Ormai non è più una novità. Sempre più industrie e società stanno prendendo in considerazione la sostituzione della figura umana con macchinari in grado di svolgere lo stesso compito, ma in maniera eccellente e veloce. Amazon, ad esempio, colosso mondiale nella vendita on-line, dal 2012 che ricorre all’uso di robot che, collaborando con dipendenti “in carne ed ossa”, sono specificatamente programmati per tenere in ordine i magazzini. Si tratta di macchinine simili a quelle degli autoscontri, in grado di sollevare e spostare interi scaffali per un totale di 340 chilogrammi. Sono diventati ormai i proprietari di enormi spazi dedicati all’inventario del famoso negozio on-line, si muovono tra uno scaffale e l’altro con una naturalezza, che sembra avere molto di umano. Ma di umano c’è ben poco, infatti ogni singolo loro spostamento è programmato e già previsto.
Ma non esistono solo macchine da lavoro finalizzate al lavoro tra le quattro mura, infatti negli anni a seguire, si è parlato di droni in grado di consegnare pacchi sostituendo i corrieri e tanto altro. E non sono solo aziende e fabbriche ad aver adottato questi sistemi. Ad esempio, esiste Flippy. Si tratta di un braccio meccanico dotato di sensori in grado di distinguere i vari ingredienti che, in una cucina del fast food Caliburger a Pasadena, California, si occupava fino a poco tempo fa della preparazione di hamburger. Stava dietro ai fornelli controllando la temperatura e la cottura fin quando necessario, per poi attirare l’attenzione di un “collega umano” per finire il lavoro.
È stato però recentemente “licenziato“, perché a detta dei colleghi, lavorava troppo in fretta ed era difficile sostenere i suoi tempi. Infatti, in cucina erano abituati a collaborare, mettersi d’accordo per coordinare le fasi di lavorazione e, perché no, anche chiacchierare. Ovviamente tutto questo non era possibile con Flippy. Un altro esempio simile, si ha con Fabio, ovvero un impiegato robot in un supermercato ad Edimburgo. Il suo compito era quello di relazionarsi con la clientela, fornendo un servizio di assistenza. A quanto pare, però, in questo caso l’uomo ha battuto la macchina, infatti Fabio è stato presto messo da parte poiché i suoi colleghi riuscivano ad attirare più clienti.
Forse ancora il pubblico di massa non è abituato a trovarsi faccia a faccia con un robot. Strumenti del genere attirano per curiosità, ma poi si tende a cercare il contatto umano, sia per sicurezza, sia per abitudine. Soprattutto le persone appartenenti a certe fasce d’età sono confuse e disorientate nel momento in cui si trovano davanti a delle macchine. Sicuramente, con l’avanzare delle generazioni si arriverà anche ad un uso molto più comune rispetto a semplici esperimenti. Magari un giorno avremo solo commessi e cassieri robot, ma quanto questo può essere considerato come un fattore positivo? Certo, non c’è da sottovalutare il progresso tecnologico, spesso infatti, per un’industria, azienda o catena è motivo di vanto possedere strumenti all’avanguardia in grado di ottimizzare il lavoro e produrre e rendere sempre di più. Ma dall’altro lato della medaglia, si trovano le insoddisfazioni di chi cerca lavoro e di chi viene addirittura licenziato perché diventato “inutile”.
Inoltre, si deve tenere presente che non sempre la tecnologia può prendere il posto dell’uomo. Ci sono situazioni in cui non basta solo l’intelligenza artificiale, ma serve anche un po’ di istinto umano. E soprattutto, mai la tecnologia dovrebbe prendere il sopravvento sulle azioni umane, proprio come accadde il 27 Novembre 2008, giorno in cui un Airbus partito dalla Francia, precipitò nel Mar Mediterraneo perché, durante un’emergenza, i piloti furono costretti ad effettuare manovre altamente pericolose, ma necessarie in quell’occasione. Le manovre, però, vennero bloccate dal pilota automatico, che negli Airbus è progettato per impedire azioni comandate manualmente che potrebbero potenzialmente essere pericolose, come prevenzione per il terrorismo. In poche parole, un computer scavalcò i piloti durante una fase delicata di un volo. Questo caso e purtroppo anche altri simili, dimostrano come spesso si dia troppa fiducia all’automazione, considerando le azioni umane “obsolete” . È legittimo servirsi di strumentazione, come ad esempio i computer di bordo, ma solo finché siano d’ausilio ai piloti e non veri e propri sostituti. Un computer non avrà mai il dono della ragione e, per quanto si possa parlare di intelligenza artificiale, mai potrà superare quella dell’essere umano. Del resto, se esiste, è solo grazie a quest’ultima.