Sei un mito
Nella storia dei più attesi album italiani difficilmente capita che qualche canzone, sia essa anche solo un cosiddetto b-side, ruoti attorno a personaggi antichi, complessi e che poco hanno a che fare con l’attualità, specie se si osservano i repertori degli artisti nazionalpopolari. Eppure Michele Salvemini (Molfetta, 1973), in arte Caparezza, ci ha abituati fin dagli inizi della sua carriera, ormai vent’anni fa, a tematiche ricercate e non immediate, rappresentando una delle più floride eccezioni a questa tendenza. Tra storia dell’arte, personaggi ricercati e storie sconosciute da portare al grande pubblico non si è fatto mancare neanche Atlante, personaggio della mitologia greca, figlio di Zeus e Climene, che venne costretto dal padre a tenere sulle sue spalle per l’eternità tutto il peso del globo terrestre. Una tale punizione fu la conseguenza della partecipazione alla guerra dei Giganti, capitanati da Crono, contro gli Dèi dell’Olimpo e Zeus. Da lì l’immagine di Atlante venne sempre associata a un uomo che sorregge il mondo, a tal punto che nell’Odissea egli viene descritto come “colui che regge il cielo”.
Mondo
La caduta di Atlante (capitolo: il peso; 709: sopruso o giustizia) è la terza traccia dell’ultima fatica del rapper pugliese, Prisoner 709, album pubblicato per Universal Music a settembre 2017. Prende spunto, appunto, dal mito greco di Atlante che innamoratosi di Dike, Dea della giustizia, cerca di conquistarla offrendole potere e ricchezza, ma lei rifiuta e fugge via. Atlante, nel tentativo disperato di raggiungerla, cade e viene schiacciato proprio dalla Terra che portava sulle spalle. Il racconto di Atlante e Dike è nel caso specifico di Caparezza una metafora per raccontare il momento dell’inizio dell’acufene, la prigionia con cui egli convive dal 2015 e che fa da sfondo a tutte e 16 le tracce di quello che è quindi un concept album. Il ritornello del brano, in particolare, aiuta a chiarire il concetto:
“Del giorno in cui mi cadde il mondo addosso, ricordo tutto pure l’ora e il posto: il contraccolpo, poi la stretta al collo.”
Nel caso dell’autore del testo, il perseguimento di potere e ricchezza si concretizza nell’aver sempre messo la musica al primo posto, trascurando la propria salute. Dopo anni di ascolti incessanti e concerti ad altissimo volume, gli effetti si sono manifestati con un conto molto salato: un fischio permanente che mai se ne andrà (chiamato appunto acufene). Nel testo sembra fare, col senno di poi, un mea culpa:
“Usi la forza e la ricchezza per le tue conquiste? Non sei più forte né più ricco sei solo più triste!”
Vedrai, vedrai
Di Prisoner 709 abbiamo parlato sia all’uscita che durante il tour. Attualmente Caparezza sta raccogliendo idee e verosimilmente a livello discografico il 2019 non lo vedrà protagonista. Si può però cogliere questo momento di tranquillità per recuperare i progetti passati di un artista che è sempre stato in grado di innovarsi, sperimentando e arricchendo l’ascoltatore. La caduta di Atlante non è infatti che uno dei numerosi esempi di ciò che il rapper pugliese è in grado di proporre. Per la sua capacità autoriale, è stato anche il primo cantante proveniente dal rap a vincere la Targa Tenco nel 2014.