LOVE: dieci pezzi facili per volersi bene

Da un paio d’anni a questa parte il pop italiano ha un nuovo protagonista e, udite udite, non arriva da un talent. Tommaso Paradiso, frontman dei Thegiornalisti e icona di bellezza maschile dei nostri giorni, ha per la prima volta i riflettori puntati addosso per l’uscita di un suo disco, LOVE (Carosello Records), a trentacinque anni suonati. Nel suo passato c’è stata tanta gavetta, ma il sorprendente successo di Completamente (Carosello Records, 2016) dal mondo indie lo ha portato al mainstream e ai tre Palalottomatica sold out (and counting..) di questo imminente autunno.

Questa nostra stupida canzone d’amore in primavera, ma soprattutto Felicità Puttana nell’estate appena conclusa avevano anticipato il progetto, alzando enormemente le aspettativeL’abbassamento, inteso nell’accezione Manzoniana del termine, è più che mai ripido, in particolar modo a livello di musiche, dense di synth anni Ottanta, dove dalla prima nota di ciascun brano non si fa altro che introdurre e far salire l’attesa per il ritornello (in questo il produttore Dardust è un maestro). Un ritornello memorabile, malinconicamente allegro, un gradino sotto all’urlato: ormai potremmo dire, senza timore, un ritornello “alla Tommaso Paradiso”. L’obiettivo dichiarato è quello che lui chiama “rieducazione sentimentale”.

Qualche strascico un po’ più tormentanto però, riferito al suo passato, rimane nei testi. Questi, per quanto sdolcinati e monotematici, talvolta sorprendono, come nella traccia che dà il nome all’album:

Love mio, sto cercando su Google

I nomi delle stelle

Tuo padre e mio padre

Un albergo carino

Se abbiamo sorelle

Non esattamente le parole più accattivanti ma, come accade per il suo amico Calcutta, conta molto anche il come certe parole vengano scandite, su quale tappeto musicale vengano fatte danzare. In questo entrambi i laziali sono dei maestri del nostro tempo, c’è poco da discutere.

Riguardo ai temi trattati, al di là del più scontato suggerito anche dal titolo del lavoro, in più di un pezzo ritorna l’assenza del padre, che il cantautore non ha mai conosciuto. Dr House, sotto questo aspetto, è il momento di LOVE più toccante: viene fatto un elenco di personaggi in cui nel corso degli anni egli ha cercato una figura paterna. Ne viene fuori, volutamente, un clamoroso manifesto generazionale:

In Fantozzi, in Bud Spencer

In Terence Hill, in Verdone

In De Sica, in Leone

In Morricone e Tarantino

In Totò e Peppino

Nell’Orsa Maggiore

Le sette stelle di Okuto

Altra chiave di ciascuno dei pezzi dei Thegiornalisti in generale, è il bridge tra il penultimo e l’ultimo ritornello, sempre spiazzante e accattivante, spesso non cantato, come capita in Una casa al mare:

hai presente quando dormi

e sogni di correre ma non ci riesci

ecco bene:

per una volta ci vorrei riuscire

L’ultima fatica dei Thegiornalisti non rimarrà forse nella storia della musica italiana ma nel suo genere, vale a dire quel puro pop senza ipocrisia e mezzi giri di parole, che dichiaratamente ambisce a invadere le radio di tutta la penisola, ben figura. Diventa anzi un disco con cui necessariamente avere a che fare, se si vuole comprendere quale sia oggi la musica ascoltata da quel range di pubblico che va dalla post adolescenza alla pre maturità. Tommaso Paradiso lo riempie con credibilità e sex appeal, il che non guasta nella società odierna. Viene in pace con dieci pezzi facili: in fondo, ogni tanto c’è bisogno anche di leggerezza.

Tracklist

FONTI

Wikipedia

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