Abbiamo intervistato Lorenzo Ziliani, il cui video “Un anno con Trenord” in questi giorni è diventato virale. Nel video Lorenzo lamenta i numerosi ritardi e disservizi subiti quotidianamente sui treni. Il suo successo è dettato principalmente dal fatto che i pendolari si sono finalmente sentiti rappresentati, riconoscendosi nelle disavventure del giovane protagonista.
Diventare famoso in pochi giorni è stata una vera sorpresa per Lorenzo, ecco qualche dettaglio sulla sua storia.
Le stories che hai condiviso su Instagram nascevano già con un intento polemico o volevi semplicemente condividere la tua sfortuna con gli amici?
In realtà queste storie sono nate solo per condividere con gli amici le mie disavventure. A me piace molto il format delle stories e lo utilizzo con regolarità da un anno almeno. Viaggiando spesso avevo girato molte clip proprio in treno. Finito l’anno mi sono reso conto che avevo un bel po’ di materiale tragicomico e ho pensato di metterle tutte insieme e creare questo video.
Quindi l’idea del video “Un anno con Trenord” è nata per raccogliere le storie che avevi girato? Quando lo hai condiviso pensavi già di denunciare questa situazione?
Sì, il fatto che ogni giorno succedesse qualcosa mi ha fatto rendere conto che la gestione non andava. Il mio primo intento in realtà era più ironico, il video non è nato per denunciare i disagi dei treni ma per riderci su, però credo che poi sia stato condiviso con questo intento.
Avresti mai immaginato di diventare virale?
Io nei miei profili Facebook e Instagram caricavo dei post in cui dicevo la mia su alcune questioni di attualità, ma la cosa era circoscritta ai miei amici. Quando ho caricato “Un anno con Trenord” nel giro di una notte avevo raggiunto moltissime persone, ora siamo ad un milione di visualizzazioni e per me è un risultato pazzesco. Questo credo sia sintomo del fatto che la questione dei pendolari sta a cuore a molti. Devo ancora abituarmi alla popolarità, da giorni ricevo richieste di amicizia e nuovi seguaci su Instagram, ho scoperto che fa sentire molto meno soli. Sentendo le esperienze di altre persone che viaggiano come me quotidianamente ho capito che quello che mi succede accade a tantissimi e mi sono sentito compreso e sostenuto. Ho ricevuto racconti di persone che viaggiano in treni vecchi di decenni e mi sono sentito quasi fortunato perché a me toccano mezzi più aggiornati.
Ora vuoi proseguire su questa strada facendo altre denunce?
L’idea sarebbe di mantenere un contatto coi pendolari che mi seguono. Oltre ai messaggi di solidarietà ricevo anche molti complimenti sul montaggio del video e persino proposte di lavoro. Non mi aspettavo minimamente questo risultato. Vorrei comunque mantenere una coerenza con quello che ho fatto, che è il motivo per cui molti hanno iniziato a seguirmi sui social. In questi giorni è nato l’hashtag #pendolariuniti che uso per ricondividere le situazioni in cui altri viaggiatori si trovano: questa è una soddisfazione per me, significa che il tema è davvero molto sentito.
Quindi diventerai il protavoce dei diritti dei pendolari?
Più o meno sì, mi piacerebbe (ride). In questo periodo stanno cancellando moltissimi treni regionali, perché sono in crisi. Il mio video è capitato proprio nel momento in cui la questione dei treni è molto calda, forse è anche per questo che ho raggiunto questi livelli di visibilità. Di certo il materiale per continuare non mi mancherà.
Hai mai fatto dei reclami per i disagi causati dai treni?
Sì, purtroppo. Ho mandato diversi reclami via mail attraverso il sito ufficiale. Loro sono obbligati a rispondere, ma lo fanno anche dopo un mese. È più che altro una formalità, perché le cose poi non cambiano. A volte li ho taggati nelle storie ma al massimo hanno ripostato gli scatti più belli.
Ci sono state reazioni contrarie al tuo video?
Molti mi hanno scritto che era un video in cui mi lamentavo di Trenord, ma non era esattamente questo il mio scopo. In “Un anno con Trenord” racconto la mia esperienza da pendolare. So benissimo che le colpe non sono soltanto del servizio ferroviario, c’entrano sicuramente anche Regione Lombardia e RFI per le infrastrutture e spesso in tutto ciò si aggiunge anche la gente maleducata. I piedi sui sedili ad esempio li mettono gli utenti della linea, così come i graffiti e la sporcizia lasciata nei locali sono danni causati da privati.
