Giorgio Faletti è stato un artista poliedrico che ha incanalato il suo estro nelle attività più disparate. Tra tutte, la scrittura è forse quella che gli ha procurato maggior successo presso il pubblico, ma anche il maggior numero di critiche.
A quattro anni dalla sua morte, avvenuta il 4 luglio 2014, permane la sua eredità letteraria che oggi si traduce nell’uscita di un nuovo libro postumo, in vendita a partire dal 6 dicembre per la casa editrice La nave di Teseo. Non si tratta di un vero e proprio romanzo ma di un racconto, dal titolo La ricetta della mamma, in cui sono riconoscibili il gusto per il noir ma anche la consueta ironia che caratterizzava la personalità dell’artista.
«Uno spietato e imbattibile sicario si introduce nella casa di un manager donnaiolo, spesso fuori per lavoro. La finestra dell’appartamento si trova esattamente di fronte al tribunale dove il giorno seguente si celebra un importante processo con un testimone chiave, le cui rivelazioni minacciano personaggi molto in vista. Il sicario deve uccidere il testimone e sparire. Un lavoro pulito come sempre, ma non ha calcolato la ricetta della mamma.» (ANSA)
Dal libro è stato tratto un cortometraggio omonimo, prodotto dalla moglie Roberta Bellesini Faletti e diretto da Dario Piana, che vedrà protagonisti gli attori Giulio Berruti e Andrea Bosca, accompagnati da un cast tutto astigiano. Proprio ad Asti, paese natale dell’autore, è stato annunciato un anno fa il soggetto del racconto durante la rassegna Asti Film Festival. Originariamente, il progetto era destinato all’Expo di Milano, per cui doveva costituire la base per la realizzazione di cortometraggi a tema. L’iniziativa non era stata portata a termine, così il soggetto – caro alla moglie quanto allo stesso autore – è stato recuperato a distanza di anni. Il cortometraggio sarà proiettato per la prima volta questo dicembre, poco dopo l’uscita del racconto, nel corso della serata conclusiva dell’Asti Film Festival, il 15 dicembre.
Tre dei suoi scritti inediti sono già stati pubblicati postumi: La piuma nel 2015 e L’ultimo giorno di sole nel 2017 per Baldini & Castoldi, L’ospite quest’anno per Einaudi. Com’era accaduto mentre era in vita, anche le pubblicazioni postume di Faletti hanno diviso la critica tra coloro che si giovano di poter godere ancora della sua penna – definita dal critico letterario Antonio D’Orrico quella del «più grande scrittore italiano» – e chi, invece, come Pietro Citati, sostiene sia meglio non leggere affatto che leggere i suoi bestseller. Da questo lato troviamo anche i lettori che hanno ipotizzato la presenza di un ghostwriter alle sue spalle o quelli che hanno insinuato abbia tradotto degli originali americani, come si scrisse ormai quasi un decennio fa sulle pagine del blog di Beppe Severgnini, Italians. Sicuramente i romanzi thriller americani saranno stati di ispirazione per l’autore, ma è proprio da un celebre scrittore statunitense, Jeffery Deaver, che è arrivato lo scorso anno un elogio lusinghiero a Giorgio Faletti, per il quale ha inserito una dedica nel libro Il valzer dell’impiccato, ambientato in Italia.
Del resto, la reputazione del Faletti scrittore è sempre stata difficilmente scindibile dalla sua carriera di uomo di spettacolo. Il suo primo romanzo giallo Io uccido è stato un fenomeno editoriale – così come quelli che lo hanno seguito – ma viene da pensare che non sia stato facile e immediato per i lettori svestire Faletti dei panni del comico e cucirgli addosso quelli di romanziere thriller. Eppure, che quello di scrivere sia da sempre stato il suo più grande sogno, lui l’ha sempre dichiarato apertamente e, piaccia o meno, lo ha realizzato diventando un autore di bestseller da quasi quindici milioni di copie.
Se è pur vero che spesso la critica non si è espressa a favore delle sue doti letterarie, è impossibile ignorare che il pubblico italiano – e non solo – abbia espresso in massa il suo gradimento decretando il suo successo e, se i suoi scritti vengono ancora pubblicati, evidentemente continua a esprimerlo.