Nell’epoca in cui le donne sono spesso vittime di violenze verbali, fisiche, sessuali e domestiche non devono essere considerate meno feroci o brutali le violenze psicologiche. Potrebbe definirsi proprio così l’affermazione di Alessandro Strumia, docente universitario presso l’Università di Pisa, oltre che noto fisico. Il professore ha dichiarato, durante il workshop “Fisica delle alte energie e gender”, munito di slide, che la fisica è stata inventata e costruita dagli uomini e che l’ingresso non è su invito. Avrebbe lasciato anche intendere che la scienza non sarebbe materia adatta alle donne che sono, secondo lui, più conformi alle materie umanistiche rispetto alle materie scientifiche.
Nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo, i pregiudizi misogini, la pretesa della presunta superiorità dell’intelletto maschile rispetto a quello femminile, la tendenza all’esclusione della donna, continuano a caratterizzare le mentalità odierne. Strumia ha, inoltre, aggiunto che la carenza di donne nel mondo della fisica dipende da ragioni genetiche perché, appunto, la fisica sarebbe stata creata dagli uomini e, dunque, secondo lui, solo a essi riservata.
È anche la paura, forse, a guidare il pensiero del professore contro le donne. Infatti, in un’intervista della BBC Strumia avrebbe sostenuto anche che ormai le discriminazioni, il sessismo e il razzismo nella fisica non siano più rivolti contro le donne ma contro gli uomini, a cui spesso si preferiscono le donne. Due donne, infatti, sarebbero state preferite a Strumia presso l’Istituto nazionale di fisica nucleare.
Il professore non è di certo il primo a sostenere queste idee, anzi, nel tempo si sono susseguite diverse concezioni misogine che spesso negano proprio la possibilità di lavorare nel mondo della scienza alle donne.
La vicenda si è trasformata anche in qualcosa di ironico, perché Strumia è stato sospeso dal Infn (Istituto nazionale di fisica nucleare) “in attesa di approfondimenti sul caso”, proprio nel giorno in cui si sono assegnati i premi Nobel per la fisica, uno dei quali -il caso ha voluto- assegnato proprio a una donna. Donna Strickland, questo il suo nome, è una professoressa e scienziata canadese. Lei stessa si è mostrata incredula alla notizia della vittoria. È la terza donna al mondo a ricevere il premio Nobel per la fisica, dopo l’assegnazione dello stesso, nel 1963, a Marie Goeppert Mayer e prima di lei a Marie Curie, nel 1903. La Strickland è stata premiata per le prime ricerche che aveva condotto all’inizio della sua carriera, ancora da studentessa di dottorato presso l’università di Rochester. Le sue scoperte, insieme a quelle degli altri due premiati Arthur Ashkin e Gerard Mourou, “hanno rivoluzionato la fisica laser”, come ha asserito la Reale Accademia Svedese.
Il paradosso che coinvolge il professore Strumia non finisce qui. Infatti anche tra i premi Nobel per la chimica, assegnati il giorno seguente rispetto a quelli per la fisica, c’è una donna. Frances H. Arnold è una docente di ingegneria chimica, bioingegneria e biochimica presso il California Institute of Technology, ed è la quinta donna al mondo a ricevere il prestigioso premio in questa materia. È soprattutto la “chimica verde” a essere premiata, la chimica che studia gli enzimi, ovvero gli elementi utilizzati dall’evoluzione per “guidare” la vita sulla Terra. Le ricerche della chimica Arnold sono iniziate negli anni ’70, quando si stava occupando delle nuove tecnologie per l’energia solare, per concentrarsi poi sugli enzimi. Le sue indagini si sono concluse con la scoperta della possibilità di gestire e manipolare gli enzimi.
Dunque, sebbene le affermazioni di Strumia possano essere definite come una violenza psicologica, molte donne, per fortuna, non si lasciano demoralizzare o scoraggiare da tali asserzioni e da quelle di chi come lui e prima di lui ha dimostrato di credere in questi pregiudizi misogini, basati sul sessismo e non su dimostrazioni concrete.
Speranza Falciano, vicepresidente dell’Infn, ha dichiarato in occasione dell’assegnazione del pregiato premio a Donna Strickland:
“È la risposta migliore al professor Strumia”.
Quello di Strumia non è il primo e, verosimilmente, non sarà nemmeno l’ultimo caso di misoginia, né nell’ambito della fisica né in molti altri campi. Nell’ambiente scientifico, per esempio, è noto il caso del premio Nobel per la medicina Tim Hunt che, in un convegno nella Corea del Sud, avrebbe affermato che “il problema con le donne in laboratorio è che si mettono a piangere appena le si critica“. Inoltre, siamo a conoscenza della falsificazione dei test di medicina da parte dell’Università di Tokyo e non solo, per evitare l’entrata di donne all’università.
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