Animali fantastici, scenari idilliaci e conturbanti sono i protagonisti di una nuova forma di fotografia che si serve di Photoshop come strumento di creazione e trasformazione del mondo naturale.
Cosa accade quando mondo digitale e mondo naturale si incontrano in uno scatto fotografico? Ce lo raccontano le fotografie di tre artisti che hanno fatto di Photoshop la loro arma creativa. Uno strumento per modellare e manipolare il mondo naturale con il fine di creare scenari onirici e surreali. L’atto artistico ruota attorno al fotomontaggio, un intreccio di ritagli fotografici accuratamente e professionalmente accostati in modo tale da proiettare la concretezza del quotidiano in una realtà parallela. L’obiettivo del fotografo è quello di servirsi con meticoloso tecnicismo di una piattaforma largamente usata e molto spesso sfruttata in maniera inopportuna. Il risultato è esplosivo e combina le più svariate suggestioni del reale in una vera e propria opera d’arte.
Julien Tabet segue questa direzione. Arriva dalla Francia con la forza dirompente e lo spirito creativo dei suoi ventun anni e vuole mettere in scena uno spettacolo fuori dall’ordinario. Sceglie gli animali come suoi protagonisti, ma ribalta totalmente il loro modo di interagire tra di loro e con l’ambiente circostante, creando situazioni improbabili. L’atmosfera è fiabesca, le idee rasentano l’allucinazione. Le creature si offrono al pubblico secondo una prospettiva innovativa, che si basa sulla decostruzione della figura animale abitualmente conosciuta dall’osservatore. Questa viene poi ricomposta attraverso la tecnologia digitale con l’intento di ricercare un equilibrio tra l’interno e l’esterno dell’animale, in modo da evidenziare il complesso sistema di relazioni che si costruisce tra la creatura, il mondo esterno e il suo micromondo interno. Per rendere fruibile tale suggestione, l’artista predilige ambienti acquatici, che ricrea all’interno dei corpi delle sue creature o in mondi sottomarini, dove rievoca la natura magica e perduta di un’Atlantide mitica. Così Julien racconta le sue opere:
«Immaginare l’improbabile mi affascina. Amo sorprendere le persone. Sento di poter offrire qualcosa di fresco nella loro vita e di romperli dalla loro routine noiosa, offrendo una nuova prospettiva».
Dall’altra parte dell’Europa emerge la vena creativa di Flora Borsi, giovane fotografa ungherese che sceglie di concentrarsi sul rapporto uomo-animale nella sua raccolta Animeyed. Il suo è un approccio di grande originalità che prevede la sovrapposizione di un viso femminile a un profilo animale, creando un volto dalla duplice natura dove l’occhio animale si accosta a quello umano. Una creatura ibrida, dove la protagonista umana è la stessa artista. Flora vuole esaltare un ampio ventaglio emozionale, che accoglie la forza accanto alla fragilità, il bene accanto al male. Uomini e animali vedono una realtà unica, ma da diversi punti di vista. La loro unione si evolve nella continuità di un unico sguardo potenziato e permette di far luce sulle più svariate sfaccettature dell’esistenza. Le immagini create sono al tempo stesso affascinanti e conturbanti, e rievocano una realtà onirica e magica. L’obiettivo della giovane fotografa è rendere le sue foto più realistiche possibili, in modo da incantare lo spettatore in un gioco divertente, ma al tempo stesso riflessivo e stimolante. Esiste un profondo legame empatico tra l’artista e l’animale che sceglie di volta in volta per le sue poliedriche trasformazioni, quasi fosse un daimon dei romanzi fantastici di Philip Pullman o un patronus di matrice potteriana. Contro ogni forma di violenza e indifferenza nei confronti degli animali, Flora vuole metterli sullo stesso piano degli uomini, mostrare una fragilità condivisa. La capacità dell’artista di unire anime apparentemente così diverse, ma in realtà così affini, le ha valso l’elevazione di una sua fotografia come volto di Photoshop 2014.
Il professionista indiscusso dell’arte del fotoritocco è però lo svedese Eric Johansson. Il fotografo si ispira alla precisione matematica di Escher, ma come il grafico olandese, stravolge le leggi della fisica, ribalta la prospettiva, per creare paesaggi illusori e ingannevoli. Completamente autodidatta, l’artista si affida a un processo di costruzione dell’opera tripartito. Dapprima elabora un’idea, liberamente ispirata alle suggestioni del reale, che poi applicherà al suo mosaico fotografico. Poi scatta diverse fotografie, in modo tale da avere totale libertà sul materiale da lavoro senza dover ricorrere a stock photographies. La fase finale prevede l’assemblaggio, sapientemente studiato e bisognoso di un lungo processo creativo. Johansson crea realtà parallele, dove uomo e ambiente sono perfettamente integrati l’uno con l’altro e non manca di trarre ispirazione dai familiari paesaggi svedesi. Esemplare è la sua fotografia dove una casetta troneggia su un imponente sarago. Gli abitanti sono ignari di vivere sul dorso di un enorme pesce, ignaro a sua volta di trovarsi all’interno di una conca acquatica da cui non può fuggire. L’artista costruisce così un mondo all’interno di un altro, intrecciando come in un puzzle le vite dei suoi protagonisti.
Il Vecchio Continente dà alla luce giovani menti creative, che hanno saputo sfruttare la tecnologia come nuovo e dirompente mezzo di comunicazione. Come sottolinea Eric Johansson: «Io non catturo momenti, catturo idee», e queste costruiscono le fondamenta di un progetto artistico che non denatura lo scatto fotografico attraverso il fotoritocco, ma lo trasforma.