Quest’anno si è concluso il terzo workshop curato dall’associazione Canova per il recupero e la valorizzazione di Villa Caselli. Insieme al comune di Masera, l’associazione si è impegnata ad organizzare un campo scuola mettendo i ragazzi partecipanti direttamente a contatto con l’attività del restauro.
L’ottocentesca villa venne edificata nel XVIII secolo per volere della ricca famiglia dei Mellerio, originari della zona ma impegnati in Francia nell’attività di orafi. Il negozio Mellerio seid Meller di Parigi divenne ben presto fornitore di gioielli per le case reali europee ed ancora oggi si trova in rue de la Paix. L’esponente della famiglia che si impegnò nella realizzazione della costruzione fu Felice Mellerio insieme alla moglie Emilia Maria Borgnis Gallanty, discendente di una ricca famiglia -anche- di artisti.
Il giardino, oltre ad ospitare la villa di quattro piani più seminterrato, comprende anche la casa della dipendenza, la scuderia e la portineria. Proprio quest’ultima è stata l’oggetto del terzo workshop (i primi due avevano visto il recupero della serra, ora utilizzata per vari eventi) ma dopo i primi lavori è stato evidente che forse in origine non si trattava di una portineria a causa del ritrovamento della preziosa decorazione delle pareti in marmorino azzurrino e rosa.
Il marmorino è una tecnica che risale all’epoca romana e dato il suo alto valore non si trova facilmente. Realizzato con stucco, polvere di marmo e disegno ad acquarello, il marmorino commissionato dai coniugi Mellerio nel 1863 si potrebbe riallacciare al gusto liberty dell’epoca. Gli architetti Paolo Volorio e Giada Caterina Zerboni hanno intuito che la presunta portineria poteva invece essere un’elegante sala da ballo ottocentesca, dato che la fine decorazione si ritrova in ambienti di compagnia della stessa villa. Tuttavia la struttura deve essere stata abitata fino a tempi recenti e parte di questa decorazione è andata persa ma già dopo una prima ripulitura il marmorino ha ridato agli ambienti un’atmosfera calda e avvolgente.
Se vuoi leggere l’intervista all’artista AleBa, qui il link.
Foto a cura dell’autrice