Che tempi
Quante volte vi capita di sentire le persone più anziane lamentarsi con il più classico dei «era meglio prima»? Che sia il lavoro, il clima («ai miei tempi non pioveva così») o il rispetto tra le persone, la lamentela è la stessa. Per sapere se quest’epoca sia effettivamente peggiore, bisognerebbe però approfondire nel dettaglio alcune questioni che in passato hanno infiammato l’Italia. Un esempio è la questione del sesso prima del matrimonio, argomento di cui ormai nessuno parla, nonostante nemmeno mezzo secolo fa potesse provocare gravi discussioni. Per avvicinarsi a un pensiero culturalmente così distante possono essere molto utili racconti sotto forma di libri, film, e a volte canzoni. Piccola storia ignobile di Francesco Guccini è una di queste. Prima traccia dell’iconico album del 1976, Via Paolo Fabbri 43 (effettivo indirizzo dove il cantautore modenese risiedeva a Bologna), come tante altre del “maestrone”, ha un testo denso e apparentemente serioso ed è priva di ritornello. In breve: la protagonista è rimasta incinta del suo ragazzo, che una volta venuto a conoscenza del fatto, l’ha lasciata. Chi racconta è probabilmente un amico con cui la ragazza si è confidata. La gravidanza non è mai esplicitata nei quasi sette minuti di durata del brano, tuttavia le allusioni sono chiare e incontrovertibili:
“Non potevi dimostrare che era suo.”
in particolare, toglie ogni dubbio.
Una critica avvelenata
Piccola storia ignobile è una forte denuncia contro la società di allora. Una denuncia sia verso le responsabilità che la figura maschile ricopriva di fronte a un simile evento, praticamente nulle, sia verso la visione esagerata e punitiva che si aveva in questi casi. Non bisogna dimenticarsi che matrimonio e aborto sono due macrotemi cardine non solo di questa canzone, ma soprattutto del periodo storico in cui questa prende vita. Gli anni ’70 sono infatti quelli dell’abbattimento di alcuni tabù italiani, grazie soprattutto al Partito Radicale. La Legge sull’aborto, a tal proposito, sarà promulgata esattamente due anni dopo Piccola storia ignobile, il 22 maggio 1978. Questo testimonia quanto Guccini (definito dal dj Max Brigante “il più rapper tra i cantautori” nel recente libro Fuori Onda) sia stato capace di raccontare il periodo storico che stava vivendo. La critica alla società si rivolge in particolare a un certo tipo di bigottismo, dettato anche da un’interpretazione della dottrina religiosa che limitava la libertà degli individui. La protagonista è stata:
“Allevata nei valori di famiglia e religione, di ubbidienza, castità e di cortesia.”
Con questo tipo di educazione, dal punto di vista paterno, i rischi di intraprendere una strada sbagliata si sarebbero dovuti azzerare. Il sesso era dunque temuto e controllato: ma la repressione non spegne il desiderio, anzi lo amplifica. La severità e la rigidità con cui si descrivono le reazioni di chi è accanto alla sventurata, non solo il nucleo familiare ma addirittura tutta la cittadinanza, evidenziano un ingigantimento fuori controllo. La vicenda viene inoltre definita:
“Solita e banale.”
Il paradosso è evidente. Da un lato la società di allora non permetteva che si parlasse di circostanze come queste, se non in maniera negativa, ma dall’altro le stesse erano molto frequenti, talmente tanto da essere definite “solite e banali”. Si rafforza così in Guccini la necessità di trattare l’argomento anche tramite uno strumento apparentemente innocuo come un disco. Furbescamente, nel testo egli si lamenta di doverne parlare:
“Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare.”
riferendosi anche ai tanti che, non avendo a che fare personalmente con simili avvenimenti, si voltano dall’altra parte senza considerare i problemi altrui. Il cantautore punta soprattutto il dito verso i politici, i quali:
“Han ben altro a cui pensare.”
Si stava meglio quando si stava peggio
Una canzone d’autore come Piccola storia ignobile ha il merito di far immergere perfettamente l’ascoltatore, anche a distanza di quarant’anni, nella mentalità diffusa allora nel nostro paese. Ha il merito di far comprendere le difficoltà che moltissime ragazze hanno dovuto affrontare per un gesto, quello del sesso prima del matrimonio, oggi del tutto normale. Inoltre l’ironia e la capacità narrativa fanno sì che un tema così delicato non risulti pesante, ottenendo l’effetto positivo di far osservare con uno sguardo forse meno critico la società di oggi. C’è ancora tanto da fare, ma molti dei diritti civili che vertono verso la parità di genere sono stati già raggiunti, e questo non va dimenticato.
Valerio Castronovo, MilleDuemila (vol. 3), La Nuova Italia