La complessità del mondo moderno e il “Rasoio di Ockham”

Cogliere la complessità del mondo moderno risulta essere un’impresa sempre più simile a quella di un funambolo, spinto dalla necessità di orientarsi e mantenersi in equilibrio dentro il sistema di un mondo globalizzato e spesso incomprensibile. Viviamo in un’epoca in cui l’evoluzione tecnologica è paragonabile all’evoluzione biologica che avviene per rapida proliferazione di alternative. Il paradigma della complessità è stato fondamentale e lo è tuttora, nello sviluppo delle scienze naturali ed ha influenzato il pensiero moderno in ogni organizzazione e condizione sociale e culturale.

Anche l’uomo, come creatura complessa, negli aspetti più immateriali del pensiero e della coscienza, rappresenta una sfida come condizione di possibilità dell’agire umano, nella sua facoltà di operare molteplici scelte, azioni e comunicazioni. La condizione umana è una creazione continua in cui si valorizza la diversità come radice genetica della complessità che si alimenta della sua ricchezza e varietà continue.

Il termine complessità deriva dal latino plexus (intrecciato) con la preposizione cum (con), inteso come “intrecciato insieme”, un etimo che fa riferimento ad un concetto di molteplicità ma anche di unità. Tale radice lo distingue dal termine complicato che fa invece riferimento alla combinazione, con maggiore o minore grado di difficoltà, di proprietà delle singole parti di un sistema.

A partire da Galileo la scienza, pur espandendosi nella complessità dei suoi intrecci, ha raggiunto enormi risultati sulla base di un procedimento di riduzione e separazione di alcune variabili di maggiore interesse trascurandone altre. L’approccio alla “riduzione della complessità” ha giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo scientifico e dell’innovazione tecnologia in cui la ricerca della semplicità, a parità di funzione e risultati, rappresenta un fine e un valore riconosciuto e da sempre ricercato.

Il primo pensatore ad esprimere questo concetto fu il monaco francescano Inglese William of Ockham (1285-1347) italianizzato in Guglielmo di Occam. Egli infatti postulò il principio noto come “il rasoio di Occam”. Tale principio, che sta alla base del pensiero scientifico moderno, suggerisce l’inutilità di formulare più ipotesi di quelle strettamente necessarie per spiegare un fenomeno. Da un punto di vista metodologico, infatti, Occam suggerisce di eliminare con tagli netti tutto ciò che è inutile ai fini di un ragionamento o di un risultato. Evitando di complicare ciò che può essere semplice, il rasoio di Occam impone di scegliere tra le molteplici cause quella che spiega in modo più semplice l’evento.

William of Ockham.png

«a parità di fattori, la spiegazione più semplice è quella da preferire»

Applicato alla scienza, il rasoio di Occam è usato come teoria e regola pratica per scegliere tra alternative con la stessa possibilità e potenzialità. La sua formula si basa su tre principi enunciati dallo stesso Occam:

  • È inutile fare con più ciò che si può fare con meno

 

  • Gli enti non devono essere moltiplicati oltre il necessario

 

  • La pluralità non dev’essere posta senza una necessità

 

L’azione emblematica della lama di un rasoio, che taglia di netto le ridondanze, i pleonasmi e le varianti non necessarie nelle argomentazioni filosofiche e scientifiche, non è solo quella di semplificare ma soprattutto quella di ridurre la complessità a poche regole.

Il principio logico del rasoio non pone delle condizioni nel procedere verso la conoscenza, ma va alla ricerca di semplicità e sinteticità mettendo alla prova la validità delle conclusioni di un ragionamento o di una dimostrazione. Non si tratta di scegliere tra le varie opzioni quella più facile o spontanea ma quella ragionevolmente vera sulla base di una economia di pensiero.

Il rasoio di Occam è dunque il metodo che suggerisce di eliminare tutte le strade più complicate, affollate da inutili ragionamenti, molteplici varianti e possibili ipotesi espresse principalmente dal dubbio di sbagliare. Tuttavia, non si tratta di un semplice riduzionismo come esclusivo richiamo ai soli fatti o a un impoverimento della realtà. Per Occam, infatti, la complessità non deve essere negata ma analizzata e condotta verso una via breve tramite la scelta della via più logica, efficace e funzionale.

Un principio che è alla base del pensiero scientifico moderno ed è spesso usato nell’ambito della ricerca e nel problem solving per tagliare con la lama tutte quelle supposizioni non strettamente necessarie alla risoluzione di un problema.

In quale prospettiva possiamo quindi usare questo metodo per affrontare una complessità che mette tutto in dubbio? Il mondo contemporaneo è caratterizzato dalla frammentazione e dalla moltiplicazione disordinata delle conoscenze e di “variabili nascoste”, che vengono guidate dalla tecnologia, capace di superare in modi imprevisti i limiti di pensiero e azione. È appunto a partire dalla tecnologia che oggi alimentiamo e modelliamo il nostro modo di vivere, di relazionarci e di osservare le cose, ma da cui prendiamo spunto anche per giustificare e dare alibi ai nostri fallimenti e alle nostre frustrazioni. Diamo la colpa alla complessità del mondo moderno che ci renderebbe insicuri, nevrotici, disarmonici, soprattutto quando non troviamo la soluzione già a portata di mano, quando non sappiamo scegliere. Anche se la scienza ha diffuso l’illusoria certezza che ogni problema possa essere risolto, essa stessa è generatrice di nuovi problemi a cui ci pone in continuo confronto.

In conclusione, dall’archeologia del metodo del rasoio di Occam e dal suo uso, possiamo prendere consapevolezza del principio che se una soluzione ci appare troppo complessa significa che ne può esistere una più semplice. Per esempio, possiamo arrivare a soluzioni meno problematiche di quelle che pensiamo ad una prima analisi del problema, togliendo via via la ridondanza e ricercando continuamente di destreggiarci nella complessità. Superando la tentazione, sempre in agguato, della rinuncia, questo principio mette in gioco la fatica di elaborare e trasformare di continuo le situazioni e le possibilità. L’obiettivo è arrivare a modificare la nostra vita e migliorarla applicandoci ad affrontare ogni nostra difficoltà che sia di natura economica, relazionale, affettiva o pratica.


FONTI

Mauro Ceruti, Il tempo della complessità, Raffaello Cortina , Milano, 2018

Alessandro Ghisalberti, Introduzione a Ockham, Laterza, Bari, 1991

 

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