Per empty nest syndrome, sindrome del nido vuoto, intendiamo comunemente quel sentimento di solitudine e nostalgia che colpisce i genitori nel momento in cui i propri figli lasciano la loro abitazione per andare a vivere autonomamente. Si tratta di un fenomeno diffuso, uno stato psicologico che accomuna padri e madri di tutto il mondo. In Cina però, tale questione sta acquisendo una rilevanza particolare.
In un Paese il cui motto è stato per secoli quello di quattro generazioni sotto lo stesso tetto, ma che ora sta abbandonando tale tradizione, il fenomeno degli empty nester (anziani che vivono da soli) si sta tramutando in un problema sociale. Le giovani generazioni preferiscono oggi avere una casa propria, secondo la moda occidentale; e mentre in passato era raro che un anziano cinese vivesse senza le cure dei propri figli, oggi questa condizione rappresenta la norma. Per far fronte alla solitudine e alla mancanza di attenzioni, vige in Cina l’obbligo per i figli di chiamare o far visita ai propri genitori.
La questione acquista rilevanza particolare se teniamo conto delle tendenze demografiche della Cina. Qui, al pari di molti altri paesi industrializzati, la vita si allunga e le nascite diminuiscono. Il Paese, di conseguenza, invecchia. In aree urbane quali quella di Chengdu (capoluogo della provincia cinese del Sichuan) gli empty nester rappresentano all’incirca il settanta per cento della popolazione anziana, e un abitante su cinque ha più di sessant’anni.
Proprio a Chengdu vive Wang Suzhong, 89 anni, ex sarto nel settore della moda. Nato nel 1929, ha conosciuto le epoche più significative della Cina contemporanea: dalla Seconda Guerra Mondiale alla guerra Civile, dall’ascesa del Maoismo alla Rivoluzione Culturale. Oggi sua moglie non c’è più, così come la maggior parte dei suoi amici, e i figli non hanno un buon rapporto con lui. È un empty nester.
Ma Wang si rifiuta di diventare un peso per la società, sente la necessità di rendersi utile: “Voglio essere un esempio per tutti gli anziani soli come me, indicandogli la strada per essere indipendenti…” afferma. Dal 2012 infatti, Wang posa nudo per svariate scuole d’arte di Chengdu, a partire dall’Università di Sichuan. Quando gli venne proposto di fare il modello, l’uomo passò la notte insonne a riflettere sull’offerta che gli avrebbe procurato la rottura definitiva del rapporto con due dei suoi tre figli. Posare nudi viene infatti ancora considerato disonorevole da molti cinesi.
Utilizzare il proprio corpo per essere d’aiuto agli altri, facendo qualcosa che non molti in Cina sarebbero disposti a fare, e continuare a posare fino a quando potrà. Questa è la soluzione di vita scelta da Wang, attualmente il più anziano modello di nudo di Chengdu. “Essere un modello per la Body Art mi fa dimenticare la tristezza e le mie paure”.
Il suo corpo nudo è diventato per Wang una vera e propria forma di riscatto sociale, di rivalsa per tutti gli empty nester come lui, che non si rassegnano alla solitudine. Se prima invidiava quegli amici che potevano ancora contare sull’appoggio della propria famiglia, oggi Wang ha i suoi studenti. “Non importa se ora non riescono a capirmi” afferma riguardo i suoi figli: “Verrà il loro momento di sentirsi soli quando invecchieranno”. Alunni e professori si sono infatti affezionati a lui, si preoccupano per la sua salute. Wang non è più solo.
Oggi, infine, l’anziano è diventato una sorta di mito sui social, un wanghong, una celebrità di internet. Sempre più articoli ed interviste vengono scritte su di lui, che non se ne vergogna affatto e vuole solo seguire il suo sogno. Il suo corpo gli ha permesso di fare arte, dare un contributo alla società e ovviare alla solitudine che è il peggior nemico di molti empty nester. Ciò ovviamente grazie ad una mente aperta e progressista, capace di sfuggire ai pregiudizi che permeano la tradizione cinese (e non solo) ed un fegato che non molti ottantanovenni possono vantare.