Nel nostro tempo persiste il falso mito che i ragazzi con la sindrome di down non sappiano e non possano fare quello che la gente “normale” di solito riesce a fare. Questo falso mito è molto presente nella nostra società, falso mito smentito, però, da molti casi concreti, come vedremo in seguito.
In questi ultimi tempi si è molto discusso di Rocco Casalino, il portavoce del Movimento 5 Stelle e di Palazzo Chigi. In uno spezzone di un filmato del 2004 etichettava i ragazzi down come poverini. Dichiarando anche che gli “danno fastidio” e che lo “infastidiscono“.
Ovviamente sono subito scattate le polemiche. C’è chi lo difende e chi no. Lo stesso Casalino si difende dichiarando che in quel video stava solo interpretando alcuni personaggi, anche in maniera paradossale e provocatoria. A quei tempi frequentava il Centro Teatro Attivo di Milano e le sue dichiarazioni non rappresentavano e non rappresentano assolutamente il suo pensiero sui ragazzi down. Era solo una recita insomma. Invece Enrico Fedocci, che oltre ad essere un giornalista Mediaset è colui che ha pubblicato il video su YouTube, dichiara: “Ho invitato Rocco Casalino come esercitazione per i ragazzi, come simulazione di una conferenza stampa/intervista, un incontro con un personaggio. Non si trattava di recitazione, raccontava se stesso agli studenti”
Ma è giusto etichettare i ragazzi down come “poverini” e considerarli “diversi”? La maggior parte delle persone lo fa spesso. Ma in realtà ci sono molti casi da citare in cui molti ragazzi down “ce l’hanno fatta”. Insomma sono riusciti a concretare dei sogni che inizialmente potevano sembrare impossibili da realizzare. Per esempio Gianluca Spaziani, un ragazzo con la sindrome di down, si è laureato in Lettere all’Università di Palermo. Il ragazzo si è laureato con la votazione di 105 su 110, con una tesi sulla “Riscrittura del tragico in Pasolini – Una lettura corsara sulla ‘Medea’ di Euripide”. Il rettore Fabrizio Micari poi afferma: “Il ragazzo è riuscito perfettamente a coniugare la sua personale passione per il teatro e le competenze attese per un laureato in Lettere”.
C’è anche un’altra storia simile degna di essere raccontata. Ed è la storia di Alberto Meroni, un ragazzo con la sindrome di down che ha scritto un libro autobiografico insieme al padre Ezio. Il libro, intitolato “Scoprirsi down”, racconta appunto la vita e le passioni di Alberto. Passioni che spaziano dalla pallavolo alla cucina. Questo diario fa comprendere alle persone come una vita teoricamente difficile possa essere straordinaria e degna di essere vissuta. Basta solamente volerlo e non iniziare a dire già in partenza: “io questo non lo posso fare perché ho un cromosoma in più”. Ed è proprio questo il falso mito che la società di oggi crede sia vero. Le persone con la sindrome di down sono impossibilitate a svolgere determinati lavori e a raggiungere determinati obiettivi?
Insomma per fortuna esistono casi e realtà che dimostrano che i ragazzi down semplicemente riescono a fare tutto ciò che fanno i ragazzi “normali”. Magari lo fanno in modo diverso, magari lo fanno con più difficoltà e con tanti sacrifici, ma lo fanno con tanta passione ed energia. Infatti è inutile categorizzare i ragazzi down come poverini e come incapaci di fare qualsiasi cosa. La realtà e i fatti ci sorprendono sempre. E magari il futuro ha in serbo per noi qualche altra sorpresa.