Il razzismo raccontato da Bob Dylan: il caso Emmett Till

Le notizie riguardanti i maltrattamenti o le uccisioni dal movente razzista si susseguono.

La maggior parte degli episodi di violenza si è verificata a Chicago, in America, da parte dei corpi di polizia nei confronti di ragazzi afroamericani. La rabbia causata da questi avvenimenti ha portato a organizzare proteste pacifiche in tutto il mondo contro il razzismo, ma a volte questi eventi si tramutano in atti di violenza a loro volta.

Ciò che non viene accettato e compreso sono i motivi, spesso futili, usati per giustificare l’accaduto. Questi comportamenti causano spiacevoli tensioni etniche in paesi in cui il multiculturalismo dovrebbe essere sostenuto e non scoraggiato.

È davvero possibile risolvere e superare il problema del razzismo dopo aver ascoltato o letto queste notizie? Secondo le statiche del «Washington Post», dal 2015 al 2016 le persone afroamericane uccise da poliziotti sono state 381: “I neri hanno una probabilità di 2 volte e mezzo superiore ai bianchi di esser ammazzati dalla polizia. La probabilità di morte per un afroamericano non armato è stata superiore di 5 volte rispetto a un bianco nell’ultimo anno e mezzo”. Digitando su Google la dicitura ‘omicidi per razzismo’ appaiono moltissime notizie crude e dolorose. Una notizia del 2018 cita: “Polizia USA uccide afroamericano: polemiche a Sacramento. Gli agenti scambiano il suo telefono per una pistola e aprono il fuoco: morto un 22enne di colore”.

Copertina dell’album The Bootleg Series Vol. 9 – The Witmark Demos: 1962-1964

Ciò che fa maggiormente arrabbiare è la banalità con cui questi ragazzi vengono uccisi. Spesso lo sparo di un’arma da fuoco avviene per sbaglio, per un malinteso o per degli atteggiamenti che vengono fraintesi dalla polizia.

Una delle canzoni più famose che tratta di queste tematiche (attualissima ancora oggi) è The Death of Emmett Till dell’illustre Bob Dylan. La canzone venne scritta nel 1962, ma è stata pubblicata solo nel 2010 all’interno del CD The Bootleg Series Vol. 9 – The Witmark Demos: 1962-1964 che unisce registrazioni demo degli anni ‘62 – ‘64.

La canzone parla della storia, purtroppo reale, di Emmett Till, un ragazzo afroamericano di quattordici anni proveniente da Chicago e che venne ucciso a Money, in Mississippi, durante una visita estiva ai parenti. Il ragazzo venne seviziato, gli venne cavato un occhio, per poi essere assassinato brutalmente con un colpo di pistola, esclusivamente per motivi razziali. Il suo corpo venne gettato nel fiume Tallahatchie e fu ritrovato solo tre giorni dopo da due pescatori.

Emmett Till

La canzone di Bob Dylan si sviluppa attraverso sette strofe in cui l’artista racconta l’accaduto. È possibile dividere le strofe in due macro-gruppi: il primo composto dalle prime cinque strofe in cui l’autore descrive i fatti precedenti all’omicidio, l’omicidio stesso e il periodo successivo all’omicidio, cioè il processo agli assassini. Il secondo gruppo è composto invece dalle ultime due strofe, dedicate a una riflessione sugli avvenimenti.

Nella prima strofa l’artista racconta le circostanze dell’accaduto e descrive il protagonista: Emmett Till. “The color of his skin was black and his name was Emmett Till”. Bob Dylan sceglie appositamente di precisare quale fosse il colore della pelle del ragazzo perché questo fu il futile motivo dell’omicidio: lo sfondo razziale.

Nella seconda strofa viene narrato l’accaduto. Anche se l’azione non viene descritta nei minimi dettagli, il testo lascia intendere la brutalità del gesto, tant’è che l’artista si giustifica per la poca chiarezza dell’esposizione dicendo: “They tortured him and did some evil things too evil to repeat”.

Successivamente si conclude il racconto dell’omicidio e si spiega come gli assassini avessero torturato il corpo del ragazzo anche dopo la sua morte, gettandolo infine nel fiume. Nella conclusione del terzo paragrafo, Dylan chiarisce cosa avesse spinto i colpevoli, che erano solo dei ragazzi, a commettere il crimine. Viene utilizzata una frase molto forte che potrebbe infastidire gli ascoltatori della canzone o i lettori del testo: “Was just for the fun of killin’ him and to watch him slowly die”.

Il processo ai due colpevoli viene descritto con la parola mockery, cioè: presa in giro. I fratelli responsabili del reato sono stati infatti dichiarati innocenti e Bob Dylan costruisce un’immagine di antitesi tra la scena dei due fratelli sorridenti che scendono le scale del palazzo di giustizia e il corpo morto del povero Emmett che galleggia nelle acque dove verrà poi ritrovato. “The smiling brothers walkin’ down the courthouse stairs. For the jury found them innocent and the brothers they went free, while Emmett’s body floats the foam of a Jim Crow southern sea”.

Il cantante nelle ultime due strofe conclude il testo con dichiarazioni amare. L’umanità ormai è caduta così in basso che i suoi occhi sono pieni di sporcizia e le menti pieni di polvere. Vi è un rimando alla società odierna caratterizzata ancora da tanto odio e da crimini violenti dal movente razzista: “That this kind of thing still lives today in that ghost-robed Ku Klux Klan”.

La canzone si chiude con un messaggio di speranza e di riflessione per tutti gli ascoltatori: “But if all of us folks that thinks alike, if we gave all we could give, we could make this great land of ours a greater place to live”.

Non esiste canzone più attuale in una società dove si uccide come se la vita quasi fosse un gioco e dove spesso non si prende coscienza delle azioni commesse.

 

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