricerca che si rivelerà funesta e spazzerà via tutte le sue certezze e la sua felicità: Edipo, l’uomo invidiato da tutti, diventerà quello più sfortunato.
Giulia Quercioli interpreta tre diversi ruoli: un pastore, Giocasta e Tiresia. Notevole la sua interpretazione del vecchio indovino cieco: si muove ingobbita, tremando con un tremito simile a quello degli anziani e ha una voce roca che, nella flessione, esprime tutta l‘infelicità di colui che sa perché ha il dono della veggenza.
La Giocasta interpretata da Quercioli invece mostra un carattere forte e deciso, rappresentando quasi un punto di riferimento per il marito Edipo. La sua determinazione non viene meno nemmeno nel darsi la morte una volta saputa la verità, azione non rappresentata direttamente sulla scena – esattamente come da copione originale -, ma che addolora immensamente Edipo, il quale si trafiggerà gli occhi con le fibbie della tunica di Giocasta.
Simone Mauri interpreta infine Creonte, fratello di Giocasta, nonchè zio di Edipo. Il suo ruolo è secondario, ma emerge nella scena in cui ha un acceso diverbio con Edipo, dove Mauri recita con un’aggressività che appare reale e tangibile, ben illustrando la lotta per un potere che sta per essere riassegnato. Creonte, infatti, diverrà poi re di Tebe, essendo l’unico sopravvissuto della famiglia reale se si esclude Edipo e i quattro figli nati dall’unione tra quest’ultimo e la madre Giocasta. Creonte è il solo ad essere salvo e non contaminato grazie alla sua mancanza di azione, che, rispetto all’agire dannoso di Edipo, si rivelerà preferibile. Edipo è l’uomo d’azione, ma il destino l’ha portato a compiere azioni che gli si sono ritorte contro.
Una delle domande che Sofocle ha voluto far sorgere con questa tragedia è se sia giusto condannare colui che fa del male senza saperlo.
Tragedia conosciutissima, anche grazie alle teorie freudiane, Edipo re è un dramma perennemente attuale ed assai moderno, potendo sembrare uno degli odierni thriller psicologici in cui il protagonista scopre a poco a poco che, nonostante avesse creduto di scegliere il suo destino, in realtà non ha potuto prendere alcuna decisione ma è sempre stato pedina di un gioco invisibile. Edipo re mette in scena il crollo delle certezze nelle sue fondamenta, fornendo spunti di riflessione validi per tutti.
La fine del dramma, con l’ascesa al trono di Creonte e la preoccupazione di Edipo per la sorte delle sue figlie, è anche il prologo di un’altra grande tragedia: l’Antigone, che Kerkis metterà in scena dal 21 al 25 maggio.
Copertina e Immagini 1,2,3 – Kerkìs