Emilie nata nel 1874 a Vienna ha appena 17 anni quando incontra Klimt, all’epoca trentenne, grazie al matrimonio di sua sorella Helene con Ernst Klimt, fratello del pittore. Dopo la morte prematura di Ernst, Gustav diventa una sorta di protettore per le sorelle Flöge tanto da creare un legame indissolubile con Emilie. La verità sul loro rapporto è e rimarrà per sempre un mistero; non essendosi mai sposati si pensa che la loro relazione non sia mai sfociata nella sfera amorosa carnale, ma che si sia limitata a un rapporto platonico. Ciò che è indubbio è sicuramente il loro stretto rapporto lavorativo. Emilie si dimostra fin da subito uno spirito indipendente e creativo, decide infatti di lasciare la scuola di sarta per aprire insieme a sua sorella nel 1904 il suo primo atelier, il “Salon Schwester Flöge”, nel cuore di Vienna nella Mariahilfer Straße. L’atelier stesso diventa un’opera d’arte in pieno Jugendstil, progettato nei minimi dettagli dagli architetti e rappresentanti della Wiener Werkstätte, Kolo Moser e Josef Hoffmann. Lo studio acquista successo dopo il lancio della linea Reformbekleidung, nata sotto un forte influsso femminista proveniente soprattutto dall’Inghilterra: una serie di abiti dalle forme ampie, morbidi sulle spalle, senza punto vita e soprattutto senza gli odiosissimi corsetti che limitavano le donne nei movimenti.
La collezione di Emilie è senza dubbio rivoluzionaria, tanto da darle la possibilità di viaggiare tra Parigi e Londra, dove le è possibile osservare da vicino il lavoro di stilisti iconici come Coco Chanel e Christian Dior. Durante questi viaggi Klimt soffrirà moltissimo della mancanza di Emilie, le scriverà lettere quasi morbose, in cui espliciterà il proprio dissenso sul non riceverne altrettante. La relazione con Klimt sarà comunque importantissima per la breve scalata verso il successo della stilista: è infatti il pittore stesso che spesso le disegna abiti, stoffe e gioielli che avranno tantissimo riscontro tra la clientela dell’atelier. I suoi abiti dalla forma a sacco, ricchi di texture geometriche e dai colori accesi sono quindi un perfetto compromesso tra comodità bellezza e arte.
Emilie oltre a essere una stilista all’avanguardia, tanto da essere apprezzata dal movimento femminista, riesce a diventare prima di tutto una business woman, capace di comprendere i desideri dei propri clienti. L’attrice austriaca Maxi Blaha, che a lei dedica il recital teatrale «Emilie Flöge – Amata Musa» la descriverà con queste parole:
“Emilie era una donna libera da tutti i punti di vista, anche dai pregiudizi, anche se questo non la proteggeva dalle malelingue. Ma lei è andata avanti per la sua strada. Era una donna indubbiamente molto forte”
Il suo desiderio di creare abiti innovativi non si spegnerà neanche durante la prima guerra mondiale, sarà invece la morte di Klimt a determinare l’interruzione della produzione di abiti del suo atelier. Emilie preferì dedicarsi al suo lavoro più in solitudine, nel suo appartamento, circondata dai vecchi oggetti, dalle lettere appassionate e dai quadri del suo grande amore Gustav. Sfortunatamente gli sforzi di Emilie per realizzare nuovi capi saranno completamente inutili e impotenti di fronte alla forza devastante della seconda guerra mondiale. Dopo l’Anschluss del 13 Marzo 1938 Emilie dovette chiudere in maniera definitiva il suo atelier a causa della perdita di numerosi clienti ebrei. Una fine dettata da un mostro molto più potente di lei.