Per la nostra rubrica «Storie di Millennials» oggi vi vorremmo presentare Alice D’Arrigo, classe 1995, che ci parlerà di Volpe, il suo primo romanzo pubblicato dalla casa editrice Baldini + Castoldi lo scorso maggio.
Scritto da Alice quando aveva ancora sedici anni Volpe è un romanzo young adult che narra la storia Jennifer Black, una solitaria ragazza inglese dai capelli «né rossi né ramati, ma arancioni». Per questo motivo viene chiamata da tutti Volpe. Nonostante le sue quasi quattrocento pagine, il libro risulta davvero pulito, veloce e scorrevole; l’ideale per molti giovani lettori (ma anche per i più nostalgici) che con facilità si immedesimeranno in Volpe e nei suoi amici.
Ma adesso lasciamo la parola alla giovane scrittrice!
Ciao Alice, grazie mille della disponibilità e della possibilità di poter parlare assieme di Volpe all’interno della nostra rubrica «Storie di Millennials». Parlaci un po’ di te. Chi è Alice d’Arrigo? Quanto di te possiamo ritrovare nei personaggi di Volpe, il tuo primo romanzo?
Grazie a voi! Difficile dire chi sono, ma sicuramente si trovano tracce di me proprio in Jennifer Black, Volpe. Mi piace osservare tutto e tutti, studiare quello che mi circonda. In passato ero molto timida e la solitudine non mi è mai stata estranea. Anche io ho un sogno. Nel mio caso non riguarda la musica, ma la scrittura. Spero di poter proseguire con questo incredibile viaggio!
Quale sensazione si prova a vedere un proprio libro pubblicato? Quali consigli vorresti dare a chi come te ha una storia nel cassetto?
Vedere un proprio libro pubblicato è incredibile, assurdo, pazzesco. Ogni volta che mi capita di vederne una copia in libreria, mi sembra di avere le allucinazioni. Non riesco ancora ad abituarmi all’idea. Consigli per aspiranti autori? Bisogna osservare tutto, lasciarsi trafiggere da ogni tipo di emozione, seguire l’onda dell’ispirazione e, soprattutto, non demordere. Si ricevono moltissimi rifiuti in questo campo. L’importante è non fermarsi: scrivere, scrivere e ancora scrivere. Non bisogna aver paura di inviare i propri testi alle case editrici. Il rischio è l’unico modo per trovare una porta verso il mondo dell’editoria da aprire.
Il libro è stato scritto quando avevi appena sedici anni ma è uscito solo a maggio 2018, ti va di raccontare questa lunga gestazione?
Volpe non è né il primo né l’ultimo libro che ho scritto. Ho cominciato a cimentarmi con la scrittura quando ero alle medie e non ho mai smesso. Per anni ho inviato lavori alle case editrici senza ricevere risposta. Volpe era uno tra i tanti testi che provavo a mandare. Nell’estate del 2016, finalmente, ho ricevuto una risposta positiva. Ma poi ci sono stati molti cambiamenti all’interno della casa editrice. Il contratto ha rischiato di essere annullato. Ho temuto il peggio. Verso febbraio 2018, però, sono stata contattata da Chiara Moscardelli, nuova direttrice editoriale, che ha creduto in Volpe e ha deciso di procedere alla pubblicazione.
Sono trascorsi alcuni anni dalla scrittura di Volpe, che valore ha adesso per te il libro? C’è qualcosa che modificheresti ora che non sei più una studentessa liceale ma addirittura laureata?
Volpe avrà sempre un grandissimo valore per me perché è il libro che mi ha permesso di entrare nel mondo dell’editoria. Certo, all’inizio è stato strano tornare a lavorarci. Mi sono dovuta confrontare con la me sedicenne, ma durante le fasi di editing ho avuto modo di riscrivere gli ultimi capitoli e modificare il finale. Non farò spoiler! Comunque si tratta di un cambiamento dovuto proprio al fatto che i lavori per la pubblicazione si sono svolti anni dopo la prima stesura del libro.
Il romanzo ha come protagonista principale Jennifer, una ragazza timida che riesce a emergere nonostante le sue insicurezze, trovi che sia una caratteristica ricorrente nella generazione dei Millennials?
Alcune lettrici mi scrivono che si ritrovano nella protagonista, perciò credo che sì, si tratta di una caratteristica ricorrente nella generazione dei Millennials. Ma tra i ragazzi di oggi ci sono anche tanti Angus e Sharon, persone superficiali che deridono gli altri e cercano di farsi strada demolendo le persone che reputano più deboli.
Nel romanzo la musica è un tema davvero importante per la crescita di Jennifer. Sei anche tu una fan di Taylor Swift oppure come Markus ascolti anche altri generi? Quanto è importante per te la sua [di Taylor Swift, ndr] musica? E in generale cosa ne pensi del rapporto fra Millennials e musica?
Anche io sono una fan di Taylor Swift. La seguo da tanti anni, è la mia cantante solista preferita. La sua musica è stata la colonna sonora della mia vita. Lo è ancora, anche se adesso mi ritrovo di più in una band che ai tempi di Volpe mi era sconosciuta: gli Imagine Dragons. La musica è importante per i Millennials perché è un mezzo di comunicazione incredibile, in grado di scatenare emozioni e arrivare dritto all’anima. Per quanto riguarda i talent show, di sicuro possono essere dei buoni trampolini di lancio, però non sempre a essere premiato è il talento.
Sulla tua pagina Facebook hai creato una cartella chiamata «I Lettori di Volpe». Che rapporto hai con loro?
Sono in contatto con i lettori soprattutto attraverso Instagram: ricevo qualche messaggio a settimana ed è davvero emozionante, mi piace rispondere a tutti e non smetterò mai di ringraziare chi decide di spendere un po’ del proprio tempo per scrivermi! Leggere quello che i lettori hanno colto di Volpe, quello che ha entusiasmato di più è incredibilmente interessante. Il libro diventa “vivo” proprio grazie a loro.
Che piani hai in mente dopo l’uscita di Volpe? Sei già al lavoro su altre storie?
Sto scrivendo il seguito di Volpe, ma vorrei tornare ai miei generi preferiti, primo fra tutti il fantasy. Mi piacerebbe andare avanti a sperimentare, scrivere, condividere. Spero che la pubblicazione di Volpe rappresenti il punto di partenza e non il finale. Sono all’inizio della strada, il sogno è quello di andare avanti a percorrerla.