You wanna know how I did it? This is how I did it, Anton: I never saved anything for the swim back.
In un futuro prossimo, lo sviluppo scientifico ha reso possibile manipolare il corredo genetico umano agendo sulle cellule embrionali dei nascituri, così da sceglierne in anticipo le caratteristiche fisiche ed evitare malattie, allergie e predisposizioni a dipendenze di ogni sorta. Questi individui perfetti creati in laboratorio sono noti come Validi, contrapposti ai Non Validi concepiti in modo naturale. Vincent (Ethan Hawke) appartiene al secondo gruppo; fin dalla nascita gli viene diagnosticata una grave forma di cardiopatia congenita che ne pone l’aspettativa di vita non oltre i trent’anni. Suo fratello minore Anton viene invece selezionato secondo le tecnologie eugenetiche in modo da garantirgli un’esistenza al meglio delle possibilità offerte dalla scienza. Crescendo, le differenze innate ai due si manifestano con chiarezza: Anton, figlio prediletto, supera in altezza e forza fisica Vincent, tanto da batterlo regolarmente nelle loro sfide di nuoto – finché un giorno l’esito della gara è ribaltato. Vincent salva uno stremato Anton dall’annegamento e abbandona per sempre casa.
It was the one moment in our lives that my brother was not as strong as he believed, and I was not as weak. It was the moment that made everything else possible.
Vincent sogna fin da piccolo di diventare astronauta, ma la sua condizione di Non Valido lo relega a svolgere lavori umili e degradanti. Le cose cambiano quando incontra Jerome (Jude Law), ex atleta Valido rimasto paralizzato in seguito a un incidente, disposto a vendergli la propria identità. Grazie al suo aiuto, Vincent si guadagna l’accesso a Gattaca, l’ente aerospaziale responsabile delle missioni interplanetarie. Qui, sotto mentite spoglie, conosce Irene (Uma Thurman) e si fa notare per le sue doti non comuni, tanto da assicurarsi un posto sull’imminente missione in partenza per Titano. Ma un misterioso omicidio all’interno della stazione sconvolge i suoi piani, anche perché ad indagare sul crimine sarà suo fratello Anton, diventato nel frattempo investigatore.
Gattaca, diretto da Andrew Niccol, è un film appartenente al filone biopunk che nonostante gli oltre vent’anni trascorsi dall’uscita affronta questioni tutt’ora attuali. L’ingegneria genetica e la manipolazione del genoma umano non appaiono oggi fantasie utopiche, ma sviluppi plausibili della futura ricerca scientifica. Più che soffermarsi sui prevedibili dilemmi etici e morali legati all’ampiezza dell’intervento concesso all’uomo nel manipolare la sua stessa natura, il tema che informa la storia è l’eterno contrasto tra determinismo e libero arbitrio. In uno scenario come quello descritto da Gattaca, in cui si possono scegliere al momento del concepimento caratteristiche e capacità del futuro bambino, in cui alla nascita sono già note con terrificante precisione aspettativa di vita e cause di morte, quanto spazio rimane per la libera autodeterminazione dell’individuo, per la possibilità della scelta e per esplorare, magari anche superare i propri limiti? La parabola esistenziale del protagonista entra continuamente in collisione con le rigide barriere imposte dalla scienza e dalla società, scardinandole grazie al propellente di un’incrollabile forza di volontà.
L’altra grande tematica di Gattaca è la riflessione sociale sui diritti civili e le nuove forme di discriminazione genetica. I nati secondo natura sono considerati una classe inferiore, condannati a vivere ai margini di una società che li guarda con disprezzo. La discriminazione legittimata dalla scienza ha raggiunto un livello profondo, superando il colore della pelle per arrivare alla materia stessa che compone l’uomo. Uno scenario che non appare impossibile in prospettiva futura. Tecniche di gene editing sono già praticate da alcuni anni, mentre è più recente l’annuncio di uno scienziato cinese che avrebbe operato alterazioni del DNA negli embrioni di due gemelline: la notizia ha suscitato grande scalpore e reazioni contrastanti nel mondo scientifico e non solo. Intanto, personalità di spicco come Bill Gates mettono in guardia sui pericoli delle future disuguaglianze genetiche, esortando ad affrontare il problema già oggi.
Pur sollevando questioni di valenza universale, il film non dimentica la storia personale dei suoi protagonisti. Vincent e Jerome, agli antipodi per nascita, sono accumunati dallo stesso sentimento di ribellione contro una società sempre più dispotica e disumanizzante. Il primo lotta per trovare spazio in un mondo che lo vorrebbe esiliare; il secondo, condannato al successo e a una perfezione che non riesce a sopportare, reclama il diritto di decidere del proprio destino, nel bene e nel male. Insieme, riusciranno a spezzare le catene che li legano.
I got the better end of the deal. I only lent you my body. You lent me your dream.
Gattaca è un film carico di simbolismi e metafore che ne arricchiscono la narrazione. Tra le più belle e profonde, quella che coincide con il climax del film: l’ultima sfida di nuoto tra i fratelli ormai adulti, nel mare notturno sotto il cielo stellato. A un incredulo Anton, ancora roso dal ricordo della sconfitta subita anni prima, Vincent rivela il segreto del suo successo: non aver mai risparmiato energie per il ritorno. Nella sua perfezione, Anton ha un’idea esatta dei propri limiti; sono stati stabiliti per lui alla nascita e non osa superarli. Abituato alla logica asettica e stringente che governa la sua esistenza così come la società in cui vive, è conscio che arrivato a metà strada dovrà fermarsi e tornare indietro con le energie rimaste. Vincent invece si spinge oltre, incurante delle conseguenze, spinto da una ferrea determinazione a travalicare i propri limiti naturali. Dove la scienza e la ragione gli si oppongono, lui si affida all’istinto e al sentimento. Nelle gare di nuoto come nella vita ha dato sempre tutto se stesso, senza dubbi o esitazioni, fino all’ultima stilla di energia, all’ultimo battito del suo cuore malato.
È in questo messaggio che risiede il significato profondo del film. La Stazione di Gattaca è un microcosmo che riflette il più vasto scenario di una società perfetta ma priva di anima. I Validi che vi lavorano, inquadrati in ranghi serrati e schiavi di una monotona routine, sembrano automi più che persone vive; si muovono in un mondo dai riflessi cromati in cui il metallo ha sostituito la carne, il freddo calcolo soppiantato l’emozione. In mezzo a tutto questo, Vincent attinge con sforzo superomistico e appassionato a quei sentimenti che ci rendono umani, per realizzare ciò che non può essere creato in provetta: un sogno.
For someone who was never meant for this world, I must confess I’m suddenly having a hard time leaving it. Of course, they say every atom in our bodies was once part of a star. Maybe I’m not leaving… maybe I’m going home.
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