Il nostro è un Paese ricco di solidarietà. Spesso la società civile è arrivata, con più efficacia e con più calore umano, in luoghi remoti non raggiunti dalle pubbliche istituzioni. Ricordo gli incontri con chi, negli ospedali o nelle periferie e in tanti luoghi di solitudine e di sofferenza dona conforto e serenità. I tanti volontari intervenuti nelle catastrofi naturali a fianco dei Corpi dello Stato. È l'”Italia che ricuce” e che dà fiducia. Così come fanno le realtà del Terzo Settore, del No profit che rappresentano una rete preziosa di solidarietà. Si tratta di realtà che hanno ben chiara la pari dignità di ogni persona e che meritano maggiore sostegno da parte delle istituzioni, anche perché, sovente, suppliscono a lacune o a ritardi dello Stato negli interventi in aiuto dei più deboli, degli emarginati, di anziani soli, di famiglie in difficoltà, di senzatetto.
Dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si può dedurre che il volontariato e la beneficenza sono i cardini che saldano la società allo Stato. Ci sono delle situazioni nel quotidiano che spingono a volersi mettere in gioco, al fine di dedicare le proprie attenzioni a qualcuno o a una causa che sta particolarmente a cuore. Il sentimento che può muovere a fare volontariato è spesso quello di voler offrire il proprio supporto a qualcuno che sta vivendo una situazione difficile, per farlo sentire meno solo, o per essere concretamente d’aiuto ad uscirne fuori.
Ma cosa significa fare volontariato? E fare beneficenza? Chi può farlo e quando?
Tutti possono diventare volontari. Fare volontariato significa assumersi un impegno, spinti dalla voglia di aiutare chi ne ha bisogno, in modo gratuito, anche con piccoli gesti, dedicando il tempo che si reputa necessario, sia questo un paio di ore a settimana o al mese. Come, ad esempio, distribuire cibo ai senzatetto della propria zona. Molte università riconoscono anche crediti formativi agli studenti che hanno svolto attività di volontariato certificate da enti del terzo settore e che siano rilevanti per la crescita professionale e l’arricchimento del curriculum degli studi.
Fare beneficenza significa invece elargire denaro per supportare la causa dell’associazione a cui abbiamo destinato la donazione. Oggi le organizzazioni sono vere e proprie piccole aziende, senza però fini di lucro, che utilizzano i soldi delle donazioni per coprire i costi fissi di gestione, delle strutture o del personale qualificato richiesto in alcuni ambiti. Un esempio è Medici Senza Frontiere, che dispone di personale qualificato e si finanzia con le donazioni di privati. O ancora, AIRC che dispone di ricercatori, quindi personale qualificato nell’ambito della ricerca sul cancro, anch’essa finanziata da donazioni di privati. Lo scopo di onlus e fondazioni, non è quindi ricavare profitti dai loro servizi, ma mettere a disposizione servizi, cure e innovazione laddove lo Stato non riesce a mettere a disposizione specifici servizi per la comunità.
Come decidere a chi dedicare il proprio tempo?
Per cominciare si possono cercare, grazie ai motori di ricerca online, associazioni che operano nel proprio comune o nei comuni limitrofi e scegliere quale, fra i diversi scopi, è più vicino alle tematiche che ci interessano. Il passo successivo consiste nel proporsi come volontari o, nel caso necessitino esclusivamente di personale altamente qualificato, chiedere se accettano donazioni. Una nota positiva per chi decide di donare è che, in una percentuale, le donazioni sono detraibili dalle tasse conservando la ricevuta del versamento e presentandola durante la dichiarazione dei redditi.
Sapevate esistono diverse categorie di enti benefici?
Le organizzazioni sono coordinate e fanno capo al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali in collaborazione con le regioni che ne regolano gli accordi di programma con i vari enti. Esistono diverse categorie:
- Associazioni: ciò che le caratterizza è l’autonomia patrimoniale perfetta per quelle riconosciute (il patrimonio dei componenti è separato da quello dell’ente), ed imperfetta per quelle non riconosciute (alcuni fra i componenti hanno più responsabilità patrimoniale personale). Qual è la differenza tra le due? Quelle riconosciute sono state sottoposte ad un controllo da parte di un notaio che ne riconosce la legalità e possono quindi usufruire di particolari benefici da parte della legge. Non per questo le associazioni non riconosciute sono meno legittime: semplicemente, possono essere in attesa di un riconoscimento o non lo hanno richiesto.
- Fondazioni: il focus è lo scopo definito dal fondatore, è regolata da un’organizzazione che ne gestisce il patrimonio al solo fine di perseguirne lo scopo. Le fondazioni si costituiscono per atto pubblico e devono essere iscritte nell’apposito registro delle persone giuridiche, quindi il capitale della fondazione (come nel caso delle associazioni con autonomia patrimoniale perfetta) è ben distinto da quello personale del fondatore.
- Onlus: acronimo di Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale. Le associazioni e le Fondazioni, così come altre tipologie di enti benefici, possono diventare Onlus, per i numerosi benefici fiscali e le agevolazioni sulle imposte. La Onlus però è soggetta a più restrizioni, come quella di operare esclusivamente a fini di utilità sociale e operando esclusivamente per soggetti svantaggiati o bisognosi.
Questi tipi di enti sopra elencati rientrano nel terzo settore.
Il terzo settore è composto da tutti gli enti benefici e privi di scopi lucrativi iscritti nell’apposito registro unico nazionale del terzo settore e regolamentati da un apposito codice (decreto legislativo n. 117 del 03/07/2017). I centri di servizio per il volontariato sono riconosciuti e accreditati dall’Organismo Nazionale di Controllo (Onc), che indirizza e controlla i centri di servizio per il volontariato e ne amministra i fondi nazionali.
Cosa significa fare volontariato?
Fare volontariato è una scelta intima e personale che, oltre ad avere ripercussioni su di sé, le rispecchierà nella società circostante. Vuol dire non arrendersi nonostante le difficoltà, che siano proprie o altrui, perché non c’è bisogno di aspettare di stare bene per cominciare a farne e perché gli enti in cui si ripone la propria fiducia sono anche quelli in cui si ripone la speranza di un cambiamento.