La marginalizzazione degli ebrei

Gli ebrei hanno vissuto per secoli e secoli una relativa pace all’interno delle società dove erano stanziati. Erano presenti e bene integrati già da prima della caduta dell’impero romano. Questo si può constatare ad esempio nell‘Editto di Teodosio del 380 d.C. con cui il cristianesimo divenne religione di stato, lasciando tuttavia agli ebrei il diritto e il rispetto del loro culto. Anche dopo la caduta dell’impero con l’arrivo dei Goti, Bizantini, Longobardi, Franchi e musulmani non ci furono problemi, anzi, la situazione pluralistica basata sulle tante etnie e fedi religiose diverse garantì agli ebrei un quieto vivere. Non esisteva una condanna sul piano politico o sociale ma solamente divergenze di natura religiosa.

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Giotto. “Cacciata di Giocacchino”. Raffigurazione reale dell’ebreo, non ci sono caricature.

Il primo punto di svolta si ebbe in età carolingia quando i vescovi iniziarono a preoccuparsi per i rapporti frequenti e intensi tra società cristiana ed ebraica. Cominciarono allora le prime prese di posizione per stabilire confini sempre più netti nella vita di tutti i giorni. Nel Concilio di Pavia si stabilì ad esempio il divieto di banchettare insieme ad ebrei. Inoltre nello stesso anno ci fu una raccolta di decretali (lettere firmate dal Papa contenenti disposizioni giuridiche) chiamate Pseudo-Isidoriane. In questa collezione di testi canonici, tra i tanti argomenti, si parlava degli ebrei come infami e inaffidabili. La novità fu che alla condanna della dottrina si accompagnava l’ammonimento a frequentare comunità ebraiche. Il timore era quello di possibili matrimoni misti e conversioni che all’epoca non erano cosa rara.

Un altro giro di vite si ebbe con la riforma della chiesa nell’undicesimo secolo. Gli ebrei furono paragonati ai simoniaci e di riflesso agli usurai, anche se era ancora una polemica circoscritta e soprattutto infondata. Le loro attività erano basate infatti sull’artigianato, sul possedimento di terre, sulla medicina e su attività mercantili, nulla a che vedere con i prestiti di denaro a interesse.

La storia della loro marginalizzazione in Italia seguì una strada cronologicamente diversa rispetto a quello che accadde oltralpe. Al di là del confine italiano infatti le persecuzioni erano cominciate già dai tempi delle crociate. Successivamente gli episodi divennero più frequenti e di gravità maggiore. Nel 1240 a Parigi ci fu il rogo pubblico del Talmud (testo normativo ed esegetico base dell’ebraismo) in cui persero la vita numerosi ebrei. Nel 1289-90 la Gran Bretagna decretò l’espulsione dei cittadini ebrei. Invece nel 1348 in Germania vennero accusati di essere untori, quindi di tramare per diffondere la peste, e per questo perseguitati, emarginati e uccisi brutalmente. Questi episodi ebbero ricadute anche sulla nostra penisola perché le comunità che furono vittima di queste sofferenze decisero di emigrare in nord Italia.

Ecclesia e Sinagoga. A sinistra Ecclesia trionfante con croce e corona. A destra Sinagoga, che non riesce a sostenere lo sguardo, con vessillo spezzato

Le autorità politiche decisero di sfruttare il fenomeno migratorio. Molte volte erano proprio loro stesse a chiamare gli ebrei per stipulare contratti e condotte che gli riconoscevano diritti come la costruzione di sinagoghe, il porto d’armi, sepoltura sul suolo italiano e tutela giudiziaria. In cambio volevano dagli ebrei l’apertura di banchi di prestito. Alla maggioranza di loro il denaro non mancava perché erano o erano stati mercanti o comunque svolgevano attività che consentivano l’accumulazione di capitali. Le autorità pubbliche avevano bisogno che facessero i prestatori/usurai perché c’era scarsità di moneta e mancanza di credito per i soggetti che erano al margine della società. I banchieri infatti prestavano soldi solo a chi aveva buona fama, e questi di norma erano benestanti o persone di elevato potere. Gli ebrei dovevano invece fare microcredito agli strati più “infami” della società.

 

 

Hortus Deliciarum. Gli ebrei, con i loro cappelli a punta, sono gettati dai diavoli in un calderone.

Negli anni venti del ‘400 si realizzò così la svolta in Italia. Ebreo divenne sinonimo di usuraio e per questo marginalizzato dalla società. I governi  riconoscevano loro solo questa identità, come se non avessero mai svolto altre mansioni differenti dal prestare denaro ad interesse. Il clima era cambiato nettamente. La questione non era più solo dottrinaria ma legata anche alla fama del mestiere di usuraio. Nelle rappresentazioni dell’epoca questo passaggio è facilmente distinguibile. Si passò dal raffigurare l’ebreo fedelmente a dipingere delle vere e proprie caricature, dove da protagoniste la fanno le lunghe barbe, i nasi aquilini e i cappelli a punta. Spesso venne raffigurato insieme a diavoli e demoni o mentre compie strani riti contro i cristiani. Inoltre, agli stereotipi degli ebrei si aggiunsero quelli di altri nemici della cristianità. In molti dipinti si decise infatti di vestirli come dei turchi o di utilizzare colori scuri per la loro pelle. La marginalizzazione era completa.

FONTI

G. Todeschini, Gli ebrei nell’Italia medievale, Roma, Carocci, 2017.

CREDITS

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