Il 13 settembre il Consiglio Comunale di New York ha approvato a grande maggioranza (41 voti a favore e 6 contrari) la nuova legge sul “Gender X”, che presto verrà firmata dal sindaco Bill de Blasio. Dal primo gennaio 2019 – data di entrata in vigore della legge – si potrà indicare “genere X” sul certificato di nascita, senza bisogno dell’approvazione di un medico.
Inizialmente a New York era possibile attuare questo cambiamento sul certificato di nascita solo dopo essersi sottoposti a interventi chirurgici e a cure ormonali per il cambio di genere, e dopo aver presentato certificati che attestassero il cambiamento; in seguito una nuova legge permise il passaggio di sesso solo allegando una sostanziosa documentazione medica o psichiatrica. Tuttavia in entrambi i casi si poteva optare solo tra maschile e femminile, ora si tratta invece di una libera scelta o dei genitori, che potranno decidere di indicare “genere X” per i figli neonati, o degli adulti che desiderino cambiare il loro certificato di nascita.
Questo terzo genere potrebbe essere assegnato, ad esempio, a quei bambini definiti intersessuali (circa un caso su 4 mila), ovvero nati con caratteristiche sessuali che non rientrano nelle specifiche divisioni binarie del corpo maschile o femminile; casi per cui, prima di questa legge, si rendevano spesso necessari interventi chirurgici immediati. Potrebbero servirsene anche genitori che desiderano che il figlio in futuro scelga il suo genere: negli Stati Uniti sono presenti diversi milioni di individui che non si riconoscono nei sessi tradizionali e preferiscono definirsi “di genere binario” o “di genere X”.
“Ci sono tanti newyorkesi che non si sentono né maschio e né femmina. Per molti il genere è uno spettro, non una cosa fissa”, commenta il portavoce del consiglio comunale Corey Johnson. “Questo dà agli individui la sicurezza che non verranno molestati o messi in discussione per questioni quotidiane” aggiunge lo stesso Johnson, il quale aveva presentato il disegno di legge lo scorso giugno sostenuto dal primo cittadino, che, entusiasta, aveva già sottolineato come la norma “permetterà ai transgender e ai gender anticonformisti di vivere con la dignità e il rispetto che meritano”. Occorre infatti sapere che il genere indicato nel certificato è anche quello che compare sulla patente di guida o sulla carta d’identità, di conseguenza le persone il cui sesso biologico e aspetto effettivo non coincidano, possono incontrare seri problemi ad usufruire dei servizi per cui è necessaria l’identificazione, ad esempio i numerosi servizi pubblici, tra cui l’assicurazione medica.
Carrie Davis, avvocato transgender, si è battuto molto per portare avanti la causa riguardante il “Gender X”, e riferendosi all’attuale amministrazione Trump, è entusiasta di come questo cambiamento arrivi “in tempi di pericolo e di incertezza sul fronte dei transgender americani a livello nazionale“.
Toby Adams, attivista e direttore esecutivo di Intersex & Genderqueer Recognition Project (Igrp) – organizzazione che lotta per i diritti dei “non binary people“– evidenzia come sia “legalmente e psicologicamente dannoso quando il tuo genere viene identificato nel modo sbagliato”.
Alcuni Stati permettevano già di cambiare genere sul proprio certificato di nascita senza autorizzazione medica, ma non prevedevano il genere “X”, la scelta era tra “maschio” e “femmina”; il primo paese al mondo fu l’Australia, seguirono la Nuova Zelanda e il Nepal, mentre negli Stati Uniti avevano concesso questo diritto la California, l’Oregon, il New Jersey, il Maine, lo Stato di Washington e il Montana.
Non mancano le opinioni critiche, come quella del consigliere Robert Holen, il quale crede che la supervisione di un medico sia necessaria, poiché una decisione autonoma potrebbe portare ad abusi e ad altri problemi.
Il nostro Ministro dell’Interno Matteo Salvini è assolutamente contrario; su Twitter, postando un articolo che riporta la notizia, scrive: “Mentre in Italia stiamo lavorando per rimettere MAMMA e PAPÀ sui documenti, altrove cancellano maschi e femmine dal certificato di nascita… Non ho parole!”.
Il mondo cattolico si oppone alla nascita di un terzo genere, sostenendo fermamente che in questo modo verrebbe distrutta l’idea di famiglia tradizionale, basata sulla disparità di genere, e la stessa società risulterebbe stravolta da ideologie contro natura. Per il mondo accademico-scientifico invece non è altro che il frutto degli studi di genere, che tentano di fornire definizioni epurate da dogmatismi di ogni sorta istruendo una società che possa essere sempre più consapevole della propria identità di genere e che non alimenti ulteriori differenze.
Per i più progressisti non ci sono dubbi: si tratta di una svolta senza precedenti: che tu sia maschio, femmina o non ti riconosca in nessun sesso, lo Stato d’ora in poi tutelerà sempre i tuoi diritti.
Di fronte ad una realtà sempre più poliedrica, in cui ciò che decenni fa sembrava anormale rientra oggi nei molteplici aspetti di cui la società si compone, è necessario chiedersi che cosa sia davvero contro natura, se sia più giusto che la legge non consideri affatto la diversità, oppure la tuteli come segno della libera espressività degli individui.