Fin ora, una parte fondamentale del nostro organismo è stata sottovalutata: si tratta del microbiota, che non è altro che l’insieme di tutti i microbi all’interno del nostro intestino. Non è presente solo nell’essere umano, ma in qualsasi specie vivente.
Nel nostro corpo si trovano batteri in numero superiore di dieci volte a quello delle nostre cellule (che sono circa dieci miliardi) e il 70% del nostro sistema immunitario è basato su questo insieme di virus, funghi, batteri e protozoi che aiutano l’intestino nel compito della digestione. Ma non solo, il microbiota si occupa anche di rispondere all’attacco di agenti patogeni esterni che, arrivati all’atto della digestione, minacciano la salute del corpo. Inoltre, ha anche la funzione di produrre vitamine come ad esempio l’acido folico, la vitamina K e la vitamina B. Si dice che circa un chilogrammo e mezzo del nostro peso totale sia dovuto alla presenza del microbiota, che è composto da quasi cinquecento diverse specie di batteri, divise in quarantacinque generi e quattordici famiglie.
Tra così tante specie, ci sono quelle esclusivamente positive che, ad esempio, si occupano dello smaltimento di determinate sostanze oppure producono il muco che divide i microrganismi stessi dalle cellule che formano le pareti intestinali; ma ci sono anche specie che possono provocare danni, come ad esempio il Clostridium Difficile che, senza la protezione di altri microbi, può causare febbre e diarrea. Questo particolare organismo ha attirato ultimamente l’attenzione di molti medici e ricercatori soprattutto perché è modificabile, a differenza di molti altri fattori che incidono sulla formazione di malattie. A dimostrazione di questo, c’è il fatto che delle analisi effettuate dal dipartimento di Farmacologia dell’Università di Firenze su bambini del Burkina Faso, hanno mostrato come il loro microbiota sia più ricco e vario rispetto a quello di bambini italiani, dato che le due popolazioni seguono diete molto differenti, la prima a base vegetariana e ricchissima di fibre, la seconda più tendente alla carne, ai grassi e agli zuccheri. La differenza tra i due paesi è sostanziale, perché le diete africane sono più povere e vicine a quelle dell’uomo preistorico, di conseguenza anche il loro microbiota è più vicino a quello originale. Le società industrializzate, invece, sono influenzate dall’urbanizzazione e dal conseguenziale allontanamento dai terreni agricoli o fattorie. Questo ha sottolineato come la nostra dieta possa influenzare addirittura la flora intestinale; anche se altri studi hanno invece reso noto come, anche cambiando dieta, non si possano sviluppare microbi che non siano stati presenti alla nascita – molti medici parlano di qualche possibile estinzione, dato che il microbiota di un essere umano viene formato durante la gravidanza, assumendo quello della madre.
Ma non è solo questa la causa dell’impoverimento; questo è dovuto in parte anche allo sviluppo di malattie croniche e, incredibilmente, anche alla depressione e all’ansia.
Avere un microbiota che rientri nella norma, quindi sano, è molto importante perché esso protegge da molte patologie come l’obesità, il diabete di tipo due, molte allergie, l’artrite reumatoide e varie malattie infiammatorie intestinali. Inoltre, sottoporsi all’esame del microbiota può essere utile per la scoperta di altre patologie latenti e per essere certi che di non avere squilibri risolvibili con qualche settimana di dieta. Gravi alterazioni invece possono portare addirittura al cancro del colon-retto e alla celiachia. Si è anche notato come nei soggetti diabetici, ad esempio, l’insieme di batteri è diverso e assume una sorta di “schema” tipico del diabete, soprattutto in quello di tipo uno. Attualmente la ricerca sta lavorando su questo preciso schema, cercando di capire se la presenza di determinati ceppi batterici possa esserne la causa o possa influenzare lo sviluppo della patologia. Non solo: si sta anche cercando di capire se variazioni della flora intestinale possano alterare lo stato clinico del paziente. Questo potrebbe permettere la nascita di nuove terapie con lo scopo di regolare la presenza di batteri e quindi rallentare la progressione di questo tipo di diabete.
Insomma, il microbiota è un po’ lo specchio del nostro intero organismo ed è anche la prova del famoso detto “siamo quello che mangiamo”. Sono però molteplici le situazioni in cui il nostro modo di condurre la vita influenza il nostro benessere fisico e psicologico. Quindi sì, siamo quello che mangiamo, ma anche quello che respiriamo, quello che vediamo, quello che viviamo e così via.