Gli album del mese: marzo 2019

Da tempo mi capita di passare il venerdì notte alzato per ascoltare le nuove uscite settimanali. A seguito della rivoluzione digitale causata dallo streaming, infatti, ogni release musicale, di qualsiasi nazione, esce in contemporanea a mezzanotte. Ecco i 5 progetti (per par condicio saranno sempre: uno urban, uno indie/itpop, uno rock/pop, uno internazionale e un jolly) che più mi hanno convinto o stupito – dipende sempre dalle aspettative iniziali – e a cui vi consiglio di dedicare un ascolto rispetto a tutto ciò che è stato pubblicato a marzo 2019. Rigorosamente in ordine cronologico (di uscita).

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1 marzo: Re Mida – Lazza (urban)

Ormai ogni settimana qualche rapper esce con un proprio lavoro. Fare una cernita e puntare il dito verso i più meritevoli diventa perciò sempre più necessario. Qualora siate appassionati del genere, perché Re Mida andrebbe ascoltato? Perché il milanese classe 1994 non ha mai preso scorciatoie, perché a livello di flow e punchline è secondo a pochissimi, perché compaiono dei pesi massimi quali Fabri Fibra e Gué Pequeno ad avvalorare il progetto. Ma soprattutto, Lazza è l’unico nella scena a poter vantare un percorso di studi al conservatorio e lo fa notare, suonando il piano in più di un pezzo. Un esperimento senza precedenti, iniziato con l’album Zzala e qui proseguito, altamente riuscito.

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8 marzo: Start – Ligabue (rock/pop)

Il Luciano nazionale torna dopo il concept album Made in Italy del 2016, con Start. Un album accessibile, corto (10 brani, tre o quattro in meno di quelli a cui ci aveva abituati nei lavori precedenti) e orecchiabile, assai adatto a essere cantato in modo liberatorio da tutta la gente che andrà all’imminente tour negli stadi la prossima estate. La chitarra sembrava essere andata in pensione ormai da un pezzo nel pop italiano: Ligabue è l’eccezione che conferma la regola. Start si candida inoltre a diventare l’album più venduto dell’anno (già platino dopo due settimane), con buona pace di Fedez, uscito a gennaio, e Tiziano Ferro, per cui dovremo attendere novembre. A meno che Vasco…

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8 marzo: Smog – Giorgio Poi (indie/itpop)

Stessa label di Calcutta (Bomba Dischi), gruppo con cui l’artista ha collaborato in La Musica Italiana. Giorgio Poi, leggero e disincantato, resta ben legato alla sua identità e non segue le tendenze che hanno reso negli ultimi anni alcuni suoi colleghi provenienti dall’indie dei veri e propri hitmaker. Smog è un album senz’altro tendente al pop, ma in cui non rinuncia alle proprie peculiarità, a partire dal timbro vocale. Ascoltando Smog può capitare o di non uscirne più o di rimanere estremamente insoddisfatti. Qui, come in poche altre occasioni, si va a gusti. Consiglio vivamente di accettare questo rischio.

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29 marzo: 40 – Quentin40 (jolly)

Sia Quentin40 che Rkomi hanno rilasciato a fine marzo due lavori interessanti e meritevoli di citazione. Tuttavia, se aveste solo un ascolto da poter spendere, ritengo 40 un lavoro più sperimentale, che può maggiormente incuriosire e inoltre, meno destinato a essere passato in radio. Romano, spinto molto l’anno scorso da Achille Lauro (è Quentin la mente dietro Thoiry), ma molto più legato al rap puro della novità sanremese. A livello lirico, la caratteristica principale consiste nel togliere frequentemente l’ultima sillaba. Espediente che lo contraddistingue e lo identifica in un mondo, come quello del rap, che ho già detto essere ultimamente davvero saturo.

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29 marzo: When We All Fall Asleep, Where Do We Go? – Billie Eilish (internazionale)

Mi sono imbattuto in questa cantante, classe 2001, davvero di recente e il caso ha voluto che di lì a poco lei abbia eseguito una performance a Milano e abbia pubblicato il suo primo album ufficiale. I numeri fanno capire con che tipo di “scherzo della natura” abbiamo a che fare. 17 anni, 20 dischi di platino, 32 milioni di ascoltatori su Spotify. Mensili. Si tratta molto probabilmente della promessa più eccitante del nuovo pop mondiale. Attenzione però. Pop perché piace a quasi tutti e il talento è indiscutibile, ma l’ambientazione e l’immaginario non ammiccano affatto al grande pubblico, essendo fortemente tetri e violenti. Imperdibile.

 

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