Viviamo in un mondo in cui siamo sempre connessi grazie ai nostri numerosi dispositivi tecnologici. Per quanti lati positivi vi siano, ve ne sono altrettanti negativi.
Nel 2004 l’Unione Europea ha istituito il Safer International Day, una giornata di sensibilizzazione per le insidie della rete e che è giusto celebrare nella speranza che internet possa divenire un “ambiente più sicuro” e che i giovanissimi riescano, una volta presa coscienza dei pericoli del web, a farne un uso più consapevole e saggio.
In occasione di questa giornata Unicef ha rivelato che il 70,6% dei giovani nel mondo tra i 15 e i 24 anni sono sempre online. In Italia la percentuale si alza al 90% tra ragazzi e ragazze.
Nei Paesi avanzati è impensabile immaginarsi una vita senza la suoneria dei messaggi istantanei di Whatsapp o senza la possibilità di usufruire delle email della propria casella postale. Tuttavia, nei Paesi meno sviluppati la connessione fissa e mobile è ancora un fenomeno per “ricchi” se si considera che questa è diffusa soprattutto nelle grandi città.
Internet deve essere uno strumento a disposizione dei giovani – spiega Unicef – a prescindere dal loro livello di reddito. Secondo l’Unione Internazionale delle Tlc, mentre nei paesi più ricchi il 94% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è online, nei paesi più poveri risulta connesso più del 65% dei giovani. Si tratta di un passo avanti rispetto al ritmo di utilizzo di Internet da parte della popolazione a livello generale. Nel mondo, metà del totale della popolazione, a prescindere dall’età, è online.
Ma un diritto presuppone per la maggior parte dei casi un dovere: ecco perché, se da un lato è giusto utilizzare internet anche con una frequenza piuttosto sostenuta, dall’altro, è necessario essere cauti e non sottovalutarne mai i rischi.
Il mostro nero del cyberbullismo
A fianco della depressione tra i principali problemi adolescenziali vi è il cyberbullismo di cui le principali vittime sarebbero soprattutto le ragazze.
Il cyberbullismo è una forma di molestia virtuale attuata attraverso l’uso di internet. Proprio come il bullismo tradizionale è una forma di oppressione accusata dalla vittima per un lasso di tempo spesso piuttosto esteso e che lo porta ad accusare depressione, insicurezza, ansia ed attacchi di panico.
La vittima, di fronte ai ripetuti insulti e minacce attraverso lo schermo, anche se lontano fisicamente dal bullo, non riesce né ad aprirsi né a reagire. Teme di non essere compreso dai genitori e dagli insegnanti e, chiudendosi in se stesso, cerca di farsi scivolare addosso le parole cattive del bullo sperando di poter dimenticare l’accaduto.
Ma, ahimè, per dimenticare non è sufficiente spegnere il laptop o mettere la modalità offline.
Oggi il cyberbullismo è un pericolo riconosciuto dalla nostra società, ecco perché il 18 Maggio 2017 è stata approvata una legge volta alla prevenzione e al contrasto del suddetto fenomeno. Essa si propone di attuare misure a carattere educativo; nella fattispecie la legge è volta ad istituire in ogni istituto scolastico un gruppo di docenti al quale è affidato il compito di stabilire tutte le iniziative necessarie per la tutela dei propri studenti.
Essa definisce il fenomeno nel seguente modo:
Qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo.
Il patentino contro il Cyberbullismo, il progetto di Corecom
Un altro provvedimento messo in atto per la tutela dei più giovani è quello promosso dal Comitato regionale per le comunicazioni dell’Abruzzo e dei Corecom italiani.
Tale progetto consiste nella possibilità per i più giovani di acquisire un patentino per l’utilizzo dello smartphone e delle tecnologie sul web in modo da prevenirne i possibili pericoli.
Il progetto del Corecom è quello di un vero e proprio format composto da ‘Moduli educativi digitali‘, realizzato da educatori, creativi e psicologi, che prevede un ciclo di 20-30 lezioni durante il quale – spiega Lucci – gli alunni vengono accompagnati dagli insegnanti e al termine del quale affronteranno un test finale con consegna del patentino. Come per l’auto, occorre imparare a ‘portare’ la macchina complessa del web e riuscire a riconoscere i tranelli e a schivare i pericoli. Non ci si improvvisa con l’uso delle tecnologie”. “I dati del Censis così allarmanti – prosegue Lucci – rafforzano in noi la consapevolezza che questo problema del bullismo e del cyberbullismo è la vera emergenza in Italia per quanto riguarda i giovani e l’unica possibilità che abbiamo noi come Istituzione è quella di mettere in campo la formazione degli insegnanti, il dialogo continuo con i genitori e soprattutto l’attività innovativa della comunicazione e sensibilizzazione con i ragazzi. L’attività convegnistica o di un singolo incontro oggi non può essere lo strumento per raggiungerli.