Per Narcoturismo si intende generalmente una corrente turistica che si caratterizza per il compiere viaggi con la finalità di acquistare o consumare droga. Tipico, in Europa, è il caso dell’Olanda: la sua legislazione permissiva riguardo al consumo di sostanze stupefacenti, insieme ai tipici Coffee Shops, attira turisti da ogni parte d’Europa. Peculiare è però la situazione in America Latina, dove vengono realizzati veri e propri tour guidati ad antichi centri dell’elaborazione della droga. In Colombia incontriamo ad esempio svariati Narcos Tour che si concentrano sui luoghi della vita di Pablo Escobar.
Forte impulso allo sviluppo di questi fenomeni è stato dato, suo malgrado, dalla cinematografia. Essa analizza la figura dei narcotrafficanti, cercando continuamente di non ricadere nel facile rischio della mitizzazione (pericolo che, soprattutto nel caso di Escobar, è assai complicato evitare). Celebre è il caso di Narcos, serie TV prodotta da Netflix nel 2005 che racconta la storia del Cartello di Medellín e del diffondersi della cocaina in Europa e Stati Uniti negli anni ’80. Il simbolo del narcotrafficante riscuote successo anche in ambito musicale. Esso viene infatti citato da artisti quali Sfera Ebbasta nella canzone intitolata appunto Pablo, o da Gue Pequeno e Capo Plaza in Trap Phone, dove compaiono riferimenti ai Narcos. Infine, possiamo ricordare Don Medellín di Salmo.
Pablo Emilio Escobar Gaviria, oggi conosciuto come Il re della cocaina, nasce a Rionegro, in Colombia, nel 1949. Cresce e vive a Medellín e dalla metà degli anni ’70 emerge come leader nel mondo del traffico di cocaina, tanto da essere considerato ancora oggi il criminale più ricco in assoluto. La sua strategia si basava sulla corruzione e sull’intimidazione, come noto dalla famosa citazione (ripresa nella stessa serie Narcos) “Plata o plomo” (argento o piombo, dunque soldi o proiettili). Muore il 2 dicembre 1993, per mano della polizia nazionale colombiana.
La notorietà di Escobar, oggi in gran parte merito dei prodotti cinematografici, non si è sviluppata però solo dopo la sua morte. Egli stesso cura attentamente la sua immagine durante tutta la sua vita, raggiungendo uno status quasi leggendario. Tale notorietà risulta evidente quando si pensa alla sua carriera politica. Il 14 marzo 1982 Pablo viene eletto alla Camera dei Rappresentanti in seguito al suo progetto “Medellín sin Tugurios”, che porta alla costruzione di oltre cinquecento abitazioni per famiglie povere. Ciò fece sì che Escobar venisse considerato una sorta di nuovo “Robin Hood”, un eroe, a dispetto della sua condotta criminale. Capiamo dunque la forza del mito di Pablo Escobar; mito, non va dimenticato, costruito con corruzione e delitti. Proprio su tale idealizzazione fa leva il narcoturismo in Colombia, il cui effetto è la celebrazione della criminalità.
Esemplare è il caso di Popeye (Jhon Jairo Velásquez Vásquez), sicario di Escobar e responsabile della morte di circa 250 persone. Dopo aver scontato ventitré anni di carcere, Popeye viene rilasciato e si trasforma in una vera e propria star in Colombia. Non solo pubblica libri, ma gli viene dedicata una serie televisiva (Surviving Escobar – Alias JJ). «Sono un pessimo esempio per i giovani, sono la dimostrazione del fatto che puoi uccidere, stare in galera per 23 anni e poi rifarti una vita. Pensano “Se ce l’ha fatta Popeye posso farcela anche io”» ammette egli stesso.
Nonostante i vari tentativi di controllare il fenomeno, i Narco Tour rimangono attualmente molto in voga. È sufficiente accedere ad Internet per trovare infatti offerte diverse, pubblicizzate anche su siti particolarmente diffusi (quali, ad esempio, Tripadvisor). Essi si compongono di un numero variabile di tappe nei luoghi della vita di Escobar. Per citarne alcuni, compaiono di frequente il cimitero dove il narcotrafficante fu sepolto e il palazzo presso il quale venne ucciso.
Nonostante la legittimità di tour che mirano a spiegare la complicata figura di Escobar, ci sarebbe da chiedersi quanto questi contribuiscano all’esaltazione personale di un criminale. Forse, come sostiene il sindaco di Medellín, sarebbe opportuno meditare sulla scomparsa delle vittime piuttosto che celebrare la figura di un narcotrafficante.