Le cose che verranno (titolo originale L’avenir), è il quinto film della regista francese Mia Hansen-Love. Nonostante Hansen-Love con i suoi 35 anni sia piuttosto giovane come regista, una delle tematiche del film è la maturità, in particolare, quella femminile.
Protagonista è una professoressa di filosofia di 52 anni, Natalie, con una grande passione per il suo lavoro: aprire le menti dei giovani, insegnando loro a pensare con la propria testa è infatti la sua missione, nella quale mette corpo e anima.
In una delle prime scene si misura la grandezza morale della protagonista che si trova nel bel mezzo di scioperi che coinvolgono anche gli studenti. L’ingresso della scuola è bloccato da alcuni giovani che “fanno picchetto” impedendo agli altri studenti di entrare in nome di una “solidarietà con i lavoratori”. La docente subisce le violenze verbali di questi “anarchici” che, dall’alto dei loro quindici anni, le danno della “borghese”. Natalie in ogni caso riesce a recuperare due dei suoi studenti cui era stato impedito l’ingresso e torna a fare lezione, anche se molto scossa.
Altro grande tema di Le cose che verranno è proprio la coscienza politica: da giovane la professoressa aveva militato nelle fila dei giovani comunisti, per poi distaccarsene con la maturità e il matrimonio col solido e tranquillo marito Heinz, anch’egli professore di filosofia.
Impedita ad entrare a scuola a causa degli scioperi, l’insegnante organizza delle lezioni in forma di discussione filosofica al parco con gli studenti più appassionati e chiede loro di riflettere su cosa sia la verità. Il ragionamento collettivo giunge poi alla conclusione che l’unica verità è quella scientifica, mentre delle questioni politiche non può esistere un’unica verità, ma solo delle idee, che in quanto tali devono poter essere libere di venir espresse.
Nel corso di una lezione Natalie deve abbandonare gli studenti, in quanto la madre, come al solito, la chiama poiché sta male. La madre, ex modella dal passato intricato, soffre infatti di depressione e tormenta la figlia ad ogni ora della notte e del giorno minacciando il suicidio.
La vita della professoressa viene sconvolta da un fatto inaspettato: il marito Heinz, dopo 25 anni di matrimonio le confessa che ama un’altra donna e che sarebbe andato a vivere con lei. Natalie reagisce con sorprendente calma e freddezza, anche se, in seguito all’accaduto, porta la madre in un centro per anziani, esausta di doverla accudire. La madre tuttavia, dopo alcuni giorni si getta giù dal balcone morendo sul colpo. Il fatto non viene mostrato né riferito espressamente, ma viene fatto intendere dalla reazione che Natalie ha alla telefonata del centro anziani. A Natalie rimane solo Pandora, il vecchio gatto nero della madre, che la protagonista decide di prendere con sè, nonostante sia allergica ai gatti, come ricordo della madre.
L’unico rifugio rimasto per la professoressa sembra essere Fabien, un suo ex studente ormai adulto che va spesso a trovarla e che scrive libri scolastici di filosofia per una collana creata da Natalie stessa. A lui la protagonista, sebbene evidentemente scossa dalla morte della madre e dall’abbandono del marito, confessa di sentirsi finalmente libera, mostrando la forza del suo carattere e le risorse maturate grazie ad una grande cura interiore ed intellettuale.
Anche Fabien tuttavia delude Natalie. Pur essendo un suo ex studente modello, molto brillante e che scrive libri di filosofia, anch’egli è anarchico e per seguire questo credo politico, oltre a partecipare a manifestazioni e a scioperi, ha deciso di andare a vivere in campagna allevando asini insieme alla compagna. Natalie, ormai sola, lo va a trovare più volte, ma in una di queste occasioni Fabien la accusa di essere una piccolo-borghese in quanto non aderisce alle lotte radicali alle quali lui si è votato. Questo fatto fa sì che qualcosa nel rapporto tra i due si rompa: Natalie sente infatti di non essere riuscita a trasmettere al suo pupillo la libertà di pensiero che aveva sperato.
Film sulla forza di una donna matura, sulla politica, sugli abbandoni e le difficoltà della vita, Le cose che verranno è un’opera filmica dalla recitazione elegante e raffinata, dove l’interpretazione degli attori è naturale, con una bravissima Isabelle Huppert nei panni della protagonista.
Differentemente da quel che si potrebbe pensare, Le cose che verranno non è un film pessimista o triste, al contrario: i personaggi anche se cadono si rialzano e il messaggio finale è di forza e speranza.
Natalie nell’ultima scena diventa anche nonna, segno tangibile del suo passaggio ad un’età più matura, quasi anziana. Anche in questo momento la protagonista prosegue nel suo cammino, senza tentennamenti: come all’annuncio dell’abbandono da parte del marito era rimasta calma e impassibile, anche adesso non muta questo atteggiamento rifiutandosi di parlare con Heinz, con il quale non ha nessuna intenzione di riallacciare i rapporti. Al contrario sembra essere l’ex marito a sentirsi in colpa per essere andato con una donna che potrebbe aver l’età di sua figlia e, infatti, porta di nascosto i fiori a Natalie, fino a che lei non gli toglie le chiavi della casa. L’atteggiamento duro della professoressa ha tutta la dignità e la grandezza del personaggio, nel non abbassarsi ad essere compassionevole con un uomo debole che senza esitazione ha abbandonato la donna con la quale aveva costruito una vita.
Le cose che verranno, uscito nelle sale italiane nell’aprile 2017, ha avuto un buon riscontro col pubblico ed è stato premiato al Festival di Berlino; ha inoltre ottenuto 2 candidature e vinto un premio ai London Critics.