La prima testimonianza letteraria che abbiamo del bacio risale a un testo vedico indiano in sanscrito del 1500 a.C., appartenente già ad una precedente tradizione orale. Non si parla espressamente di bacio, ma di un antico modo di annusare con la bocca per descrivere l’atto di “toccare l’ombelico del mondo” con le labbra. In un altro testo coevo, invece, si parla di due amanti che “uniscono bocca a bocca”, ma è nel famoso poema del kamasutra, scritto intorno al III secolo D.C., che sono esposte le regole dell’amore e del piacere e in cui vengono spiegate dettagliatamente comportamenti sessuali di ogni tipo, compreso il bacio e le sue dinamiche corporee.
Anche l’antico testamento abbonda di baci. Uno, molto sensuale, è descritto nel secondo versetto del Cantico dei Cantici: «mi baci con i baci della sua bocca! Sì! Le tue tenerezze sono migliori del vino». L’antica tradizione greca, invece, sembra meno diretta al bacio erotico e sensuale, ponendo più attenzione a quello inteso come saluto o segno di devozione e supplica. Nell’Iliade viene descritto quello di Priamo, re di Troia, che bacia le mani di Achille, suo nemico, per implorare la restituzione del corpo del figlio Ettore. Lo storico greco Erodoto, nelle sue Storie del I secolo d.C., fornisce un catalogo culturale del bacio nel mondo classico. Tra i persiani, per esempio, il punto in cui ci si baciava dipendeva dalla posizione sociale: gli uguali si salutavano con un bacio sulle labbra, una piccola differenza di rango spostava il bacio sulle guance, mentre una grande distanza sociale obbligava alla riverenza fino al bacio del piede. Alessandro Magno, il conquistatore nel V secolo d.C., scatenò uno dei più grandi dibattiti del mondo antico sul bacio, che introdusse alla sua corte come segno simbolico col quale si rendeva omaggio a un monarca, anche se questa pratica era molto disprezzata dai greci.
Secondo gli storici anche i romani ebbero una grande cultura del bacio: i suoi più grandi esaltatori furono i poeti Catullo e Ovidio. Nella sua opera, L’arte di amare, Ovidio fa emergere una tradizione di avidi baciatori della Roma imperiale, che indubbiamente esportarono questa tradizione dalle conquiste da parte dei legionari. Inoltre, il bacio in pubblico per due fidanzati aveva anche una valenza giuridica e attestava il loro stato di persone promesse l’una all’altra. Infatti, in caso di morte prematura prima del matrimonio, una legge assicurava agli eredi del defunto una parte dei doni ricevuti dagli amanti.
Con l’ascesa del cristianesimo iniziarono tempi difficili per il bacio. Inizialmente consentito come bacio di pace, come scrive Paolo di Tarso nell’epistola ai romani: «salutatevi l’un l’altro con un santo bacio!», uscì ben presto dal rituale cattolico insieme all’introduzione di una rigida divisione dei sessi nelle pratiche liturgiche che sentenziò il concilio di Cartagine del 397. Rimasto solo un segno di venerazione, come il bacio dell’anello e della pantofola papale, la chiesa iniziò col tempo a concedere il bacio delle reliquie dietro compenso della “moneta del bacio”. Tuttavia nonostante le proibizioni religiose il bacio continuò a diffondersi all’esterno della chiesa nel modo di salutarsi, soprattutto in Francia e Inghilterra, come attestato anche negli scritti di Erasmo da Rotterdam a seguito dei suoi frequenti viaggi nell’isola. Una pratica che però ebbe una drastica riduzione dopo la grande peste di Londra del 1665-66 e da cui prese inizio la tradizione di salutarsi solo con una stretta di mano o con inchini.
Il mondo moderno, che iniziò con l’esplorazione dei nuovi continenti, incontrò le culture extraeuropee che non conoscevano il bacio nella sua forma erotico sensuale. Nelle descrizioni delle varie pratiche sessuali e di comportamento da parte degli esploratori, infatti, non vi era traccia dell’usanza del bacio che spesso gli indigeni trovavano una pratica sgradevole. L’antropologo Bronislaw Malinoski nel 1929 descrisse le pratiche amorose degli indigeni delle isole Trobriand, osservando che durante l’atto sessuale come meccanismo sensuale ed erotico si mordevano le ciglia anziché darsi dei baci. Charles Darwin, nel suo saggio L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali del 1872, descrisse il bacio malese, che consisteva nello strofinarsi col naso tra due persone. Si trattava di una forma di saluto, simile al bacio, usata in varie modalità anche dai popoli polinesiani, esquimesi e alcune tribù africane. Tuttavia, nonostante queste diverse pratiche affettive, la cultura europea del bacio si diffuse velocemente imponendosi a livello planetario con l’avvento delle comunicazioni e soprattutto del cinema, rendendolo nel tempo un comportamento straordinariamente popolare.
