Si discute molto ultimamente di temi appartenenti alla tradizione filosofica. Soprattutto ci si chiede quanto possa essere importante la filosofia nell’epoca dei Millennials: un’epoca in cui tutti sono portati ad agire con estrema velocità, a scorrere immagini, ad assorbire una quantità enorme di informazioni senza – alcune volte – neanche indagare sul senso di quanto percepito.
Abbiamo chiesto il parere del professor Enrico Graziani, insegnante di Filosofia Politica, Teoria politica e Analisi del linguaggio politico al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Roma La Sapienza. Laureato con una tesi in Storia delle Dottrine Politiche, si interessa fin da subito alla Filosofia del Diritto, nonostante le conoscenze poco approfondite verso la materia. Sarà il suo professore e filosofo del diritto Francesco Mercadante a imporgli uno studio più approfondito dei classici: da Platone a Sant’Agostino. Consegue il dottorato e dal 1997 al 2004 è Professore a contratto di Filosofia politica, presso la Facoltà di Filosofia, alla Pontificia Università Urbaniana, Città del Vaticano. Nel 2012 viene poi abilitato al ruolo di Professore universitario di seconda fascia, settore scientifico SPS/01, in Filosofia politica, Teoria politica, Analisi del linguaggio politico, della facoltà di Scienze politiche e sociali.
Come riportato nel CV:
Nella sua attività didattica e di ricerca si è occupato del rapporto politica-diritto-economia, dando rilievo alla interdisciplinarietà tra la filosofa del diritto e la filosofia politica. Si è occupato della filosofia politica di Edmund Burke, in particolare degli sviluppi successivi del suo pensiero nell’ambito del conservatorismo nordamericano; del rapporto teoria-prassi nella filosofia politica di Aristotele e sul versante della teoria politica del rapporto etica e politica in Benedetto Croce. La convergenza del rapporto tra la filosofia politica e la teoria politica è sfociata nell’analisi dei paradigmi felicità-benessere, politica-estetica. L’asse della ricerca ha privilegiato negli ultimi anni lo studio incentrato sui paradigmi della felicità nella relazione Happiness and Wretchedness nella prospettiva critica del pensiero filosofico-politico di Thomas Jefferson e sulla questione afroamericana attraverso David Walker. Attualmente il fulcro della ricerca è incentrato sull’erosione del paradigma della soggettività, sulle forme di deumanizzazione e in chiave critica sulla “apologia” dei diritti umani.
Pur insegnando Filosofia, non si definisce un filosofo, bensì un teorico della filosofia, volendo ricercare i nessi e le congruenze del mondo, adoperando il cosiddetto metodo filosofico, di importante valenza pedagogica. La filosofia ha infatti, secondo il professore, una fortissima valenza pedagogica; non esiste un’etichetta precisa per definire un filosofo. Il filosofo è colui che guarda il mondo contemporaneo, ne studia i mutamenti, gli sviluppi e le degenerazioni.
“Si guardi Leonardo Da Vinci”
afferma Graziani
“alcuni lo definiscono il filosofo nel vero senso del termine, perché l’artista è filosofo. L’artista per fare il suo lavoro necessita di un’importante quantità di curiosità, ha bisogno di leggere per sviluppare una propria fantasia e capacità critica. Bisogna avere un bagaglio culturale che non risulti mai fine a se stesso, dato che tutte le conoscenze raccolte debbono convergere in un punto.”
Egli è fermamente convinto che la filosofia, per essere considerata tale, deve farsi portatrice di valore pedagogico: ricorda quando il suo professore Francesco Mercadante durante le lezioni cercava di creare un clima di dibattito e di crescita tra i propri studenti. E ci parla del mondo di oggi:
“Questi momenti non scompaiono necessariamente con lo sviluppo della tecnologia. Lo sviluppo tecnologico, le applicazioni, i social network non sono un problema. Sono dei mezzi per ampliare le nostre conoscenze. Chi vuole fare filosofia se ne serva, ma solo come mezzi. Nessuno deve confonderne il potenziale: renderli il fine del proprio lavoro.”
La filosofia secondo il Professore mantiene il suo posto all’interno di un mondo in continua evoluzione; il filosofo è colui che adotta uno sguardo critico verso tutti i fatti che lo circondano.
È necessaria un’abbondante dose di curiosità, forza di volontà e la consapevolezza che il percorso scelto porti a una crescita personale.
La filosofia è un’alta strada alpina, a essa conduce solo un ripido sentiero su pietre appuntite e rovi pungenti; è un sentiero solitario e diventa sempre più deserto quanto più si sale, e chi lo percorre non deve conoscere spavento, ma deve lasciarsi tutto alle spalle e di buon animo aprirsi da sé la via nella fredda neve.
-Schopenauer