La musica come motore del cambiamento per dare un’opportunità a migliaia di bambini e ragazzi cresciuti nelle zone più povere e disagiate del Venezuela: questo il principio del Sistema fondato dal visionario José Antonio Abreu, recentemente scomparso.
Figura eclettica e senza dubbio visionaria, nel 1975 Abreu decise di combinare le sue conoscenze in campo musicale a quelle economiche e politiche per fondare un programma in grado di garantire un’educazione musicale pubblica e gratuita ai ragazzi del Venezuela, con l’intento di allontanarli dall’esposizione alla violenza delle bande armate dei quartieri più pericolosi del paese.
Il primo nucleo, così vengono chiamati i vari centri musicali sparsi nel territorio, fu creato a Maracay, a circa cinquanta miglia da Caracas. Il programma, promosso dalla Fundación del Estado para el Sistema Nacional de las Orquestas Juveniles e Infantiles de Venezuela, aveva inizialmente raccolto finanziamenti per l’istruzione di cento ragazzi. Alla prima prova si presentarono in undici.
“O interrompo il programma ora, o li moltiplico.”
E così fece Abreu, che nel corso di questi quarantatré anni ha visto moltiplicarsi il numero delle orchestre e dei cori giovanili, fino a raggiungere un totale di 440 nuclei distribuiti nel territorio venezuelano, con più di 787.000 studenti e 10.000 insegnanti. I migliori studenti delle orchestre locali entrano poi a far parte dell’Orquestra Sinfónica Simón Bolívar, una delle più importanti orchestre dell’America Latina, fondata da Abreu nel 1978 e riconosciuta oggi a livello internazionale.
Un sistema capillare con un forte impatto positivo, non solo sui singoli soggetti coinvolti ma anche sulle loro famiglie e sulle comunità. Il programma permette infatti ai ragazzi di sviluppare la propria personalità, le capacità di cooperazione, la disciplina, la responsabilità nei confronti degli altri e l’importanza dell’apporto individuale al raggiungimento di un obiettivo comune. Cooperazione, responsabilità, impegno, tutti elementi che contribuiscono al riscatto sociale dell’individuo, lo aiutano a migliorarsi, a coltivare ambizioni e lo incentivano ad impegnarsi per realizzare i propri sogni. I ragazzi diventano così degli esempi da seguire, non solo per i coetanei, ma anche per la famiglia, ben contenta di sapere che i propri figli passano il tempo libero in una scuola di musica, piuttosto che nell’ambiente violento e pericoloso della strada.
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Il nucleo diventa un rifugio, si stringono amicizie, legami, è il posto in cui ci si ripara per sfuggire alle tensioni familiari e, soprattutto, è il luogo in cui si coltivano passione e creatività e, in alcuni casi, è anche l’occasione che “da’ il La” a brillanti carriere internazionali. E’ il caso, per esempio, del direttore d’orchestra Gustavo Dudamel, che ha iniziato a suonare il violino a dieci anni all’interno del Sistema e, dopo essere stato direttore della Orquesta Sinfónica Simón Bolívar, è diventato direttore dell’Orchestra Sinfonica di Goteborg e della Los Angeles Philharmonic Orchestra, oppure di Edicson Ruiz, che dopo aver iniziato a suonare il contrabbasso a Caracas è diventato, a diciassette anni, il più giovane membro della Berlin Philharmonic Orchestra.
Un esempio, quello del Sistema, che è stato esportato anche all’estero, Italia compresa, grazie al sostegno, tra gli altri, del maestro Claudio Abbado, diventato primo presidente onorario del Sistema Orchestre e Cori Giovanili e Infantili in Italia Onlus. La penisola conta circa settanta nuclei, distribuiti in sedici regioni.
Un progetto nobile, visionario ed estremamente umano di applicazione dell’arte al servizio della società, che rende la musica e la cultura un diritto sociale di tutta la popolazione e non più appannaggio di un’élite.