Inghilterra 1708: la regina Anna (Olivia Colman), ultima Stuart, regge le sorti di una Gran Bretagna in pericolo, a causa della guerra in corso contro la Francia. In realtà le redini del potere vengono saldamente mantenute dalla duchessa di Marlborough Sarah Churchill (Rachel Wiesz), una donna risoluta e spietata, legata alla reggente da una lunga amicizia. La sua influenza è tale da permetterle di esercitare il potere in prima persona, manovrando le decisioni della debole e malaticcia Anna in proprio favore. Il mondo perfetto creato da Lady Marlborough sembra indistruttibile come la sua persona, ancor più pericolosa viste le tenerezze a cui riesce ad abbandonarsi soggiogando l’ingenua regina.
Ma la serenità di Sarah non durerà per sempre: l’arrivo a corte di una graziosa fanciulla metterà in pericolo la sua posizione. Abigail (Emma Stone) entra in scena con dolcezza, presentandosi come la cugina di Sarah caduta in disgrazia per gli errori del padre. Con apparente sottomissione Abigail riesce a far breccia nel gelido cuore di Lady Marlborough, una commozione che la prima donna d’Inghilterra pagherà a caro prezzo: la biondina arriverà fino alle intime stanze della regina.
Questo e molto altro nel nuovo film di Yorgos Lanthimos, La Favorita. Il titolo scelto dal regista ellenico è illuminante sul tema: la lotta di potere tra due donne, entrambe desiderose di diventare la favorita della regina. Per realizzare i propri ambiziosi progetti, Abigail e Sarah sono pronte a tutto, non importa quante e quali ostacoli dovranno scavalcare. In questo modo si delinea sullo schermo una prevedibile storia fatta di inganni, seduzione, umiliazione e sberleffi, incorniciati dall’ambiente di una corte il cui lusso è in contrasto con le difficoltà economiche causate dal conflitto. In effetti la guerra è sempre presente sullo sfondo della vicenda, ma sembra essere una preoccupazione di poco conto per la capricciosa regina, che preferisce affidarsi alle curiose scelte delle sue dame.
Così Lady Marlborough si presenta come un generale di ferro inflessibile, per cui gli affari di guerra sono fondamentali per garantire ricchezza all’Inghilterra e a sè stessa. D’altro canto Abigail sembra essere molto più interessata alla propria rivalsa sociale, e non ha nessun interesse per il destino del Paese, cosi come dichiara esplicitamente a chi tenta di iniziarla alle dinamiche politiche. Diverso l’atteggiamento di Anna Stuart, senza dubbio il personaggio più riuscito di tutti: Olivia Colman è in grado di restituire brillantemente l’immagine di una donna instabile, schiacciata dalle sue pulsioni, che la portano a seguire unicamente i propri appettiti sessuali senza preoccupazione per le ripercussioni. La regina è una goffa bambinetta in un corpo mastodontico, i cui limiti vengono freddamente sottolineati da Sarah come quando la incontra nei lunghi corridoi del palazzo e la fa tornare in camera a struccarsi, perché così conciata “assomiglia a un tasso”. Al contrario Abigail mente spudoratamente: si rivolge solo con parole gentili e ricopre la regina di complimenti e lusinghe: “I suoi capelli sono bellissimi, glieli invidiano tutti a palazzo”, dice la ragazza mentre spazzola la chioma secca e crespa della sovrana.
Un triangolo erotico – sentimentale ben congegnato dall’astuto Lathimos, che riesce a presentare una storia banale con trucco e parrucco perfetti: scenografia e costumi stupefacenti, musiche raffinate, cast stellare sono gli ingredienti perfetti per il suo ingresso sul panorama holliwoodiano. I suoi affezionati spettatori si diranno un po’ delusi da La favorita, sopratutto in virtù delle sue parabole cerebrali su amore e potere (da The Lobster a Il sacrificio del cervo sacro) sacrificate in favore di una riflessione amara sulle perversioni del potere, priva di quella lente d’ingrandimento che il regista ha sempre usato rendendo inconfondibile la sua firma. Apprezzabile la leggerezza di sottofondo, dovuta alla volgarità dei dialoghi affidati ai personaggi raffinati della nobiltà british, i cui tratti bizzarri vengono esagerati con corse di anatre e lanci d’arance.
Un universo grottesco che si allontana dalla realtà del contesto storico per portare avanti l’instancabile indagine antropologica del regista, questa volta meno riuscita. Nonostante le critiche Lanthimos riesce nel suo intento: numerosi i riconoscimenti come le numerose candidature all’Oscar: miglior film, miglior regista, miglior attrice protagonista a Olivia Colman, miglior attrice non protagonista a Emma Stone e Rachel Weisz, miglior sceneggiatura, scenografia, montaggio, costumi e fotografia. Niente male!