Al giorno d’oggi parlare di riciclaggio dei rifiuti, di gestione intelligente dell’immondizia e di energie rinnovabili per la lotta contro l’inquinamento risulta essere fondamentale. Si tratta di un argomento di estrema importanza che ormai avvicina le politiche ambientali di tutti i Paesi del Mondo. Sono infatti numerosi gli accordi, i trattati internazionali, le conferenze e i protocolli firmati dalla comunità internazionale per la salvaguardia e la protezione dell’ambiente. Basti pensare alle svariate conferenze dell’Onu sui cambiamenti climatici, alla Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti del 2001; la famosa Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 1992 (nota anche come Accordi di Rio); il celebre Protocollo di Kyoto del 1997 riguardante il surriscaldamento globale, redatto da più di 180 Stati ed entrato in vigore nel febbraio del 2005; o ancora gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – SDGs o Sustainable Development Goals – del settembre 2015, momento in cui la comunità internazionale ha approvato la cosiddetta Agenda 2030 per la promozione dello sviluppo globale, del benessere umano e della protezione ambientale.
I vincoli internazionali sono dunque numerosi, ma al primo posto svetta la necessità e l’esigenza per tutti i popoli di vivere in un mondo più sano e pulito, al fine di migliorare e assicurare la salute e il benessere dei cittadini di tutto il Mondo.
È in questo contesto che si collocano gli sforzi e gli impegni degli Emirati Arabi Uniti, i quali si posizionano tra i maggiori produttori pro capite di rifiuti solidi urbani al mondo. Pertanto, i loro obblighi nei confronti della lotta all’inquinamento diventano estremamente importanti e sentiti, tanto che il governo federale ha stimato un mercato potenziale per i progetti ambientali in 100 miliardi di dollari nel 2020, con una quota in continua crescita per quanto concerne il settore dei rifiuti solidi urbani. Un esempio degno di nota è dato dall’Emirato di Sharjah, uno dei primi esploratori nel campo della raccolta differenziata, e della trasformazione e del riciclo dei rifiuti in energia e nel quale la green economy nel giro di due anni passerà dal valere 260 milioni di dollari alla cospicua somma di 300 milioni.
Tuttavia, i primi passi mossi dagli Emirati Arabi Uniti verso un percorso di purificazione ambientale si possono rintracciare già nel 2012, quando lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum – vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti (EAU) nonché governatore di Dubai – favorì un’ iniziativa di lungo respiro a livello nazionale che promuovesse una economia sostenibile e ambientale, nel rispetto del motto “A Green Economy for Sustainable Development”.
Un altro interessante progetto è il cosiddetto Piano Dubai 2021, oltre alla visione strategica “Dubai Clean Energy”, attraverso la quale si propone di procurare circa il 75% del fabbisogno energetico della nazione con l’utilizzo di energia rinnovabile entro il 2050. Le autorità sono decise a voler raggiungere un ruolo di primo piano nel settore della Green Economy così da assicurare la realizzazione dei target quali preservazione, tutela e protezione ambientale anche e principalmente come garanzia per le future generazioni, implementando la competitività e garantendo uno sviluppo sostenibile. Inoltre, sono in agenda anche specifiche politiche ambientali ed edilizie.
Un’ulteriore sfida molto significativa e rilevante risulta essere il progetto Wastenizer, che prenderà vita nel 2030. L’obiettivo è la trasformazione in energia dei rifiuti urbani grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Creato congiuntamente dalla Dubai Municipality e dalla Dubai Future Foundation, tale progetto ha l’aspirazione di rendere Dubai la prima città in tutto il mondo in grado di usare l’intelligenza artificiale nella trasformazione dei rifiuti per generare poi successivamente energia rinnovabile. Nello specifico, il progetto prevede la costruzione di piattaforme destinate allo smaltimento dei rifiuti e la tecnologia rivestirà un ruolo di primaria importanza nel loro trattamento al fine di ottenere energia elettrica, la quale verrà poi indirizzata direttamente nella rete elettrica della città.
Per concludere la già sostanziosa panoramica progettuale in ambito ambientale degli Emirati Arabi Uniti, un ultimo programma si situa nel bel mezzo del deserto, a circa 15 chilometri da Dubai. Qui, infatti, entro il 2020 nascerà Masdar City, dal nome della società votata alle energie rinnovabili Masdar, nonché fautrice del progetto. Si tratta della prima città al mondo a emissioni zero già parzialmente abitata; una smart city che accoglierà numerose imprese, specialmente tecnologiche e dedite alle energie rinnovabili, oltre alla stupefacente possibilità di consumare circa il 75% in meno di energia rispetto a una città tradizionale della stessa grandezza!
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