Ossessioni, compulsioni e disturbo ossessivo-compulsivo: quali sono le differenze?

Sentiamo spesso parlare di termini come ossessione, compulsione e disturbo ossessivo-compulsivo (spesso scritto DOC, dalle iniziali). Riusciamo però a distinguere le sottili differenze che ci sono fra questi tre termini? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Le Ossessioni

Avete presente quando all’improvviso vi viene in mente di fare qualcosa di molto cattivo contro il simpaticone che vi taglia la strada? Ecco, soffermatevi su quei precisi pensieri, aggiungete qualche macabro dettaglio, la sensazione che in realtà quella cosa la farete sicuramente, e sottoscrivete la funzione “ripeti” a vostro piacere: a cadenza di qualche ora o giornalmente. Ed eccovi servita un’ossessione!

Un’ossessione è infatti un’idea o una rappresentazione mentale ricorrente che causa angoscia. Qualche esempio?

  • Lavarsi continuamente le mani nella paura di essere contaminati da qualche fantomatico agente patogeno. È una delle più conosciute;

  • L’impulso continuo ad accumulare cianfrusaglie di qualunque tipo;
  • La paura irrazionale di compiere gesti violenti o non voluti.

Quelle appena elencate sono le ossessioni più comuni e conosciute. Purtroppo però questo tipo di disturbo può interessare anche altri campi della vita, come quello sentimentale e religioso. Le ossessioni possono infatti interessare continui pensieri di gelosia verso il partner o pensieri blasfemi durante cerimonie religiose.

Siamo tutti degli ossessivi?

Bisogna fare attenzione al fatto di non leggere queste righe e considerarsi immediatamente degli ossessivi! Qualche pensiero intrusivo, cioè un pensiero che ci arriva all’improvviso, che non percepiamo come “nostro” e che ci arriva di solito dal profondo, è (ahimè!) perfettamente normale. La differenza è che negli ossessivi questi pensieri sono vissuti come molto più angosciosi del normale, e il pensiero stesso continua ad essere la cosa a cui si pensa di più, continuando un circolo vizioso che imprigiona la persona. E’ da sottolineare inoltre come, nella maggior parte degli ossessivi, l’ossessione è fatta di immagini visive ricorrenti, più che di pensieri.

Importante per queste affermazioni una ricerca di Wells e Morrison del 1994, che hanno studiato e confrontato un gruppo di pazienti con pensieri intrusivi normali e un gruppo invece che faceva esperienza di vere e proprie ossessioni. Come hanno scoperto i due ricercatori, mentre i pazienti sani avevano delle preoccupazioni sotto forma verbale, i pazienti ossessivi:

  • Avevano più pensieri ossessivi dovuti ad immagini visuali ricorrenti;
  • I loro pensieri erano percepiti come più “estranei” rispetto a loro;
  • Questi ultimi erano di durata inferiore e più irrealistici (ma si ripresentavano sistematicamente nel tempo).

Ecco quindi che se anche qualche elemento potrebbe ricordarci qualche pensiero particolarmente strano venutoci in mente, non dimentichiamoci che queste sono patologie continue nel tempo e che influiscono notevolmente sulla qualità della vita! Perciò, è tutto ok: qualche strano pensiero non farà di noi degli ossessivi.

Le compulsioni

Se le ossessioni causano stati d’animo mentalmente dolorosi, i pazienti cercano di far fronte a questa situazione attraverso una serie di azioni che pensano possa alleviare loro l’angoscia dei pensieri intrusivi. Le compulsioni sono infatti dei veri e propri atti, o rituali, che generano sollievo psicologico al paziente. Questo sollievo però è temporaneo, dal momento che l’ossessione si ripresenta puntualmente nel tempo.

E’ interessante notare che la funzione del rituale è vista dal soggetto, inconsciamente, come un’azione magica che contrasta il pensiero intrusivo. La logica è quella del controllo: se facendo un gesto si ottiene sollievo, allora se ne ha il controllo, poiché si decide liberamente quando compiere il gesto, e si possono sconfiggere le proprie ansie. Ricordiamoci però che anche questo è  controllo compulsivo, perché il problema in realtà non viene risolto, ma anzi rafforzato, dal momento che le compulsioni non permettono alle ossessioni di essere disconfermate.

Il disturbo ossessivo-compulsivo: ossessione + compulsione

Ed eccoci arrivati a questo disturbo. Il DOC è, secondo le attuali definizioni, un vero e proprio disturbo mentale, riconosciuto dal DSM, che unisce sotto questo nome una serie di problematiche legate all’ossessività e alla compulsione. Per rispondere alle domande poste all’inizio di questo articolo, l’ossessione e la compulsione sono semplicemente parte di un disturbo più ampio chiamato disturbo ossessivo-compulsivo. Sono quindi due dei maggiori grandi tasselli che compongono il mosaico del DOC. Ma come si originano questi disturbi?

La base di questi fenomeni è stata a lungo un mistero, ed in realtà anche ora non abbiamo delle grandi risposte. Elinor K. Karlsson e Kerstin Lindblad-Toh, due ricercatori del Broad Insistute di Cambridge, negli Stati Uniti, hanno identificato le cause chimiche nel malfunzionamento di quattro geni (NRXN1, HTR2A, CTTNBP2 e REEP3). Questi malfunzionamenti porterebbero alcuni neuroni ad avere difficoltà a collegarsi agli altri attraverso le loro sinapsi (che sono gli elementi che permettono questo legame chimico). Questo squilibrio sembra possa influire sulla chimica del corpo, come squilibri nella produzione di serotonina, molecola che influenza l’umore (e quindi i pensieri positivi o negativi) o altri componenti chimici. Bisogna aggiungere anche che questi disturbi hanno una componente ereditaria. Nonostante le tante ricerche, infatti, al momento non si comprendono le cause profonde che portano all’insorgenza di questo tipo di problematiche.

Soluzioni

Come si potrebbero affrontare delle problematiche simili, nel caso cominciassimo anche noi a guardare milioni di volte l’orologio o cominciassimo ad accumulare una tonnellata di rifiuti in casa? Fortunatamente, ci verrebbe in aiuto, oltre ai farmaci, un prezioso alleato: la terapia cognitivo-comportamentale. Dalla comprovata efficacia, può aiutare il paziente a ridurre fortemente i sintomi ossessivi attraverso varie strategie:

  • Ristrutturazione cognitiva: il terapeuta ragiona insieme al paziente in merito ai pensieri ossessivi e cerca di farglieli comprendere profondamente per poi modificarli e risolverli positivamente;
  • Esposizione alle situazioni di innesco dell’ossessione: si cerca di desensibilizzare progressivamente il paziente alla situazione di innesco dell’ossessione con il confronto in una situazione del tipo scatenante, ma di minor impatto. Per esempio, prima di affrontare la paura di nuotare al mare, si abitua il paziente ad affrontare la paura di una piccola piscina per bambini;
  • Rimuovere i rituali di controllo: si educa il paziente a non mettere in atto i rituali di compulsione, facendogli comprendere nel profondo che servono solo a confermare l’ossessione.

In definitiva

Abbiamo affrontato brevemente le sottili differenze che ci sono tra questi disturbi, tutti legati tra loro da problematiche simili. Per quanto strani – e la stranezza deriva proprio dall’origine mentale di questi pensieri – esistono: l’unico modo in cui si può agire è capire che dietro comportamenti strani o socialmente assurdi, a volte si nascondono dei veri e propri disturbi mentali,  che se riconosciuti possono essere trattati.

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