La nuova funzione di Google Arts&Culture confronta i selfie dei suoi utenti con un vasto archivio di opere d’arte di varia natura. L’unione di gioco e conoscenza in un’app che parla al futuro, e ai giovani.
Art Selfie è una funzione della piattaforma Google Arts&Culture lanciata nel gennaio 2018 negli Stati Uniti in un programma più ampio di digitalizzazione di opere d’arte e archiviazione ad alta definizione. Da martedì 4 settembre 2018 è disponibile in tutto il mondo con l’incredibile capacità di confronto dei selfie dei suoi utenti con i ritratti del panorama artistico in archivio. Si tratta di opere di varia natura provenienti da più di 1500 musei e collezioni in tutto il mondo. Il risultato? L’app è stata usata 78 milioni di volte e molto si deve alla capacità mediatica di celebrità americane come Kristen Bell, Alyssa Milano e Jim Parson (Sheldon in The Big Bang Theory) che hanno contribuito al successo dell’applicazione condividendo i loro scherzosi risultati, non sempre riusciti, sui social.
A livello tecnico la funzione si basa sul machine learning, un sistema di intelligenza artificiale che si fonda sul riconoscimento facciale e permette il confronto tra i connotati di un volto umano e dipinto con l’ottenimento di quattro o più risultati. I sosia risultanti sono poi valutabili in relazione ad una percentuale che quantifica il livello di somiglianza. Non si tratta sempre di confronti azzeccati, anche se alcuni casi sono eccezionali, come quello di una donna di Sant. Louis il cui selfie è stato accostato al dipinto della sua bisnonna. La vera novità di questa applicazione sta però nell’unione di componente ludica e conoscitiva. Da un lato è quindi possibile giocare con i propri selfie, cambiando acconciatura, trucco ed espressione in modo da ottenere risultati sempre differenti. Dall’altro, una volta sfogliati i ritratti dei sosia, è possibile cliccarvi sopra per scoprire informazioni sull’artista, sull’opera e sul contesto in cui questa è stata creata.
La product manager di Google Arts&Culture, Michelle Lou, ha dichiarato l’impegno dell’impresa nel diffondere l’applicazione a livello globale, intrecciando rapporti con diverse istituzioni e raddoppiando il numero di opere in archivio. L’obiettivo è dunque quello di coniugare arte e tecnologia in una realtà indirizzata a più persone possibile, in particolar modo ai giovani. i Millennials, o Generazione Y, nati tra gli anni ’80 e 2000, sono i maggiormente affiliati all’arte del selfie. Questo nasce come un gesto travolgente e comunitario, che unisce sempre più persone in una reazione a catena veicolata dai social.
Il selfie e il ritratto funzionano allo stesso modo. Offrono allo spettatore la sua immagine speculare. L’unione di questi due elementi attraverso la pervasiva mediazione tecnologica, permette all’osservatore di non rimanere più passivo contemplatore davanti all’opera d’arte, ma di diventare un’artista, che costruisce il proprio ritratto. L’unione di antico e moderno, tradizione e innovazione e artista e osservatore genera una realtà che oltrepassa il modo tradizionale di fare e vedere arte e coinvolge in maniera innovativa e divertente chi prima rifuggiva l’opera allocata nel museo. Certo, l’interesse per il mondo dell’arte è fondamentale, ma è raccolto sotto una nuova prospettiva. Si trova tutto nell’ampia gamma di offerte con cui Google Arts&Culture dialoga con le nuove generazioni.