Nel 1895 il cinema di per sé era considerato fantascienza, tanto che all’arrivo del primo treno la gente in sala si alzò correndo e urlando pensando di essere colpita in pieno.
Eppure non sentirono il rumore del treno e per lungo tempo non ne videro neanche il colore. Dopo circa una trentina d’anni il cinema venne usato anche per altri scopi, stavolta con i suoni ma sempre in bianco e nero.
Il cinema divenne espressione di una società sempre in evoluzione, testimone d’accusa e di gloria di tempi ormai perduti e lontani. Esso è racconto ma anche documentario. Quest’ultimo, però, è anche evasione da un realtà alle volte scomoda: quando si entra nella sala e le luci si spengono, lo spettatore può per qualche ora dimenticarsi di tutto, immergendosi in una storia altrui alla quale non può far altro che aggrapparsi incolume e impotente. Comunque lui la pensi, il film ha un finale già scritto.
A partire dagli Anni Venti, in pieno periodo post bellico, cominciano ad arrivare al cinema film appartenenti a un genere particolare: il fantasy. Rappresentano situazioni semi irreali, dove un asteroide arriva sulla luna e la rompe (A trip to the moon, 1902) o città distopiche dove le macchine hanno più potere dell’uomo in Metropolis (1927). Sicuramente, almeno per quanto riguarda l’Italia, il Futurismo ha giocato un ruolo fondamentale per la crescita del genere ma non solo.
Altri film fondamentali, tanto da essere ripresi a partire dagli Anni Novanta in poi, furono King Kong del 1933 e The Perfect Woman del 1949. Fin qui i protagonisti del film sono totalmente normali, o meglio, tutto ciò che veniva rappresentato sulla pellicola esisteva nella realtà ma veniva usato in maniera differente.
Sul calare della Seconda Guerra mondiale, più precisamente nel periodo di limbo con la Guerra Fredda, cominciano a susseguirsi film di bassa qualità ma seguitissimi con protagonisti esseri e oggetti da altri mondi, completamente di fantasia come The Thing del 1951 o The Blob del 1958. Appena la Guerra Fredda e la corsa allo spazio hanno inizio anche il cinema d’autore comincia a prender parte ai giochi. E’ il 1968 e 2001: Odissea nello Spazio approda nelle sale, sconvolgendo il pubblico del grande schermo.
Circa un decennio dopo, esce il primo film del ciclo Star Wars diretto da Lucas. Non solo campione di incassi ma innovatore dal punto di vista degli effetti speciali: nessuno all’epoca poteva immaginare una cosa del genere in un film.
Gli Anni Novanta sono un altro punto di svolta perché la nascita del World Wide Web crea scompiglio non solo tra la gente ma anche tra i registi, alcuni dei quali sfruttano le nuove tecnologie in grado di far comunicare persone sparse per il mondo all’istante per creare nuovi film come Matrix,Minority Report o A.I. intelligenza artificiale.
Gli ultimi anni hanno visto una nuova ondata di super eroi Marvel (o DC, ad ognuno il suo) in versione moderna nonostante i primi fumetti vennero pubblicati negli Anni Quaranta.
Tra tutti i film nominati, tralasciandone tantissimi (tra cui David Lynch, il quale ha creato un genere a parte, che va ben oltre la fantascienza), pochi hanno qualcosa in comune dal punto di vista cinematografico, ma tutti hanno in comune una cosa importante: raccontano di cose che esistono solo nelle menti di creatori, registi e disegnatori. Sta allo spettatore decidere se crederci o meno. Si prendano ad esempio le dispute tra fan de Il Signore degli Anelli e Star Wars.
Tutti hanno in comune il fatto di esser diventati realtà durante periodo di crisi sociali, guerre, depressione del 1929, ricerca di vita nello spazio e via dicendo. Si creano mondi paralleli solo perché si vuole evadere dal proprio e diventarne i capi, la potenza superama per sconfiggere il male, i cattivi.
Quanto ci insegnano i film fantasy è che il male esisterà sempre, ma esisterà sempre anche il modo perché venga sconfitto. Per inciso, sono ben pochi i film dove il male trionfa, alla fine il buono vince sempre, anche quando lo spettatore si immedesima di più in uno dei personaggi più crudeli e meno leali. Esempio lampante è la passione di moltissime persone nel mondo per la casa Serpeverde (e Draco Malfoy) di Harry Potter.
Sono molti i filosofi che si sono occupati di capire come mai alcune persone avessero bisogno di evadere da se stessi per sentirsi meglio e alcune delle teorie da loro proposte calzano alla perfezione con quanto provato da un appassionato del genere. Si prenda ad esempio la follia studiata da Focault o da un Freud agli inizi della propria carriera.
Il cinema, però, non rappresentava ancora il fantasy come lo conosciamo noi. D’altronde, anche Orwell era stato ritenuto pazzo per aver pensato a un mondo come quello rappresentato in 1984, eppure il Grande Fratello esiste tutt’ora e lo scrittore inglese non aveva sbagliato di molto nella sua analisi.
Il genere fantasy ha dato all’uomo una tale possibilità di evadere dal mondo esterno che un terzo della popolazione mondiale è in grado di parlare correntemente il Quenya, la lingua Elfica inventata da Tolkien per il Signore degli Anelli e non è l’unica lingua ad avere interi vocabolari presente nel libro.
Ancora non esiste una teoria specifica che collega la filosofia col cinema fantasy, anche se come detto in precedenza molti ne hanno parlato.
Paolo Merenghetti, Il Merenghetti. Dizionario dei film 2017, Baldini + Castoldi (2016)