Il Black Friday prima era un avvenimento esclusivamente americano, che si collocava nel venerdì successivo al giorno del Ringraziamento, invece da qualche anno ha conquistato anche l’Italia. Si può dire sia divenuto una buona occasione per acquistare prodotti di ogni tipo a prezzi più o meno scontati e, insieme al cosiddetto Cyber Monday, costituisce anche il principio della folle corsa ai regali e allo shopping natalizi. Non sempre, però, si coglie l’aspetto negativo di questo fenomeno che è stato in grado di coinvolgere sempre più persone. Infatti, è il consumismo che spinge la nostra società ad acquistare qualcosa che in realtà il più delle volte è superfluo; il problema sorge quando iniziamo a considerare che questi acquisti spesso sono anche molto inquinanti. Basta ricordare che quando acquistiamo qualcosa on-line, quasi sempre essa ci viene spedita imballata in strati di plastica.
Ecco che, quasi come una reazione o una sfida al Black Friday, nasce l’iniziativa di Greenpeace “Make Something Week (MSW)” che si è svolta dal 23 Novembre 2018 al 02 Dicembre 2018. L’associazione ambientalista Greenpeace è nata a Vancouver nel 1971 e si occupa della difesa del clima, delle balene e dell’ambiente. Con il progetto “Make Something Week” ha voluto invitarci a non acquistare niente nel giorno del Black Friday, ma anche sollecitarci a fare qualcosa per aiutarla nella difesa dell’ambiente. Sostanzialmente, attraverso gli hashtag #BuyNothing e #MakeSmthng, ci esorta a non comprare, spinti dal consumismo, qualcosa di inutile e, piuttosto, a riciclare.
L’iniziativa vuole essere d’incitamento, soprattutto in Italia, a consumare meno plastica possibile. Greenpeace insieme ai suoi partner, Giacimenti a Zero Waste Italy, Fashion Revolution, Restarters, Surfriders e molti altri, ha messo a punto una serie di workshop, eventi, laboratori e momenti a cui i cittadini possono partecipare proprio per imparare a intraprendere una strada alternativa a quella del consumismo, come appunto quella del riciclo. Ci saranno, infatti, diverse lezioni per insegnare il cosiddetto “fai-da-te”, che può risultare utile nel riparare o riciclare qualcosa che solitamente butteremmo via. Inoltre si potrà apprendere come cucinare senza produrre rifiuti, o come scambiare vestiti, libri e altro ancora e, soprattutto, come vivere una vita senza plastica, magari imparando a costruirci da soli una shopping bag con vecchie t-shirt. Tutto questo per sostituire il cosiddetto consumismo dell’“usa e getta”.
Lo scorso anno l’iniziativa “Make Something Week” ha coinvolto 33 Paesi e circa quindicimila persone. Quest’anno, invece, sono coinvolti 28 Paesi e sono stati organizzati più di 200 eventi, di cui 30 in Italia. Dobbiamo dire, però, che il consumismo è un fenomeno che attanaglia soprattutto l’America, che è il paese in cui si ricicla meno e si inquina di più. Proprio negli USA, infatti, eventi come il Black Friday ottengono enorme successo e le persone approfittano per fare gli acquisti più folli. A causa di questa corsa verso compere futili le iniziative fatte sono state diverse: la REI, azienda produttrice di articoli sportivi, ad esempio, dal 2015 chiude tutti i suoi negozi durante il Black Friday, mentre il brand Patagonia nel 2016 ha donato l’intero ricavato delle vendite del Black Friday ad organizzazioni ambientaliste.
Greenpeace, comunque, ha affermato che il riciclo non basta per arrestare la grave situazione ambientale dovuta al consumo della plastica, bisognerebbe ridurne drasticamente anche la produzione, oltre che l’utilizzo, e ha invitato ognuno di noi, nel nostro piccolo, a fare qualcosa per ridurne il consumo.
Ad ogni modo la cosiddetta “economia circolare” è stata considerata un’altra valida via d’uscita dalla situazione di emergenza ambientale in cui ci troviamo. Effettivamente più un cittadino consuma, maggiore è l’impatto di quella persona sul pianeta. Ovviamente l’aumentare della domanda implica anche l’aumento della produzione e questo causa maggiori emissioni inquinanti, oltre che maggiori rifiuti e costi di smaltimento.
Si ridurrebbero nettamente i danni del consumismo se si scegliesse di abbracciare un’economia improntata al rendimento ovvero, cioè, che sia in grado di progettare prodotti “fatti per essere ri-fatti”, tramite l’energia rinnovabile.
Una delle figure che maggiormente sostiene l’“economia circolare” è senz’altro Dame Ellen McArthur che, durante la sua circumnavigazione del globo in solitaria in poco più di 70 giorni, ha imparato la necessità del rispetto dell’ambiente e delle sue risorse. Per questa ragione, nel 2010 ha dato vita alla McArthur Foundation con cui sostiene, appunto, la suddetta “economia circolare”, per la quale i prodotti devono essere pensati per vivere più vite piuttosto che per essere semplicemente smaltiti dopo l’utilizzo.
Forse quelle proposte potrebbero essere le giuste alternative alla logica “usa e getta” che può dirsi una piaga della società odierna. Di certo se più aziende prendessero posizioni forti contro il Black Friday le ripercussioni sarebbero più visibili ed il messaggio più forte.