Nel Dicembre 2017 la rivista «The New Yorker» pubblica un racconto di Kristen Roupenian, dal titolo Cat Person. Fin qui tutto nella norma, se non che il racconto diventa virale nel giro di pochi giorni con oltre 2 milioni di condivisioni, viene associato al movimento #Metoo e la casa editrice Simon & Schuster si accaparra i diritti della raccolta dei racconti dell’autrice per la modica cifra di 1.2 milioni di dollari. Il libro in questione è uscito in Italia per Einaudi nel mese di Febbraio e già promette di far parlar molto di sé anche qui oltreoceano.
Tredici racconti di genere diverso, attraversati dal fil rouge di uno stile che ricorda un po’ i grandi della letteratura americana da Franzen a Salinger – con qualche ammiccamento alla Plath -, ci raccontano vicende apparentemente banali che prendono tuttavia dei risvolti inaspettati, a volte al limite del grottesco o dell’horror.
Roupenian scava nella miniera profonda delle relazioni umane, esamina con cinica lucidità le paure e le illusioni dei personaggi, che altro non sono che uno specchio delle sue, delle nostre. Protagonisti dei suoi racconti sono persone banali, incasinate, introspettive e piene di piccole manie e ipocondrie che rasentano l’inquietante. Dalle perversioni sessuali, ai rapporti di potere, dai casi di cronaca nera, agli appuntamenti deludenti – tutto in Cat Person è spaventoso e normale allo stesso tempo.
Così come il racconto che dà il nome alla raccolta, che fin dalla prima pubblicazione ha fatto discutere, come si è detto, milioni di persone. La trama è molto semplice, al limite del banale. Margot, studentessa,
incontrò Robert un mercoledì sera verso la fine del primo semestre. Lavorava al chiosco degli snack del cinema d’essai giù in centro quando lui entrò e comprò una confezione grande di popcorn e una scatola di liquirizie alla fragola.
Flirtano per un po’ via sms, hanno un appuntamento, fanno sesso (spiacevole) e infine, dopo qualche tentennamento, lei lo scarica. Fine. Ma se la trama è ridotta all’osso, l’evoluzione del rapporto tra i protagonisti è analizzata nei minimi dettagli, così come lo spettro delle emozioni di Margot; impaziente di uscire con Robert, «dopo neanche cinque minuti lei cominciò a sentirsi tremendamente a disagio».
Il primo appuntamento è al di sotto delle sue aspettative, così come il loro primo bacio:
Un bacio terribile, scandalosamente scarso; Margot non riusciva a credere che un uomo adulto potesse baciare così male. Era spaventoso, eppure in qualche modo le suscitò un senso di tenerezza.
Eppure non riesce a tirarsi indietro, si sente in colpa nei confronti di Robert:
Il pensiero di quello che ci sarebbe voluto per interrompere quello che aveva avviato era insostenibile […] sarebbe sembrata viziata e capricciosa, come una che ordina qualcosa al ristorante e poi, quando arriva il piatto, cambia idea e lo manda indietro.
Per non ferirlo, per non urtare i suoi sentimenti, finisce con il farci sesso; un sesso terribile, goffo, che nemmeno le piace e che mette in discussione il rapporto che ha con la sua corporeità, al punto di disumanizzarla, di farla sentire una “bambola”:
Non una bambola preziosa – una bambola di gomma, flessibile e resiliente, un oggetto di scena per il film che lui si stava facendo nella testa.
Cat Person non parla di stupro, né di consenso. Margot sapeva quello che stava facendo, non ha agito contro la sua volontà. Eppure è a disagio. Non fa sesso con Robert perché ne ha voglia, ma perché teme la sua reazione, il suo giudizio. Il problema sta nei rapporti di potere tra le persone, le responsabilità che si hanno uno nei confronti dell’altro. Un rapporto può essere prevaricatorio e abusivo pur se consenziente? Un tema spinoso di cui si è molto discusso, portato alla ribalta di recente dal movimento del #Metoo grazie alle testimonianze di moltissime persone che hanno vissuto un’esperienza simile alla protagonista di Cat Person.
Margot crede di aver finalmente imparato a conoscere l’uomo che ha davanti, prova «un senso di potere, perché adesso che sapeva come ferirlo sapeva anche come blandirlo», ma poi si trova intrappolata dall’influenza che ha (che crede di avere) su di lui e finisce con il doverlo compiacere a tutti i costi.
Tuttavia, rendendosi conto dell’insostenibilità della situazione, decide di non volerlo più vedere; e ancora va in crisi: come lasciarlo con tatto, per non ferire i suoi sentimenti? Le cose, come spesso accade nella vita, non vanno come previsto. Una sera esce con i suoi amici e nel bar trova Robert; non si sente in grado di affrontarlo e tenta di andarsene senza farsi notare, ma senza successo. Dopo poco lui le scrive:
«Il tizio con cui eri stasera è il tuo ragazzo.»
«???»
«O è solo uno che ti scopi.»
«Scusa.»
«Quando hai riso quando ti ho chiesto se eri vergine era perché te ne sei scopata un botto.»
«Te lo stai scopando adesso quel tizio.»
«Sí o no.»
«Sí o no.»
«Sí o no.»
«Rispondimi.»
«Troia.»
E il finale, come spesso accade anche nella vita reale, si commenta da solo.
K. Roupenian, Cat Person, Einaudi, 2019