Levante: qui è racchiusa tutta la mia vita

Just a perfect day.

Il 9 marzo a Torino, la Scuola Holden si è trasformata nel tempio della musica italiana d’autore. Motta, Francesco Bianconi – leader dei Baustelle –, Niccolò Fabi, Levante, Alberto FerrariVerdena e I Hate My Village – e Nada hanno calcato il palco del General Store, ovvero l’aula magna della scuola, per una sola, intensa giornata, all’insegna della grande musica. Ad aprire e chiudere la manifestazione due giornalisti d’eccezione: Massimo Bernardini, conduttore della trasmissione Nessun Dorma, in onda su Rai 5, e Carlo Massarini, storico conduttore di Sanremo e programmi come Mister Fantasy, hanno introdotto il tema dell’Ispirazione. Perché “Cover me”, ovvero il titolo di questa giornata, significa farsi ispirare, sorprendere, sconvolgere da qualcuno o da qualcosa, per poi generare nuova arte.

Cover Me

Tra tutti questi artisti, noi de Lo Sbuffo, abbiamo scelto di raccontare la storia dell’artista più giovane presente all’incontro nonché colei che si è maggiormente esposta al pubblico della Holden, raccontandosi fin dalle origini.

Sono l’ultima di quattro fratelli.

Esordisce così Claudia Lagona, in arte Levante, nata il 23 maggio 1987 a Caltagirone, nella provincia catanese. Levante racconta di come da piccola veniva “sfruttata” dai suoi fratelli maggiori e dagli altri membri della famiglia per animare le calde serate estive con la sua voce e i suoi balletti. Claudia è una ragazza semplice e fine, si nota da come accompagna il racconto con i gesti delle mani sottili, ha un gusto raffinato nel vestire e la sua sciarpa stretta e lunga ondeggia ipnotica dietro le spalle. Ha i capelli raccolti in uno chignon. Levante gioca immediatamente a carte scoperte e confessa che la musica è solo un mezzo per arrivare a quello che per lei è il nucleo principale della sua arte: la scrittura e, di conseguenza, la comunicazione. Si avvicina al cassone in legno per la frutta verniciato di rosso e usato come scrivania. Levante estrae dalla borsa una serie di diari e quaderni, da quelli scolastici della comix e della smemoranda, alle agende moleskine.

Qui è racchiusa tutta la mia vita.

Dice, con un sorriso malinconico. Levante scrive da quando ha memoria, cataloga e archivia come un’amanuense instancabile le fasi più importanti della sua vita, i cambiamenti e le rotture, i momenti difficili e gli amori. Ci legge una pagina di diario che ritiene fondamentale, datata 13 settembre, ha tredici anni ed è appena arrivata a Torino. Levante fin da piccola è stata spronata dalla madre e in particolare dalla zia Tiziana a intraprendere la carriera musicale. Scarrozzata dai familiari, gira l’Italia per partecipare a concorsi musicali.

All’epoca non c’erano ancora i Talent, ricordo quando la zia mi ha portato ad Ariccia al Festival degli sconosciuti, organizzato da Teddy Reno. Con lo scotch sulle dita per proteggere i polpastrelli, ho suonato due canzoni strazianti da sei minuti l’una. Quando ho terminato la performance il povero Teddy ha solo detto: «Bello, hai uno stile Consoliano». Erano gli anni in cui Carmen Consoli cantava Confusa e felice a Sanremo, per noi siciliane era il simbolo della donna emancipata che ce l’ha fatta. Per me è stato un complimento grandissimo che mi ha spinto a continuare a provarci anche se non avevo vinto.

Claudia cammina avanti e indietro sul palco, arriva fino al bordo sporgendosi in avanti fino a oltrepassare con la punta degli stivali la linea che la separa dal vuoto. Intanto la piccola Levante cresce, continuando a sognare la musica. La seconda persona chiave della sua vita è stata Andrea, l’ex fidanzato e musicista, con cui ha vissuto a Torino.

In quegli anni ho cambiato tre università. Il mio problema era che ero talmente timida da non riuscire a presentarmi agli esami. Così ho deciso di iniziare a lavorare per mantenermi.

Dopo una folle e improduttiva avventura a Leeds, nello Yorkshire, prova a scrivere canzoni in inglese, ma torna in Italia dopo pochi mesi perché non sente di aver fatto la scelta giusta. Giunta nuovamente a Torino scrive Alfonso e la sottopone al giudizio di Andrea perché è convinta che il risultato sia troppo distante dai contenuti dalle precedenti canzoni. Mentre racconta, Levante si avvicina allo sgabello presente sul palco, dove è sistemata un’asta per il microfono e una chitarra acustica. Imbraccia la chitarra e continua il suo racconto:

Era il 2012, ero depressa ma non volevo mollare.

Subito dopo avergliela suonata, Andrea mi ha detto: «Cla, se canti questa sei un genio». Io intanto ho conosciuto Dade, ex bassista poi divenuto cantante dei Linea 77, in quel periodo stava fondando un’etichetta chiamata INRI (Levante fa il segno della croce e il pubblico esplode in una sonora risata), dopo varie peripezie esco finalmente col mio primo disco, Manuale distruzione.

Levante a questo punto ci fa sentire La scatola blu, una delle sue prime canzoni, e continua il suo racconto nominando la sua terza persona chiave, l’insegnante di canto Marcella Amoruso.

Dopo un lungo periodo afona ho deciso di perfezionare la tecnica. Nonostante la mia ritrosia verso le istituzioni scolastiche, Marcella è riuscita a far sì che io iniziassi un percorso importantissimo. La prima volta che l’ho vista curva sul bastone, con la sua andatura lenta e claudicante, ho pensato subito che fosse bellissima e che fosse l’insegnante che faceva per me. Ogni volta che io accennavo a mollare mi guardava negli occhi e mi diceva: «Guardami Claudia, guarda le mie gambe, tu vuoi dirmi che non ce la fai ad andare avanti?», io mi vergognavo e continuavo a studiare. Prima dell’uscita del secondo album le nostre strade si sono divise, io ero tornata a Torino e stavo malissimo per la fine di una storia d’amore. Ho ricevuto inaspettatamente una chiamata da Marcella che salutandomi mi ha detto: «Abbi cura di te». Mai nessuno mi aveva detto quella frase e subito dopo ho scritto la canzone che ha dato il nome al mio secondo disco.

Levante continua a camminare sul filo del palco, si emoziona durante il racconto e conclude cantando un’ultima canzone. È arrivato il momento delle domande, dove il messaggio che emerge è chiaro:

Continuate a seguire con determinazione i vostri sogni.

Seguito dalle foto e dagli autografi nel cortile dell’ex arsenale militare. Levante ha scelto di raccontarsi, esporre davanti a tutti le proprie debolezze e i punti di forza. Lei stessa ha dichiarato che quello che le interessa maggiormente è scrivere, come lo si può intuire dall’uscita di ben due romanzi: Se non ti vedo non esisti, edito da Bur e Questa è l’ultima volta che ti dimentico, di Rizzoli, ma dopo averla sentita cantare “nuda”, armata di una sola chitarra sul palco, possiamo dire che la sua voce e la sua interpretazione, sono riuscite ad arrivare al cuore dei presenti con una forza e una dolcezza sorprendenti.

Abbi cura di te
FONTI

Giornata “Cover me” presso la scuola Holden di Torino

CREDITS

Foto della giornata “Cover me”

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