La ricerca di una possibile origine del bacio ha condotto la scienza a costruire ipotesi sulla sua origine attraverso l’anatomia fisica e psicologica di questo atto. Il bacio è una forma di linguaggio universale e i suoi migliori interpreti sono coloro che lo praticano celebrando l’emozione più grande e duratura nel tempo e nelle generazioni: l’amore. Un bacio impegna due persone in uno scambio di informazioni sensoriali basate su gusto, tatto, olfatto e tramite messaggeri chimici silenziosi detti feromoni che si diffondono nell’aria ed hanno il potenziale chimico di darci informazioni di vario genere sull’altra persona.
Ma cosa succede al nostro corpo durante un bacio? Durante un bacio i nostri vasi sanguigni si dilatano, il cervello riceve più ossigeno e respiriamo più a fondo. Aumentano i battiti e anche le pupille si dilatano (forse la ragione per cui molti chiudono gli occhi durante il bacio), e tutti i nostri sensi sono impegnati nel trasmettere informazioni e segnali di vario tipo da una cellula nervosa all’altra al cervello e al sistema limbico, che è la parte che ha a fare con l’amore, la passione e il desiderio. Questi impulsi neuronali producono una serie di ormoni come la dopamina, l’ossitocina, l’adrenalina, la serotonina oltre ad una cascata di endorfine prodotte dalla ghiandola pituitaria e dall’ipotalamo che inducono una sensazione di euforia e di eccitazione.
Ma è soprattutto la dopamina, una specie di droga naturale associata all’attesa di una ricompensa e di un piacere, a scatenarsi nel bacio. L’afflusso di dopamina in un bacio appassionato può produrre i sintomi tipici di un innamoramento o la sensazione di essere al settimo cielo. Un inebriante neurotrasmettitore che in alcuni casi può essere una delle cause di dipendenza dal sesso. Anche la potente ossitocina, chiamata “l’ormone dell’amore” col suo potere di aumentare i sentimenti di attaccamento e affetto è associata al bacio e continua ad erogare il suo effetto anche quando quelli della dopamina si esauriscono. In aggiunta nel bacio viene prodotto dalle ghiandole surrenali anche il cortisolo, l’”ormone dello stress” che ha un ruolo nella gestione dell’ansia e del pericolo.
Vi è anche un aspetto biologico del bacio che riguarda la trasmissione dei batteri attraverso la saliva (in un bacio mediamente si trasferiscono quasi 300 colonie di batteri), anche se sono da considerarsi innocui per circa il 95% dei casi. Tuttavia, esistono alcune possibili complicanze con i batteri della carie, o di altri virus come quelli della mononucleosi o “malattia del bacio” che è frequente negli adolescenti. Condizioni fisiologiche che normalmente non creano paure o rischi che invece possono trasformarsi in una vera e propria patologia psicologica nella filematofobia o paura del bacio, spesso accompagnata dalla filofobia ossia della paura di innamorarsi.
Il bacio come forma comportamentale umana è una complicata danza tra chimica e coscienza. Gli ormoni e i neurotrasmettitori non creano isolatamente le nostre emozioni, ma danno disposizioni al cervello in modo che possa predisporsi a guidare il nostro comportamento nel mondo in cui viviamo anche attraverso un bacio, che fondamentalmente rimane un atto comunicativo ancora prima che sentimentale. Il bacio erotico è senza dubbio un comportamento che facilita la riproduzione e la spinta innata a trasmettere il nostro patrimonio genetico, ma è anche la ricerca di un ambiente confortevole e sicuro che può favorire la sopravvivenza di un legame aiutandolo a tenerlo in vita con la passione.
Kristoffer Nyrop, Storia del bacio, trad. di A, Merlino, Donzelli Editore, Roma, 1995.
Sheril Kirshenbaum, La scienza del bacio, trad. di G. Rigamonti, Raffaello Cortina, Milano, 2011.