In cerca di soluzioni alla crisi: tra reddito di cittadinanza e navigator

Ne abbiamo parlato a lungo, abbiamo analizzato la disillusione delle promesse fatte dagli economisti classici, e dalle prospettive dei nostri avi. Il XXI secolo è il secolo della disoccupazione giovanile. E ora, gli Stati, in particolar modo quelli europei, devono agire.

Calandoci nel contesto italiano, il nostro Stato ha infatti dovuto rimboccarsi le maniche e cercare una soluzione valida. Valida e efficace, che sarebbe stata in grado di debellare, forse, ma almeno di favorire uno sviluppo. Le misure adottate a questo riguardo sono così state:

  • Introduzione del reddito di cittadinanza
  • Istituzione della figura del “Navigator”.

Sono due misure adottate con l’intenzione di combattere la diseguaglianza, aumentare l’occupazione e migliorare l’incontro tra la domanda e l’offerta di mercato. Il primo è stato proposto dal Movimento 5 Stelle agli albori della campagna elettorale che ha interessato il Paese. Progetto poi approvato in forma di decreto nel 17 gennaio del 2019 e firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il reddito di cittadinanza è una forma di sostegno economico a beneficio della popolazione residente sul territorio italiano. Il Movimento 5 Stelle ha infatti stazionato una cifra mari a 5,5 milioni da indirizzare a coloro che sono privi di occupazione o che godono di un reddito vicino alla linea della povertà, ma anche chi è sottopagato  avrà diritto all’integrazione del reddito. Il cui importo mensile massimo sarà di 780 euro, quota soggetta a modifiche in caso di eccessivo numero di richieste. In cambio però , i cittadini dovranno svolgere lavori socialmente utili per il Comune di residenza, di almeno due ore giornaliere. La domanda di richiesta potrà essere inviata online, presso Poste Italiane o Caf convenzionati. Tuttavia, l’integrazione del reddito non andrà a beneficio di tutti, ma solo a coloro che soddisferanno i suddetti requisiti:

  • Cittadinanza italiana, europea o almeno 10 anni in Italia, di cui gli ultimi due consecutivi;
  • Godere di un ISEE inferiore a 9.360 euro annui;
  • Patrimonio immobiliare inferiore ai 30.000 euro annui;
  • Patrimonio finanziario inferiore ai 6.000 euro.
  • Punto fondamentale è la condizione di disoccupazione o di inoccupazione.

Requisiti necessari per l’accesso che permetteranno la selezione di coloro la cui situazione economica possa essere migliorata, ponendo fine allo stato di emarginazione. Ovviamente chiunque fornisca false informazione, potrà  rischiare fino a sei anni di reclusione; e in caso di utilizzo del beneficio in gioco di azzardo, il beneficiario sarà soggetto alla revoca.

La seconda soluzione non ha nulla che vedere con il film di fantascienza del 1986. Il Navigator è infatti la seconda soluzione adottata dallo Stato italiano per contrastare gli effetti di un’elevata disoccupazione sempre più opprimente.

Ideata da Mimmo Parisi, docente presso Mississipi State University di Stakerville, e poi promosso da Luigi Di Maio, è finalizzata alla formazione e all’indirizzo dei futuri fruitori del reddito di cittadinanza al mondo del lavoro. E una via, per salvarli da una possibile futura dipendenza dal beneficio.

Il Navigator è quindi il futuro “tutor del reddito”, incaricato di seguire il beneficiario del reddito nel reinserimento professionale, per mezzo di una possibilità di relazione tra le imprese locale e suddetta figura. Il Decreto Legge del 28 gennaio del 2019 n.4  ha stazionato a favore dell’Anpal Servizi S.p.A. (Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) 500 milioni di euro, indirizzati all’assunzione di ben 6 mila Navigator (i restanti 4 mila verranno poi assunti nei centri per l’impiego delle regioni).

Quali dovranno però essere le capacità del Navigator? E questo lo spiega Maurizio del Conte, presidente uscente di Anpal, in una dichiarazione:

“conoscere le regole, e cioè benefici, incentivi e sussidi di disoccupazione, con le differenze messe in campo a livello regionale e territoriale, avere conoscenza tecnica e giuridica precisa, avere capacità anche di orientatore e valutatore delle competenze professionali di chi si presenta allo sportello, in modo tale da realizzare un bilancio delle competenze del disoccupato. Ed essere capace di leggere come si muove il mercato territorialmente, essendo così in grado di incrociare domanda e offerta di lavoro, andando a incrociare le imprese con i beneficiari del reddito di cittadinanza”

I requisiti dovranno infatti essere il conseguimento di una laurea magistrale in economia, giurisprudenza, sociologia, scienze politiche, psicologia o scienza della formazione, e almeno 4 anni di esperienza nel settore delle consulenze lavorative.

Le assunzioni avverranno per mezzo di un colloquio, o per lo meno questo ha affermato il Vice Premier Di Maio ospite di Bruno Vespa:

«Il Navigator fa parte del programma di assunzioni che faremo. Li selezioniamo con un colloquio per trovare altre persone con alto profilo per seguire i giovani che hanno perso il lavoro. L’importante è che la persona che orienta il disoccupato venga pagato in base al numero delle persone orientate»

Che un semplice colloquio possa essere sufficiente per loro assunzione è ancora da discutere e lo dimostrano le numerose critiche. Inoltre, dopo questa dichiarazione, risalente ormai a settimane fa, le modalità di selezione non sono state ancora chiarite. Eppure l’entusiasmo si è diffuso e presso i centri per l’impiego sono in molti a proporre la propria candidatura. Entusiasmo smorzato da chi vede in questa figura una forte precarietà, dato che i contratti di collaborazione saranno di breve durata: un massimo di due anni, per uno stipendo tra i 1.7000 e i 1.8000 euro netti. Ed è la stessa Anpal a criticare una simile contraddizione, invocando l’intervento dello Stato per la conversione del decreto.

Quali saranno gli effetti e se si dimostrerà essere un’ottima scelta è ancora presto a dirlo. Per ora la popolazione si divide in due forti poli, tra chi risulta appoggiare incondizionatamente il progetto e chi lo vede come solo l’inizio di una catastrofe. La verità è che è ancora poco chiaro se il progetto sarà in grado di recuperare le vite di molti italiani disillusi e rilegati in una condizione di marginalità.

 

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