Chiunque fruisca quotidianamente di musica (e di arte in generale) probabilmente affermerà che non potrebbe mai farne a meno. E probabilmente i più sarebbero pronti a dire che c’è almeno una canzone che gli ha cambiato la vita. O quantomeno che gli ha svoltato la giornata. Ma perché la musica è così importante?
La motivazione primaria è da ricercare all’interno del gruppo che comprende i principali beneficiari dell’arte dei suoni: i giovani. Quindi bisogna innanzitutto capire che tipo di giovani si ha davanti nel XXI secolo.
Jean Twenge, docente di psicologia alla San Diego State University, ha condotto a lungo degli studi confluiti in un articolo nel 2010 su «Clinical Psycological Review». Da esso si evince chiaramente che nella nostra epoca il livello del benessere mentale è drasticamente calato ma non a causa dei cambiamenti nel mondo. I problemi principali risiedono, infatti, nelle modalità in cui esso viene percepito da parte dei ragazzi. Nonostante la qualità della vita nel corso degli anni sia migliorata, i giovani hanno la percezione di non avere in mano la propria vita. Considerando ora il panorama italiano, non si dovrebbe faticare a credere che quello che lo studio afferma sui giovani americani valga anche per il Bel Paese, anzi.
Sorvolando per un attimo sui casi di disturbi mentali certificati, bisogna considerare che l’adolescenza è il periodo destabilizzante per eccellenza. La mancanza di certezze, i continui cambiamenti e tutto ciò che questi fattori comportano fa sì che, per il giovane medio, non sempre tutto fili emotivamente liscio. E del resto ci stupiremmo se fosse il contrario.
Anche una volta diventati adulti le cose non si semplificano. Il fatto di avere un po’ più idea di chi si è veramente e di chi si vuole diventare (ammesso che sia così) non rende la vita tutta in discesa. Numerosi sono gli studi e gli articoli che parlano della difficoltà di affrontare la vita universitaria al giorno d’oggi, per esempio qui si parla, attraverso uno studio del Center for College Mental Health, di come uno studente su cinque soffra di un disturbo d’ansia o di depressione. Con questo non si vuole affermare che gli unici a non star completamente bene siano gli universitari, ci sono anche giovani che non lavorano e non studiano che soffrono comunque di alcune problematiche dello stesso genere, come si può leggere qui.
Si potrebbe continuare all’infinito. L’elenco delle difficoltà che i giovani incontrano sul loro cammino è innumerevole.
Ed ecco che si ritorna al punto iniziale: il motivo per cui la musica è così importante per i suoi utenti è che essa funge da auto-regolatore delle loro emozioni. In questo senso, quindi, l’ascolto musicale può effettivamente essere utilizzato per rinforzare stati d’animo, ma anche per rilassarsi, o per modificarlo. I meccanismi secondo i quali questo processo può avvenire sono molteplici: il primo di questi funziona attraverso una connessione che si instaura tra la canzone e l’ascoltatore, in quanto quest’ultimo si rivede in essa. Il secondo avviene attraverso un’associazione causata dal ricordo di una persona o di un evento trascorso ascoltando quel dato testo o melodia. Un terzo meccanismo fa sì che una canzone venga selezionata per il suo alto valore estetico. Infine, l’ultimo meccanismo è quello del messaggio musicale, ovvero quando l’ascoltatore sceglie un determinato pezzo per il messaggio che esso manda.
Quindi attraverso numerose modalità si arriva sempre allo stesso punto: la musica è un conforto, un supporto. Ed è qualcosa che, se ben selezionato, può davvero aiutare ad affrontare meglio tante situazioni. Ciò a cui si dovrebbe mirare è decisamente far sì che la musica possa fungere da self-empowering, ovvero un misto tra una spinta all’andare sempre avanti e allo sfidare se stessi ma anche una consapevolezza di sé, oltre che una capacità di autodeterminazione e autoaffermazione.
Insomma, il mondo è un brutto posto e vivere una vita serena è difficile. E se la musica può aiutare, perché non darle quanto meno una chance?