Hayao Miyazaki, tra salvaguardia della natura e pacifismo

Un magico castello semovente alimentato da un indisponente demone di fuoco. Un regno fatato nascosto nelle pieghe della realtà e popolato da spiriti di ogni sorta. Una principessa guerriera, selvaggia e orgogliosa, cresciuta in comunione con la natura e coi suoi amici lupi. Sono solo alcune delle invenzioni al centro dei film di Hayao Miyazaki, maestro dell’animazione giapponese e cofondatore del celebre e ammirato Studio Ghibli. Capolavori del loro genere, ma anche profonde riflessioni su temi e argomenti di assoluta importanza nel coniugare valenza universale a pressante attualità. L’ambientalismo, il rapporto tra uomo e natura, la guerra e il pacifismo sono alcuni dei nuclei tematici più ricorrenti e cari a Miyazaki. Motivi strettamente interconnessi tra loro, che fanno riferimento tanto al vissuto personale del regista quanto al passato spesso tragico del Giappone intero.

Il castello errante di Howl mette chiaramente in mostra le istanze pacifiste di Miyazaki. Il film racconta la storia d’amore tra Sophie, giovane fanciulla trasformata in vecchia grinzosa dalla gelosia di una strega, e Howl, misterioso mago che vive in un castello dagli incredibili poteri. La narrazione si dipana attraverso mille invenzioni fantastiche, tra maledizioni, spaventapasseri animati e viaggi nei ricordi. Pur in mezzo a tale dispiegamento d’immaginazione, tuttavia, non viene mai meno l’invasiva e cruda realtà della guerra, le cui tragiche vicende si intersecano con le storie dei protagonisti. È un conflitto assurdo e sbagliato, senza altro risultato se non morte e distruzione, la cui ragione rimane ignota proprio perché una ragione non esiste. Un messaggio potente, che Miyazaki sente fortemente di dover inserire in un film realizzato, non a caso, negli anni della guerra in Iraq.

La città incantata è il capolavoro assoluto del regista, unico anime della storia a vincere l’Oscar per il miglior film d’animazione. Chihiro, una vivace bambina di dieci anni, si ritrova catapultata in un regno magico affollato da strane creature, nel quale farà amicizia col giovane Haku e troverà alloggio e occupazione presso il palazzo dell’anziana strega Yubaba. Tema centrale è qui quello ecologista: tra le tante avventure, infatti, la piccola dovrà aiutare lo spirito di un fiume inquinato, purificandolo dalle scorie accumulatesi a causa dell’incuria umana. Per questa scena il regista si è ispirato a un’esperienza personale, avendo egli stesso assistito alle operazioni di pulizia di un fiume contaminato dall’azione dell’uomo, come dichiarato in un’intervista.

Nausicaä della Valle del vento e Principessa Mononoke sono i film in cui temi ambientalisti e pacifisti trovano perfetta sintesi. Il primo è ambientato in uno scenario post apocalittico, mille anni dopo una guerra termonucleare che ha annientato buona parte dell’umanità e dell’ecosistema terrestre (riferimento che riecheggia la tragedia delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki). I superstiti, divisi in regni nemici, combattono tutt’ora tra di loro, ma sono minacciati dall’espansione inesorabile della Giungla tossica, un’immane foresta venefica popolata da mostruosi insetti. Nausicaä, principessa di una delle poche enclavi rimaste ancora incontaminate, comprende che la Giungla è il risultato dell’azione inquinante dell’uomo. Spinta dall’amore per ogni forma di vita, si batte per trovare una soluzione pacifica che salvaguardi sia la natura che l’esistenza delle persone.

Sfondo storico di Principessa Mononoke è invece il periodo Muramachi, epoca di grandi cambiamenti in Giappone. Il progresso tecnologico turba l’armonia millenaria tra uomo e natura, portando a una rottura violenta. Gli abitanti di una città mineraria, impegnati nell’ennesima guerra, devastano e disboscano senza scrupoli il territorio circostante, suscitando l’odio della giovane San, soprannominata Mononoke, “la principessa degli spettri”. Nel frattempo Ashitaka, giovane principe di una pacifica e remota tribù, si è imbarcato in un lungo viaggio per trovare la cura alla maledizione che lo ha infettato. Lo scontro tra uomini e bestie raggiunge l’acme quando i primi uccidono lo Shishigami, il Dio della Foresta protettore della natura. Trasformatosi da spirito benigno a Dio della Morte, quest’ultimo inizia a espandersi annientando ogni forma vivente sul suo cammino, e solo l’intervento di Ashitaka e Mononoke potrà fermarlo, riappacificando uomo e natura.

Si diceva all’inizio come motivi pacifisti e ambientalisti siano spesso connessi nelle opere di Miyazaki. In questo senso, non è difficile individuare il cuore del messaggio del regista: armonia. Armonia dell’individuo con se stesso; armonia nei rapporti interpersonali; armonia tra l’uomo e la natura. Dimensione interiore ed esteriore sono l’una il riflesso dell’altra: il maleficio che colpisce Ashitaka è causato dal rancore di uno spirito-cinghiale ferito per mano umana, e il giovane ne sarà guarito soltanto una volta risanata la foresta; in Nausicaä la Giungla tossica è manifestazione concreta dei sentimenti velenosi covati dai superstiti; nel Castello errante sarà l’amore puro e incondizionato dei due protagonisti a porre fine alla guerra. Le pulsioni negative dell’animo umano, l’odio, l’invidia, l’avidità, sono come una lordura dello spirito, capace di contaminare la persona così come l’uomo contamina l’ambiente. Ma se si riesce a emendarle, a trovare un equilibrio interiore e a improntare la relazioni con gli altri alla tolleranza, all’altruismo e alla compassione, allora si potrà davvero vivere in armonia anche con la natura e col mondo che ci circonda.


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