Made in Heaven non era un tentativo di risvegliare l’eccitazione sessuale. Volevo stimolare l’eccitazione intellettuale. Ho provato a svuotare le immagini della loro sessualità e a farla convergere negli oggetti, i fiori e gli animali.
Con il desiderio di ricreare un’atmosfera dalle tinte barocche e rococò, Jeff Koons dà alla luce, dal 1989 al 1991, la serie “Made in Heaven”. Un crogiolo di dipinti, statuette e rilievi murali finemente realizzati per una raccolta di 27 opere che inneggiano ad una realtà idilliaca. Accanto all’innocenza delle statuine rappresentanti cherubini e cuccioli di cane, la serie omaggia però la provocazione, attraverso i suoi protagonisti indiscussi, l’artista Jeff Koons e la moglie di allora, Ilona Staller, alias “Cicciolina”. La coppia si era sposata nel 1991, rafforzando l’unione con la nascita del figlio Ludwig. Koons vuole intessere la sua esperienza di vita reale tra le trame delle sue composizioni artistiche, creando un legame tra vita e arte, realtà e sogno. Lo fa glorificando esasperatamente l’amore con la consorte in opere dalle sfumature pornografiche, che però non si risolvono in uno spettacolo per l’osservatore voyeuristico, ma sono la celebrazione di un amore in tutta la sua trasparenza.
Lo dimostra l’opera “Borgouis Bust – Jeff and Ilona”, dove il desiderio sessuale che avvolge i due amanti si tramuta in un’esperienza spirituale. Lo sguardo estatico che si scambia la coppia trasuda emozioni trascendentali. C’è l’esigenza di mostrarsi senza veli e censure, la volontà di permettere allo spettatore di raggiungere una liberazione e realizzazione personale senza più vergogna. È per questo che Koons sceglie l’eccesso, l’ostentazione, attraverso richiami espliciti al mondo pornografico e alle pose del Kamasutra. Come nell’opera “Violet- Ice (Kama Sutra)”, dove la raffinatezza della lavorazione del vetro, affidata a mastri vetrai, nasconde l’impudicizia della posa palesemente inscenata. La nobilitazione del gesto sta nella scelta del materiale, ovvero nell’abbandono del riferimento carnale per valorizzare gli apparentemente pudici oggetti d’arredo.
È così che l’America puritana può accettare le opere nella forma di velate allusioni e aprirsi alla libera contemplazione senza pregiudizi. Un commento di Jeffrey Deitch, critico e curatore, descrive la natura della serie artistica di Koons a metà tra l’autocelebrazione e la spettacolarizzazione della vita reale. Cita Deitch:
La ricreazione di sé stesso attraverso la commistione di fantasia e finzione si è pienamente attuata nell’opera e nella vita di Jeff Koons. La scultura biologica e materica frutto dell’unione con Cicciolina dissolve il confine tra realtà e artificio creando un’arte che può veramente essere definita post-umana.
Made in Heaven fonde innocenza e lussuria in una rappresentazione della contemporaneità attraverso il sesso. Tale filtro rende l’arte strumento di cambiamento e trasformazione nella mentalità dell’uomo medio. Un atto di liberazione, che gioca sulla personalità carismatica e dirompente di Jeff Koons, l’artista in grado di comunicare attraverso la sessualità, lasciandola scivolare sulla banalità kitsch dell’oggetto quotidiano. Un’apparente banalità che tuttavia nasconde un’esperienza estetica passionale e trascendentale.