Fernando Aiuti si è spento il 9 gennaio scorso presso il Policlinico Gemelli di Roma. Purtroppo la morte del noto immunologo è circondata dall’alone di sospetto che si tratti di suicidio: pare infatti che abbia perso la vita precipitando da una rampa di scale, vicina al reparto in cui era ricoverato. La malattia cardiaca di cui Aiuti soffriva si era recentemente aggravata, evolvendo verso un franco scompenso cardiaco, in trattamento polifarmacologico e, per questa ragione, era ospitato dall’ospedale.
La causa del decesso è da imputarsi al trauma cranico causato dalla caduta da un’altezza di circa dieci metri e la triste ipotesi che abbia posto volontariamente fine alla sua vita nasce dal fatto che il professore spesso si era lamentato della sua condizione di malato. Le cure cui era costretto a sottoporsi, talvolta anche invasive, unite agli svariati ricoveri, rendevano infatti la sua situazione faticosa da sopportare.
La tristissima notizia ha riportato alla memoria di tutti il valore di un uomo che con un semplice bacio ha cambiato radicalmente la percezione verso i malati di aids.
Nel 1991, infatti, una fotografia che ritraeva Fernando Aiuti mentre baciava sulle labbra Rosaria Iardino, sua giovane paziente sieropositiva, ha fatto il giro del mondo, aprendo dibattiti e sfatando un terribile mito. Questo gesto era volto a scardinare finalmente i pregiudizi che si aggiravano da sempre attorno all’immunodeficienza acquisita, rendendo chi ne era affetto un emarginato. Aiuti ha spiegato a tutti quali fossero i modi in cui l’HIV può essere trasmesso, enfatizzando il fatto che nemmeno un bacio potesse portare al contagio. L’ignoranza circa l’AIDS portava a credere che entrare in contatto con un malato o addirittura respirare la sua stessa aria fosse una sorta di condanna a morte.
Il professore ha dedicato parte della sua vita proprio a combattere l’AIDS e questa dedizione si è tradotta soprattutto in prevenzione ed informazione.
A commentare immediatamente la scomparsa dell’immunologo è stata proprio la sopracitata Rosaria Iardino, in un tweet:
“Ci sono uomini che per il valore che sanno apportare alla comunità scientifica e culturale dovrebbero godere dell’immortalità. Di lui porterò con me per sempre il suo coraggio. Il nostro bacio altro non era che un grido e un richiamo al coraggio di parlare di Aids, di andare avanti con lo studio e con la ricerca, di informare e di curarsi. Grazie Fernando, per alcuni di noi sarai eterno“
Dopo quasi trent’anni, purtroppo, l’AIDS è ancora un grosso problema della nostra società. La ricerca scientifica fa passi da gigante nel settore, ma il problema è il più vecchio del mondo: non se ne parla abbastanza. Questa malattia è ancora un tabù, parlarne genera un imbarazzo immotivato e questo porta, tristemente, all’ignoranza. Le persone non sono informate e soprattutto non considerano la malattia nel giusto modo, la sottovalutano pensando che ad esserne affetti sono solo omosessuali e prostitute. È proprio a causa di questo menefreghismo che il numero dei contagi nel nostro paese non accenna a diminuire.
Nel 2017, infine, più della metà delle persone che hanno ricevuto questa diagnosi era già in una fase avanzata della malattia. I sintomi non si manifestano in un arco di tempo breve, ma quando si arriva a questa fase probabilmente è già tardi. Questa è la ragione per cui insistere sulla prevenzione e sui controlli può salvare molte vite -chi scopre di avere contratto l’HIV grazie alle moderne cure può condurre una vita del tutto normale, ma è necessario il tempismo.
Questi dati dovrebbero far riflettere, soprattutto ora che il lavoro di Fernando Aiuti è tornato a far parlare, nonostante la triste vicenda. La foto del bacio ha spazzato dei pregiudizi, ora bisogna trovare un modo altrettanto efficace per scacciare definitivamente questa leggerezza che porta ad avere rapporti sessuali non protetti. Il rischio principale che i giovani riescono a contemplare in questi casi è quello della gravidanza, quando invece vi si nasconde uno spettro ben più temibile. Riguarda tutti, dagli amici ai familiari, può capitare a figli, fratelli, persone insospettabili, perché l’HIV nello scegliere le sue vittime è democratico.