In tanti mi hanno fatto notare, inoltre, che i treni in cui ho registrato i miei video erano quasi sempre vuoti. Tornando dall’università io prendo treni in orari poco caldi, ma questi commenti hanno fatto emergere una nuova problematica della mia linea: nelle ore di punta i convogli scelti sono molto corti, quindi chi viaggia deve stare in piedi, mentre i treni nelle fasce morbide sono più spaziosi. Questa è una chiara dimostrazione che la gestione ha delle falle. Disagi causati da simili errori sono anche facilmente risolvibili, basterebbe che Trenord prestasse più attenzione.
L’episodio più assurdo accaduto in un treno?
Io per fortuna non ero presente, me l’hanno raccontato i miei amici. Il treno si è fermato in mezzo al nulla per 220 minuti, perché un filo elettrico si era poggiato sul tetto. I passeggeri ovviamente non potevano scendere. La cosa eclatante è stata la gestione pessima dell’emergenza: sono stati più di tre ore in aperta campagna, senza climatizzazione in pieno periodo estivo, senza la possibilità di uscire. Tutto ciò per aspettare un treno che avrebbe dovuto trainare il loro fino a Cremona. La protezione civile è arrivata dopo moltissimo tempo con quattro bottiglie d’acqua da un litro e mezzo per tutti i passeggeri del mezzo. È stato chiamato il treno della vergogna. Io per fortuna l’ho perso perché era il mio primo giorno di vacanza.
Una cosa che ti ha fatto sorridere invece?
Il treno che avevo preso arrivava da Verona e poi avrebbe dovuto fare cambiare destinazione con Cremona. Quella sera però una volta partiti erano rimasti gli annunci per Verona, quindi i passeggeri si sono allarmati temendo di aver preso il treno sbagliato. Il capotreno non si faceva vedere e a Lambrate dava ancora Verona: questo ha fatto sì che in molti scendessero, credendo di avere sbagliato corsa. Fino a Cremona le fermate sono rimaste quelle sbagliate e non credo fosse così difficile rimediare all’errore. Sarebbe bastato poco per spegnere gli avvisi delle fermate, tanto diverse volte non sono segnalate, così avrebbero evitato di creare il panico. La cosa divertente era proprio il panico che si era creato: le signore preoccupate cercavano il capotreno e alla fine hanno preferito scendere.
Hai qualche considerazione sul tuo video?
Mi hanno chiesto cosa farei per risolvere la situazione, ma in realtà una soluzione non ce l’ho. Credo che i pendolari dovrebbero essere ascoltati di più, perché manca attenzione verso di loro. Allo stesso tempo manca anche l’educazione da parte di chi usufruisce dei treni, perché spesso le cose che vengono rotte o rovinate non possono essere sostituiti in tempi brevi.
Molte persone si sono ritrovate nel mio video, perché in tanti mi han fatto notare che quella del pendolare è una figura molto sola, che si sente messa da parte. Magari in famiglia o con gli amici qualcosa della sua giornata racconta, ma vedere qualcuno nelle stesse condizioni è bello e fa nascere un sentimento di solidarietà. Questa sana forma di ribellione riesce a dare speranza.
A me è piaciuta molto la conclusione del video, in cui trovi il lato positivo della cosa, mostrando quanti libri hai letto quest’anno.
Io cerco sempre di vedere il positivo in quello che mi capita. Da quando viaggio in treno ho molto tempo a disposizione, prima non leggevo così tanto perché non avevo tempi morti da impegnare. A volte, se il libro mi ha catturato particolarmente, quasi ringrazio Trenord dei ritardi perché mi regala qualche attimo in più per continuare a leggere. So che è quasi paradossale, ma mi è capitato di pensarlo. Altre volte ci sono bambini che piangono, persone che parlano al telefono a voce troppo alta o che ascoltano al musica senza cuffie e quindi non posso concentrarmi. Questo accade nonostante io scelga la quiet zone -e si ritorna al discorso dell’educazione delle persone.
Consigliamo a tutti -pendolari e non- la visione di “Un anno con Trenord”, perché in pochi minuti, oltre che far ridere, riesce anche a far scoprire situazioni che magari alcuni non conoscono. Noi rimaniamo in attesa dei prossimi video di Lorenzo, sperando che qualcosa nella gestione dei treni cambi, magari proprio grazie a lui e alla sua storia. In ogni caso siamo felici che tutto ciò lo abbia spinto a leggere di più; possiamo solo augurargli meno ritardi ma sempre tanto tempo per i libri.
- Intervista di Carlotta Bonfanti a Lorenzo Ziliani
- Copertina
- Le immagini sono state tratte dal video “Un anno con Trenord”