L’1 dicembre si è celebrata la giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS e, per l’occasione, i volontari della Croce Rossa hanno messo in atto la campagna “Meet Test and Treat”, volta alla diffusione della cultura della prevenzione e dell’importanza della diagnosi precoce. Alcuni operatori, affiancati da medici, hanno offerto la possibilità di usufruire di un prelievo gratuito ed anonimo che in soli 15 minuti è capace di dare una risposta.
In caso di esito positivo la persona è affidata a degli esperti che la indirizzano in un percorso di accertamento o di eventuale cura.
Al giorno d’oggi vi è molta incertezza quando si parla di AIDS o sieropositività: si tende a confondere queste 2 condizioni come se contrarre il virus dell’HIV equivalesse ad aver sviluppato la malattia.
Cos’è esattamente l’AIDS?
Acronimo di Sindrome da Immunodeficienza Acquisita, l’AIDS è una delle malattie croniche più diffuse e la terza causa di morte a livello globale. Essa è causata dal virus dell’immunodeficienza umana (HIV) che, una volta entrato nell’organismo, agisce sul sistema immunitario danneggiandolo a lungo termine.
Il campo della sanità è in continua evoluzione per la ricerca di una cura a questa malattia; tuttavia, all’alba del 2019, l’AIDS è assai lontana dall’essere debellata, se si pensa che solamente quest’anno si contano 35 milioni di vittime nel mondo. Non esiste ancora un vaccino definitivo contro la malattia, ma è importante sapere che, se diagnosticata tempestivamente, essa si può rallentare grazie ad alcuni farmaci capaci di bloccare la moltiplicazione del virus.
Nel nostro Paese, dove la strada delle prevenzione sembra ancora infinitamente lunga, si è registrato un incremento notevole di contagi nella fascia dei giovani tra i 25 e i 29 anni. Recentemente, tra le regioni più densamente popolate, le incidenze più elevate sono state registrate in Lazio, Liguria e Toscana.
Il rischio di contagio è in crescita per le categorie ritenute meno esposte, mentre gli omosessuali e i tossicodipendenti risultano essere più informati sulle principali cause di trasmissione del virus e sui mezzi disponibili per evitarlo.
Come si contrae l’HIV?
La maggioranza delle diagnosi positive è attribuibile a rapporti eterosessuali non protetti (45,8% dei casi). Ma dalle richieste ricevute dalle helplines si evince un dato assai allarmante: In Italia vi è un tasso elevatissimo di ignoranza circa questo argomento.
Vi è chi sostiene che si possa contrarre il virus con un bacio o in situazioni poco realistiche ma, tra chi non lo pensa, le idee sono ancora più confuse e, nonostante le numerose campagne pubblicitarie per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, si continua ad utilizzare poco il profilattico anche in occasione di rapporti saltuari.
I timori più frequenti riguardano soprattutto il mancato uso o la rottura di questo ma ansie e paure -il più delle volte infondate– riguardano anche la masturbazione, i contatti sessuali indiretti, il rapporto oro-genitale.
Un 11% parla anche di un’esperienza non strettamente sessuale ma riguardante contatti con persone sieropositive o l’utilizzo di bagni pubblici. Esiste una minoranza ancora più esigua che pensa che si possa contrarre addirittura con il cibo, le punture di insetto o in piscina.
Scientificamente il virus si trasmette da persona a persona in prevalenza attraverso i rapporti sessuali non protetti o con il contatto diretto con il sangue di un infetto (ad esempio durante una trasfusione o con il contatto di strumenti non sterili); inoltre, una madre malata è solita contagiare il feto durante la gravidanza, o il bambino durante il parto o l’allattamento.
Sieropositività e stereotipi diffusi:
Un altro stereotipo molto diffuso nel Bel Paese è quello riguardante il concetto di sieropositività, ovvero la fase successiva all’infezione primaria durante la quale si verifica una progressiva replicazione virale, una riduzione progressiva del numero dei linfociti CD4+ ed il deterioramento del sistema immunitario.
A differenza della prospettiva di morte certa comunicata dai media, una persona a cui venga diagnosticata l’infezione può vivere serenamente se segue la cosiddetta Positive Prevention, ovvero l’insieme di strategie che aiutano il sieropositivo a vivere più a lungo e in salute.
Oggi, in Italia, la maggioranza delle persone sieropositive non arriva all’AIDS: la terapia riduce il livello di rilevabilità del virus nel sangue, consentendo alle difese immunitarie di recuperare.
Ha un ruolo fondamentale nella Positive Prevention il processo di auto-stigmatizzazione del paziente: molte persone, dopo la diagnosi, si vergognano della propria condizione e manifestano un grave turbamento del proprio equilibrio psichico in quanto scoprirsi sieropositivi è sempre un’esperienza drammatica capace di causare spesso attacchi d’ansia e depressione. Molto spesso tali persone vengono viste come reiette dalla società e soggetti da temere ed evitare.
Gli artisti I Conigli Bianchi hanno cercato di utilizzare i fumetti per combattere lo stigma dei sieropositivi partendo da una serie di domande:
Ti faresti curare da un medico HIV positivo? E andresti ancora da quel tatuatore che ti piace tanto se sapessi che è sieropositivo? E se fossero gli insegnanti dei tuoi figli a essere sieropositivi, saresti felice? Ma sopratutto: andresti a letto con una persona che ti rivela di avere l’HIV? Saresti in grado di amarla? Ammesso che fosse nei tuoi piani, troveresti saggio metter su famiglia proprio con questa persona?
Basta rispondere no ad una sola domanda per aver bisogno di saperne di più: il nemico più grande dell’AIDS è infatti l’ignoranza.