In Between, uscito nelle sale italiane nell’aprile 2017 col titolo Libere, disobbedienti, innamorate, è un film della regista palestinese Maysaloun Hamoud, nata a Budapest e cresciuta ad Israele.
La pellicola è ambientata a Tel Aviv, ai giorni nostri. Protagoniste sono tre giovani donne: Salma e Leila, molto emancipate e all’occidentale, e Nour, studentessa d’informatica che indossa il chador e i vestiti tradizionali. Le loro vite si intrecciano quando Nour va ad abitare nello stesso appartamento di Salma e Leila, già coinquiline. Le due tuttavia hanno uno stile di vita completamente diverso da quello dell’ultima arrivata: vestono alla moda, in maniera succinta o trasgressiva, bevono alcool, vanno a feste, hanno amici maschi che invitano spesso a casa.
Il continuo alternarsi e mescolarsi dei piani – dello stile di vita trasgressivo-occidentale e di quello tradizionale musulmano – è la base su cui è costruito In Between. Questo aspetto è evidente anche nei dialoghi in cui sono frequentissime le citazioni del Corano e le lodi ad Allah frammiste e contrapposte ai discorsi laici, liberi e non convenzionali di Salma e Leila.
Nelle case, le donne servono gli uomini e i matrimoni sono combinati. Anche Salma, che a Tel Aviv fa la barista in un pub e la dj ai rave parties, si deve recare diverse volte nella casa nativa per conoscere gli uomini che i genitori le propongono, i quali non sanno in realtà del lavoro della figlia né della sua omosessualità.
Leila fa l’avvocata, veste in maniera molto provocante e fuma sigarette dall’inizio alla fine del film. Delle tre, oltre ad essere la tabagista più estrema, è anche quella che assume più droghe: diverse volte viene inquadrata sniffare sostanze alle numerose feste cui partecipa, aspetto che rende poco credibile il suo ruolo di avvocata (vedendola sempre a qualche party, ci si chiede quando si rechi in tribunale.)
Nour inizialmente è molto riservata e chiusa con le coinquiline che conducono uno stile di vita non ammesso per le donne secondo il Corano. Con il passare del tempo tuttavia, si rende conto che sono delle brave persone e inizia anche lei a desiderare un po’ di libertà in più.
Costretta nel suo ruolo, infatti, Nour è promessa sposa a Wissam, che ogni tanto viene a trovarla. In tali occasioni lei deve cucinare e farsi trovare perfetta dal fidanzato, con il quale però mangia in un clima freddo e silenzioso. Egli insiste affinché lei si trasferisca in un altro quartiere a vada via da quella casa “di perdizione” ma Nour non vorrebbe, anche perché il quartiere da lui proposto dista 2 ore dall’università dove lei è studentessa di informatica. Wissam le confida inoltre che una volta sposati desidera che lei rimanga a casa ad accudire i figli e non lavori, con parole che non paiono ammettere replica.
Un rapporto tetro è quello che li caratterizza e quando il fidanzato scopre da un indumento maschile che la casa è frequentata anche da uomini compie violenza su Nour, che disperata chiede aiuto alle coinquiline, le quali la aiuteranno a risolvere la situazione.
In Between è un film ben girato, molto incentrato sui dialoghi, sapientemente calibrati tra discorsi e silenzi per far risaltare il significato delle parole. Ciò che viene offerto allo spettatore è uno spaccato sulle contraddizioni che popolano il mondo arabo dove spinte di modernità sono a volte arenate dalla tradizione di una società patriarcale e arcaica.
Ammirevoli – anche se idealizzati e poco probabili nella realtà – la disponibilità e l’amore incondizionato che Leila e Salma offrono a Nour, la quale invece inizialmente appare ombrosa e recalcitrante. Le tre hanno un rapporto utopicamente perfetto: si rispettano profondamente, si aiutano vicendevolmente come sorelle e operano in una sorta team sicuro e ben collaudato. E’ evidente in ciò la visione femminista e ottimista nei confronti delle donne propria della regista di In Between.
Unica pecca è l’uso eccessivo di droghe all’interno del film; esse finiscono con l’apparire come qualcosa di positivo e che non provoca gravi danni: messaggio sbagliato che rovina un film di per sé molto buono.