The Wall e il linguaggio politico contemporaneo

Come potevano immaginare i Pink Floyd che il loro disco pubblicato nel 1979 sarebbe diventato uno dei capolavori della musica rock del XX secolo?

The Wall è un album incredibile, ricco di talento, e contiene alcune canzoni che sono diventate delle pietre miliari della musica, da Another brick in the wall a Mother, da Young lust a Comfortably numb. Pubblicato nel 1979 dai Pink Floyd sotto l’etichetta Harvest/Emi, si tratta dell’undicesimo album in studio della band inglese e rappresenta uno spaccato della società alla fine degli anni Settanta.

Contestualizzando la pubblicazione del disco, The Wall esce in un preciso momento storico. Il 1979 è un anno cardine della guerra fredda, in cui il sistema bipolare e la contrapposizione tra le due superpotenze USA e URSS sta trasformando la vita e la quotidianità delle persone. È da poco stato firmato il Patto di Helsinki che, secondo alcuni interpreti, rappresenterebbe la fine della cosiddetta “guerra fredda classica”, e in quello stesso anno viene eletta alla carica di primo ministro del Regno Unito Margaret Tatcher, la cui figura di Iron Lady domina incontrastata nella corrente del neo-liberismo.

È un mondo che si trasforma molto velocemente: dal 1975 si è definitivamente concluso il conflitto nel Vietnam, risoltosi con una sconfitta per gli Stati Uniti rimasti coinvolti nel sud-est asiatico fin dalla seconda metà degli anni Cinquanta, e nel dicembre 1979 l’Unione sovietica ha invaso l’Afghanistan, dando vita ad un ulteriore e sanguinoso conflitto.

Per quanto riguarda il caso italiano, l’anno precedente è stato contrassegnato dal rapimento del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse nel maggio 1978: si tratta delle fasi conclusive degli “anni di piombo”.

Inoltre, dall’inizio degli anni Sessanta, si è materializzato un vero e proprio wall nel cuore dell’Europa, in una delle città più significative dal punto di vista storico, strategico e politico: Berlino.

È all’interno di questa prospettiva che i Pink Floyd pubblicano The Wall, destinato ad incidere sulla musica rock in maniera significativa. Il muro immaginario che ogni persona si costruisce intorno viene rafforzato e sostenuto dal sistema scolastico, dalla famiglia, dalla società intera.

Tale orientamento critico emerge all’interno di alcune strofe. È possibile riportarne due casi:

  • “We don’t need no education / we don’t need no thought control”, all’interno della famosissima Another brick in the wall part. 2
  • Mama’s gonna make all of your nightmares come true / Mama’s gonna put all of her fears into you”, in Mother.

Recentemente, la politica internazionale è tornata ad interrogarsi sul ruolo e sulle funzionalità del muro per difendere i propri confini nazionali dalle minacce esterne. A 28 anni dal crollo del Muro di Berlino, simbolo per antonomasia della guerra fredda e del confronto tra i due blocchi, alcuni paesi, europei e non, tornano a costruire recinzioni di filo spinato.

È il caso dell’Ungheria di Viktor Orbán, il cui tentativo di bloccare il flusso di migranti che provengono dalla rotta greco-turca sta tutt’ora causando non poche proteste e reazioni nel mondo politico e civile.

Il caso più noto è tuttavia quello del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il quale, durante la campagna elettorale che lo vedeva contrapposto alla candidata democratica Hillary Clinton, ha più volte fatto balenare l’ipotesi della costruzione di un muro al confine con il Messico, per impedire l’ingresso illegale negli States.

Al di là di questi tentativi, sembra sempre più evidente che la tematica del wall stia tornando prepotentemente nel linguaggio politico contemporaneo. Anche per quanto riguarda l’Italia, alcuni frangenti politici sostengono la necessità di una linea più dura da parte del governo, per quanto riguarda la questione dei migranti.

Tornare ad ascoltare un disco come The Wall può essere utile? Prendere coscienza del grande insegnamento dei Pink Floyd può significare qualcosa di positivo nella società di oggi?

Forse sì.

Tant’è che nell’ultima traccia del disco, dal titolo significativo Outside the wall, la band britannica afferma che “all alone or in twos / the ones who really love you / walk up and down outside the wall”.

 

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